Unità rosso Gandino, le camice dei mille tinte con arte antica

Le casacche dei Garibaldini confezionate dalle mani degli artigiani bergamaschi

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06/05/2007
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La lapide posta a ricordo della storica commissione

A Gandino, in un edificio commerciale in disuso da molti anni, c'è una lapide che porta una scritta che recita «Qui arte vetusta tinse le camicie rosse, che sangue generoso avrebbero riunito nelle battaglie della libertà».
Una frase dal sapore antico, dettata nel 1961 in occasione del centenario dell'unificazione d'Italia e che oggi, nel paese, assume ancora quell'attualità degli anni passati. È stato presentato a Gandino il libro dal titolo "Scarlatto Garibaldino", un testo frutto di numerose ricerche che ruotano intorno alla nascita della famosa divisa dei seguaci di Garibaldi. I libri di storia confermano che le camicie rosse furono tinte proprio a Gandino, nota già nel '800 per la lunga tradizione nella lavorazione dei pannilana e per la tintura "scarlatta", una cromia di rosso particolarmente acceso che aveva permesso a Gandino di guadagnarsi un'ottima fama. Pietro Gelmi e Battista Suardi, i due autori del volume, hanno avuto il merito di indagare su una vicenda già trattata da altri prima di loro, ma in modo decisamente approfondito, raccontando curiosità e aneddoti legati all'evento. Le camicie furono realizzate nella cittadina bergamasca grazie all'intercessione di Giovan Battista Fiori, imprenditore locale che, per i rapporti commerciali intrapresi con il regno di Piemonte, permise alle aziende gandinesi di ottenere l'incarico.

Per questo furono impiegate circa dieci realtà commerciali, ma a causa della fretta con cui l'incarico venne commissionato gli artigiani riuscirono a confezionare solo 500 delle mille camicie richieste. A questo proposito sono molti i libri e le testimonianze ad affermare che i militi assoldati furono vestiti della camicia rossa solo in un secondo momento e che, alla partenza, indossavano ancora abiti borghesi. La tessitura avvenne secondo la tradizione che aveva caratterizzato anche i secoli precedenti: per ottenere il colore scarlatto venivano infatti essiccate le femmine della cocciniglia, un parassita giunto dall'America a Venezia tramite gli stretti rapporti commerciali tra le due realtà. Gandino da subito si distinse dalla Serenissima per la modalità di trattamento delle tinture, tant'è che nel '600 riuscì, da solo, a rompere il monopolio di quest'attività particolarmente richiesta soprattutto dai ceti nobiliari.

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