“Sistemate quello che c’è”

LETTERA – PROGRAMMI ELETTORALI

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Data pubblicazione: 

23/03/2007
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Economia: sempre più in basso, almeno quella manifatturiera, sempre più le fabbriche dimesse.
Il terremoto economico della vallata, cioè il ponte sul fiume Serio, ci dice, che dalle ore 5.30 alle ore 8.30, i mezzi che scendono dalla valle, superano quelli che salgono e quindi sempre più valligiani, per sbarcare il lunario, si recano in foresteria.
Inquinamento: l’illustrissimo sig. sindaco del comune di Gandino, a cui fa capo, tra l’altro anche la salute dei suoi cittadini dovrebbe sapere che gli elementi indispensabili per la vita sono solo quattro, e cioè il sole, l’aria, l’acqua e la terra. A parte l’intoccabile Sole, la terra è stata devastata dalle speculazioni edilizie da parte dei furbetti del quartierino, l’acqua, quella che fa capo alla rete idrica (ormai ridotta ad un colabrodo), invece di essere una risorsa, è diventata il maggior responsabile del dissesto del sottosuolo, l’altra, la poca che scorre nel fi ume, è totalmente inquinata, ma si ricordi il sig. sindaco che sull’aria non si può scherzare.
Tutti sono obbligati a respirarla, a meno che uno non vada in giro con le bombole d’ossigeno e quindi le emissioni atmosferiche delle quattro industrie plastiche e chimiche rimaste, non sono più tollerate. Per questo è sorto, dopo la valanga di proteste in comune, anche un comitato e quindi prima che succeda quello che non deve succedere sarà bene intervenire.
Turismo: Solo il sindaco lo vede in crescita. Il binomio inquinamento e turismo non ha mai funzionato da nessuna parte del mondo, ma forse il ministro della propaganda del comune riuscirà anche in questo, solo sulla carta purtroppo. Noi, che siamo più realisti, sull’ipotetico itinerario turistico del Monte Farno, così potremmo relazionare “dopo l’abitato di Barzizza”, si procede per la rotabile che conduce agli ampi parcheggi della dismessa Colonia (ex suore Orsoline) facendo attenzione alle 137 buche più o meno profonde presenti sul fondo stradale. Consigliamo di non fermarsi nella amena conca del Monte Farno, anche perché l’unico ristorante che c’era ha chiuso e l’altro, il bar Kati, funziona solo su prenotazione, ma di dirigersi al rifugio Parafulmine.
Si procede quindi a piedi per non inciampare nella rete metallica che affi ora dallo sconnesso manto stradale. Quando la strada si inerpica, raggiunta la esse, calzare i ramponi altrimenti la caduta è assicurata. Procedere quindi tenendo rigorosamente la sinistra per non rimanere infi lzati sulla recinzione metallica della Baita della Vetta del Monte Farno… Percorso di guerra a parte, le nostre montagne sono come tutte belle, ma per favore stiamo coi piedi per terra e prima di fantasticare cerchiamo di mettere a posto quello che già c’è.

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