Un grido dal campanile: è Venerdì Santo

A Gandino come nel Medioevo si annunciano le funzioni, a gran voce, dall'alto della basilica In serata la Via Crucis dei ragazzi. E si prepara la «cruca», panettone pasquale nato nel '600

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05/04/2007
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Dall’alto, in senso orario: Celestino Caccia ed Emanuele Bertocchi, che da una ventina d’anni salgono sul campanile per annunciare il Venerdì Santo (foto Rottigni); la basilica di Gandino; Paolo Imberti con la «cruca», dolce tipico della Settimana Santa, prodotto nei panifici locali.
La Via Crucis dei ragazzi dell’oratorio, che si ripete anche domani sera alle 20,30 dal convento delle Orsoline
Compiti codificati da secoli, ricette che si tramandano dal '600 e giovani che continuano la tradizione. Un'attesa che diventa preghiera, in vista della gioia della Resurrezione. Sono gli elementi che caratterizzano il Venerdì Santo a Gandino e che ancor oggi sono tesoro geloso per questa comunità, che vanta una storia ricca e appassionante.
La tradizione più specifica viene avviata nella serata del Giovedì Santo, dopo il «Gloria» della Messa «in Coena Domini». Le campane di tutte le chiese vengono «legate»: al loro posto viene utilizzata la voce e, soprattutto, la «tola». L'inconsueto palcoscenico per scandire gli appuntamenti del Venerdì Santo, il campanile della basilica (a 73 metri di altezza), dove due volontari salgono con una piccola tavola in legno di noce a quattro battenti di ferro: la «tola», appunto, o «battola». Per regolare i momenti di suono è previsto un rigido «disciplinare», che fa parte integrante del contratto che un tempo il campanaro titolare siglava con la Fabbriceria della Parrocchia. La «tola» viene scossa con forza a cadenza di passo, soffermandosi a ogni angolo del campanile e accompagnando il suono con la voce di un campanaro che grida «Ave Maria» oppure «funziù», a seconda che si tratti di sottolineare i momenti importanti della giornata o preannunciare l'inizio di una funzione. L'ultimo giro di annuncio (detto «butì») viene fatto suonando a raganella, cioè con ritmo continuato. Le campane vengono «slegate» il Sabato Santo, al termine della Messa di Resurrezione.
Il richiamo della «tola» è affiancato a quello della voce, ed è particolarmente efficace, tanto da essere udito distintamente in tutti i paesi della Val Gandino. Da una ventina d'anni ogni Venerdì Santo salgono sul campanile Celestino Caccia (con la «tola») ed Emanuele Bertocchi, che ci mette la voce. «Forse mi aiuta il fatto che in campo e in panchina – spiega Bertocchi, che è stato libero dell'Us Gandinese e ora allena i Pulcini dell'oratorio – bisogna farsi sentire. L'aspetto più importante è comunque la tradizione che portiamo avanti, dietro alla quale c'è una grande religiosità popolare che va conservata». Questo modo di richiamare il popolo ricorda l'usanza in vigore al tempo del Comune medievale, con la convocazione dell'arengo «ad tolam batutam», come riportano le cronache relative alla firma dell'Atto di Emancipazione del 1233.
Le celebrazioni del Triduo pasquale coinvolgono anche la tavola, con la tradizione di preparare la «cruca», una sorta di panettone confezionato con farina di grano doppio 00, uva sultanina, zucchero, olio, cannella e lievito, cotto al forno e presentato in «tagli» da un chilo e mezzo chilo. È un dolce esclusivo di Gandino e viene prodotto dai panifici del paese, soprattutto da quello storico dei fratelli Paolo e Mauro Imberti, sul sagrato della basilica, e della famiglia Picinali, in via IV Novembre. Seguono la tradizione anche i più giovani, come i fratelli Persico di via Papa Giovanni e Maffeis di via Locatelli. In paese se ne sfornano, solo nella Settimana Santa, circa due quintali e vanno letteralmente a ruba, non solo fra i residenti, ma anche fra turisti e buongustai che giungono dai paesi vicini.
«Crucca» di nome e, forse, anche di fatto, visto che la presenza dell'uva sultanina e della cannella fra gli ingredienti principali fa pensare a una possibile «contaminazione» di tradizioni austro-ungariche, visti i frequenti contatti con l'area mitteleuropea dei commercianti di pannilana gandinesi. La «cruca» risale probabilmente al '600, quando a Gandino le celebrazioni per il Triduo pasquale erano particolarmente importanti. Esse non ci sono state tramandate da registri d'archivio, bensì da semplici e curiosi appunti vergati agli inizi del 1600 dal chirurgo Simone Vigani, che riempì di aneddoti le pagine bianche di un volume di chirurgia. Si narra fra l'altro del rivaleggiare allora esistente fra Disciplini neri (facenti capo alla chiesa di San Giuseppe) e Disciplini bianchi (chiesa di Santa Croce) nell'organizzare processioni e riti per la Settimana Santa.
Era allora in uso la pratica delle «visite»: si accompagna l'attesa della Resurrezione con un percorso di preghiera fra le chiese sussidiarie, dove non per caso esiste in ciascuna un'opera significativa relativa alla Passione, fra cui il maestoso «Compianto» della chiesa di San Giuseppe, recentemente restaurato.
Da alcuni anni i ragazzi dell'oratorio, guidati da catechisti e animatori, preparano una Via Crucis animata la sera del Venerdì Santo, con personaggi in costume e allestimenti scenografici. L'appuntamento è per domani alle 20,30 al convento delle Orsoline, nel cui chiostro saranno ambientate le prime scene. Si proseguirà verso il sagrato della basilica e conclusione nella chiesa di Santa Croce.

Autore: 

Giambattista Gherardi

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