Tagli e riorganizzazione alla Radici Tessuti

A Gandino restano due attività produttive, le altre funzioni concentrate a Lallio. Chiusura a Cremona Previsti trasferimenti e 70 esuberi. Per il rilancio si punta anche su abbigliamento protettivo e industriale

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31/05/2005
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Lo stabilimento di Lallio è destinato a diventare centrale nelle attività di Radici Tessuti (foto Bedolis)
La crisi del tessile, sull'onda della fase economica negativa e dell'invasione dei prodotti cinesi, torna a farsi sentire in Val Seriana. La Radici Tessuti, unità operativa di RadiciGroup, ha presentato ieri ai sindacati un piano industriale di rilancio. «In pratica, si tratta di rifondare una nuova azienda», sintetizza la nota diffusa ieri dalla società.
Il piano prevede la chiusura dello stabilimento cremonese di Isola Dovarese, con un centinaio di addetti dedicati alla tintoria di tessuti sintetici, e la concentrazione di tutte le attività nelle due sedi di Gandino e Lallio, che a loro volta saranno riorganizzate, con trasferimenti dalla valle in pianura e riduzioni comunque di volumi produttivi, che comporteranno anche eccedenze di personale. I numeri sono ancora in corso di definizione e saranno approfonditi nel prossimo incontro, il 10 giugno. Si parla comunque di oltre 70 persone, di cui una sessantina in Val Seriana. L'azienda si è detta disponibile a valutare tutte le opzioni possibili, dal blocco del turn over ai trasferimenti all'interno del gruppo Radici agli ammortizzatori sociali.
L'obiettivo del piano è creare un'azienda «più snella, concentrata e flessibile», come dice la nota, con sistemi logistici e gestionali più efficienti, concentrata su prodotti ad alto valore aggiunto, con una graduale crescita del livello qualitativo dell'offerta e del prezzo medio. «I volumi che Radici Tessuti era abituata a gestire non esistono più», sottolinea il comunicato. Per questo i segmenti con margini molto bassi, come le fodere e l'indemagliabile, sono destinati ad essere via via ridotti nei volumi produttivi. Sarà invece potenziata l'offerta per il mercato dell'abbigliamento protettivo e industriale, ad affiancare la parte dei tessuti sintetici per l'abbigliamento sportivo e del tempo libero, di cui la Radici Tessuti è uno dei principali produttori.
La ristrutturazione nasce dalla fase di crisi che il tessile sta attraversando in Europa. Situazione che ha condizionato anche la Radici Tessuti, che negli ultimi anni ha visto diminuire il fatturato. «Il portafoglio prodotti della Radici Tessuti - sottolinea la nota - è, tuttavia, molto ampio e l'azienda compete in diversi segmenti di mercato confrontandosi con concorrenti altamente specializzati». Per rilanciare l'attività si è quindi reso necessario il piano industriale che ruota attorno alle sedi di Lallio e Gandino, che risultano più integrate nella filiera delle fibre sintetiche del gruppo, contesto che permette di usufruire di know-how e sinergie, e che consentirà di risparmiare sui costi industriali e di generare risorse finanziarie a sostegno del rilancio.
La maggior parte delle funzioni aziendali saranno concentrate nello stabilimento di finissaggio di Lallio, che oggi occupa 110 persone. Questa scelta, sottolinea l'azienda, «permetterà una migliore gestione del processo produttivo e consentirà di rispondere maggiormente alle esigenze di flessibilità e rapidità. Lallio, inoltre, è in un distretto del tessile importante ed è situato vicino a Università e scuole professionali». Da Gandino, che oggi ha 140 addetti, saranno quindi trasferite le funzioni commerciali, di magazzino e logistiche, mentre in Val Seriana resteranno due attività produttive: la spalmatura e la tessitura navetta. A livello occupazionale, lo spostamento interesserà qualche decina di dipendenti: si parla di una trentina, ma anche in questo caso i numeri saranno perfezionati nel prossimo incontro.
Da parte sindacale c'è preoccupazione e attesa di capire come sarà gestita la riorganizzazione sul piano occupazionale. «Abbiamo chiesto di discutere le soluzioni per il recupero del personale. È chiaro che ci preoccupa il settore tessile in sé e il fatto che anche una grande azienda ne soffra», dice Francesco Corna, segretario generale della Femca-Cisl. Si dà comunque atto all'azienda di aver messo a punto un piano in un'ottica industriale di rilancio. «Pur nella pesantezza della situazione, riconosciamo che il gruppo Radici ha scelto una strategia imprenditoriale e questo è importante. Allo stesso modo, chiediamo di mettere in campo tutte le risorse e gli sforzi possibili per gestire gli esuberi», dice Mimma Pelleriti, segretario generale aggiunto della Femca, rappresentata anche da Raffaello Salvatoni. Romeo Lazzaroni, che per la Filtea-Cgil ha partecipato al confronto insieme a Ennio Cornelli, ricorda il contesto in cui si inserisce la riorganizzazione: «Questa situazione dolorosa incide sulla Val Seriana, già segnata dalle difficoltà del tessile. La crisi continua a mordere e la situazione peggiora. Credo che sia necessario riprendere il tavolo sulla valle di cui si era parlato con la Provincia». «Gli stabilimenti bergamaschi - aggiunge Gianluigi Cortinovis, segretario della Uilta-Uil - restano e questo è positivo, però abbiamo gli esuberi e gli spostamenti da gestire: tra Gandino e Lallio c'è una certa distanza e soprattutto la strada è quella che è».
Oggi iniziano le assemblee in fabbrica, che si concluderanno l'8 giugno e valuteranno un'iniziativa congiunta a sostegno della vertenza. Il 10 giugno ci sarà il nuovo incontro.

Autore: 

Silvana Galizzi

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