«Un’ernia del disco mi ha cambiato la vita e a Dublino ho trovato l’amore»

Enrico Ongaro, 31 anni, è originario di Gandino. Da pochi mesi a MiamiIn Irlanda del Nord ha iniziato a lavorare per l’impresa Luxottica«Sono partito per lasciarmi alle spalle una brutta operazione chirurgicaI primi mesi stavo male: mi son

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13/04/2014
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Enrico Ongaro, 31 anni, originario di Gandino, a Dublino con la moglie messicana, Ursula, 33 anni

Da Gandino ha deciso di andarsene il 19 ottobre 2009, destinazione Dublino, Irlanda del Nord. Lì aveva trascorso qualche mese dopo la laurea e da lì voleva ripartire dopo un anno a dir poco difficile. Enrico Ongaro oggi ha 31 anni, è sposato con Ursula, di Città del Messico, e aspetta un bimbo in arrivo nelle prossime settimane.
Non vive più a Dublino, dove ha trascorso quattro anni, ma si è da poco trasferito a Miami, in Florida per continuare a lavorare nel settore commerciale del colosso per occhiali Luxottica (quello per intenderci che piace parecchio a Matteo Renzi tanto da proporre al suo Ceo, Andrea Guerra, il ministero dello Sviluppo economico, lo stesso che disegnerà i famosi Google glass).

Corbani, il suo mito
Adora Bergamo, l’Atalanta, le telecronache di Elio Corbani, e ha fondato con il fratello un sito Internet («pollodisossato ») con i video di caricature in bergamasco di personaggi famosi: dall’ex presidente francese Nicolas Sarkozy che fa outing sui suoi problemi con Carlà, a Elsa Fornero che confessa le sue difficoltà a coltivare l’orto in Parlamento, fino a un inno alle telecronache di Corbani su Bergamo Tv.
Un gandinese doc che a un certo punto però, in un momento molto brutto della sua vita, ha scelto di reagire con una nuova partenza invece che considerarsi a fine corsa. «Devo tornare indietro di qualche anno, precisamente al 19 ottobre 2009 – racconta –.
Fu il giorno in cui decisi di partire, di lasciare alle spalle un anno difficile durante il quale una dolorosa ernia del disco, culminata con un’operazione chirurgica, mi aveva costretto a stare a letto per lunghe ore della giornata e a rinunciare a un posto di lavoro che avevo trovato da poco. Non mi sentivo ancora completamente recuperato dall’operazione, ma più forte di ogni cosa fu la voglia che sentii dentro di me di ripartire, di ricominciare da zero e di trovare nuove motivazioni. Sentii il bisogno di provare a cambiare, di fare nuove amicizie, di vedere nuovi posti, di rimettere tutte le mie certezze in gioco, e soprattutto di capire quale direzione dare alla mia vita».

Il biglietto di ritorno
La meta: Dublino, la città in cui aveva trascorso qualche mese e un’indimenticabile esperienza di lavoro poco dopo il diploma di laurea allo Iulm di Milano. «Arrivai con tanta voglia di ricominciare, anche se non avevo ben chiaro in che modo. Avevo prenotato prima di partire per essere ospitato presso una famiglia irlandese. La prima settimana a Dublino non fu facile: non che il resto dell’anno sia molto diverso in Irlanda, ma l’autunno in particolare è caratterizzato da vento e pioggerella costante. Passai le mie prime giornate a Dublino a letto, febbricitante, leggendo qualche libro e alzandomi solo per andare a mangiare qualcosa (le mie prime patate irlandesi!) o per fare degli esercizi di fisioterapia post-operazione.
Mi sentivo scoraggiato, lontano da casa, dalla mia famiglia e dagli amici, senza lavoro e con un costante dolore alla schiena. Iniziai a pensare che non ce l’avrei fatta, che avevo preso una decisione stupida e che sarebbe stato tutto molto più semplice e logico se non fossi mai partito».

Il giorno dell’Immacolata
L’8 dicembre («il giorno dell’Immacolata, e io avevo pregato tanto la Madonna») Enrico entra in un Internet cafè per comprare un biglietto di ritorno per Orio.
«Poi, un po’ per orgoglio e un po’ per istinto, rinunciai. Fu la svolta della mia vita. Posso dire con molta sincerità che, da quel momento in poi, conservo solo ricordi positivi dei miei quattro anni a Dublino. Mi innamorai presto del carattere multietnico e ospitale della città; incontrai moltissimi ragazzi e ragazze provenienti da ogni angolo del mondo che, pur con storie diverse alle spalle, condividevano le mie stesse insicurezze derivate dal fatto di vivere da soli in un Paese straniero ma anche la stessa grande voglia di mettersi in gioco e di scoprire la propria strada. Imparai a convivere con ragazzi e ragazze irlandesi, coreani, brasiliani, polacchi».

Il «pollodisossato»
«Trovai lavoro nella multinazionale italiana di ottica (Luxottica ndr) dopo circa un mese dal mio arrivo a Dublino – continua ripercorrendo quella svolta –. Incontrai tanta gente della mia età che proveniva da ogni parte d’Italia e che, soprattutto i colleghi del Sud Italia, si erano trasferiti in Irlanda a causa della disoccupazione; non mi ero mai sentito tanto “italiano”.
Anzi, diciamo pure che, prima di allora, mi ero sempre sentito più bergamasco. Poco prima di partire per l’Irlanda, avevo aiutato mio fratello Lorenzo a creare una serie di video di personaggi famosi ridoppiati in bergamasco gandinese che avevano avuto un certo successo su YouTube dove siamo conosciuti con lo pseudonimo di “pollodisossato”.
Il contatto quotidiano con alcuni colleghi partenopei mi ha aiutato, paradossalmente, a imparare ad apprezzare rapidamente il napoletano attraverso i suoi proverbi. Mi adattai cosi bene a questo nuovo ambiente linguistico che un simpatico collega napoletano un giorno mi assegnò cerimoniosamente il “proficiency in Napolitan”!».«Questa esperienza – riflette – mi ha aiutato a capire che spesso ci si mette dei paletti, prima ancora di mettersi in gioco. Invece questa esperienza la rifarei non una ma 10 mila volte».

A fine aprile un bimbo
A Dublino Enrico ha imparato a vivere senz’auto, sette chilometri in bicicletta ogni mattina per raggiungere l’autobus e poi arrivare in ufficio, ha capito che si può sopravvivere alla pioggia anche senza ombrello («soprattutto se c’è vento» aggiunge) e ha trovato l’amore della sua vita. «Ursula, una splendida ragazza messicana che ho sposato a maggio dello scorso anno.
Da circa sei mesi ci siamo trasferiti a Miami dove l’azienda in cui lavoro mi ha dato l’opportunità di trasferirmi...
E ora siamo in attesa di un bebè, che, se Dio vuole, accoglieremo nelle nostre braccia verso fine aprile».

Autore: 

ELENA CATALFAMO

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