Vent'anni per l'India, in 500 foto

Onorino e Liliana Bertocchi dal 1987 trascorrono un mese in missione

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Data pubblicazione: 

11/10/2007
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In India, ma anche in Africa, sulle orme di Madre Teresa. È la storia di Onorino Bertocchi e Liliana Zenucchi di Peia, località della Valle Seriana che un detto popolare vuole «sbernigada», dispersa, per via delle sue case sparse in un ampio territorio. Un po' «sbernigada» è anche l'attività dell'associazione «Aiutiamo i fratelli poveri e lebbrosi», perché in vent'anni di vita ha raggiunto i villaggi più sperduti dell'India.
L'avventura di Onorino, 59 anni, inizia nel 1987, quando rimane colpito dall'esperienza di alcuni volontari in India e decide subito di unirsi al gruppo, racimolando offerte e medicinali e abbandonando per qualche tempo il negozio di casalinghi che ha in paese, chiuso poi definitivamente tre anni fa. Con il suo primo viaggio raggiunge le zone più povere, lontane dai flussi turistici: Bihar, Calcutta, Bengala, Bombey, Andra Pradesh. Con le offerte raccolte acquista generi di prima necessità e affitta una jeep («Poco più che un catorcio», ricorda Onorino) con la quale riesce a spostarsi nei vari villaggi. «Al rientro a Peia ero fisicamente distrutto, ma straordinariamente carico dentro. Avevo visto cose allucinanti, dovevo fare qualcosa».
Gli sforzi per aiutare «gli sfortunati fratelli indiani», come li definisce, diventano il suo chiodo fisso. Sua prima sostenitrice è la moglie Liliana, di due anni più giovane, infermiera alla casa di riposo di Gandino. Poi il gruppo si allarga e ogni anno raggiunge l'India, dove si stabiliscono contatti con congregazioni religiose del posto, anche con le Missionarie della Carità di Madre Teresa, che Onorino e Liliana incontrano più volte. «Siamo molto legati a padre Luigi Pezzoni, missionario del Pime, fondatore e direttore del "Leprosy health centre" di Nalgonda – spiega Onorino –. Abbiamo avviato molte iniziative, coinvolgendo tutti i nostri conoscenti e le comunità della Valgandino in raccolte fondi. Con una spesa di oltre 18.000 euro siamo riusciti a dotare il centro di una nuova ambulanza».
Al rientro, i componenti dell'associazione non mancano di fare il punto sulla situazione a chi è rimasto a casa. La vetrina della sede di via IV Novembre a Gandino è emblematica. Un puzzle di immagini, in larga parte riguardanti bambini, quelli salvati grazie ai progetti di adozione che il gruppo sostiene in Asia e Africa: 340. Nel Continente Nero è prevista la realizzazione di pozzi d'acqua, grazie a un progetto del Pime e, in collaborazione con Cuamm - Medici con l'Africa, c'è un programma di cure ortopediche per i colpiti da mine nel Nord dell'Uganda. «In India, nei primi anni, abbiamo sostenuto lebbrosari e centri specialistici, ma anche piccole comunità sperdute – aggiunge il volontario –. Abbiamo provveduto alla costruzione di una trentina di piccole case per le famiglie dei lebbrosi e seguito anche difficili interventi chirurgici. Nell'Andra Pradesh abbiamo contributo alla realizzazione della sala della comunità e del ricovero per 45 anziani, a Secunderbad abbiamo costruito un panificio. Dopo lo Tsunami del 2004 abbiamo costruito un pronto soccorso nel villaggio di Nochiodaipatti, nello stato indiano di Tamil Nadu, terminato appena 10 mesi dopo la grande catastrofe».
Questi vent'anni «vissuti appassionatamente» saranno raccontati da mezzo migliaio di foto in mostra da oggi nell'aula magna dell'oratorio di Peia. Ci sarà anche un'esposizione di spezie e artigianato del Terzo mondo. La mostra è aperta da oggi a sabato dalle 15 alle 18 e dalle 20,30 alle 22, domenica dalle 10 alle 20.

Autore: 

Giambattista Gherardi

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