Gandino, la Lega chiede di salvare «un pezzodi cultura». Il sindaco: è in un luogo isolato
Sono rimasti a bocca asciutta: proprio come il lavatoio pubblico di via Ciro Menotti, da quasi nove mesi senz'acqua.
L'interrogazione del gruppo di minoranza Lega Nord Padania di Gandino, presentata durante l'ultimo Consiglio comunale per avere lumi sull'interruzione di acqua al lavatoio pubblico, non ha dato soddisfazione all'opposizione.
In sintesi: è senz'acqua e tale rimane, nonostante le richieste presentate da alcuni gandinesi e una raccolta firme per «salvare» il lavatoio. «I lavatoi – ha ricordato il capogruppo di minoranza Mirko Brignoli –, oltre a svolgere una funzione di carattere pubblico, fanno parte integrante delle nostre tradizioni e contribuiscono all'arricchimento di quel bagaglio culturale teso a tramandare gli usi e costumi locali. Vorremmo capire come mai le richieste di attivazione non abbiano trovato una risposta in merito e come intende muoversi l'amministrazione».
Nove mesi all'asciutto
L'interruzione dell'acqua risale all'aprile di quest'anno, a seguito di alcune perdite di una condotta di acqua di una fabbrica, condotta che alimentava anche il lavatoio pubblico. L'industria, non volendosi accollare da sola i costi della riparazione, non ha ritenuto necessario sistemare la falla. «Le alternative erano due – spiega il sindaco Gustavo Maccari –: effettuare un nuovo allaccio, opzione che avrebbe portato dei costi notevoli per la comunità, oppure rinunciare all'uso del lavatoio. Considerato che lo stesso è in realtà utilizzato da poche famiglie, che lo utilizzano principalmente per lavare i propri tappeti, si è deciso per la seconda. Una riqualifica del luogo è da escludere: a parte alcune pietre di Sarnico, il lavatoio non presenta caratteristiche particolari e trovandosi in un luogo appartato, la sera è frequentato da gente poco raccomandabile, per cui in futuro si penserà a recintare la zona». Una risposta per la quale la minoranza non si è comunque ritenuta del tutto soddisfatta.
Autorimesse in vendita
Quindi il Consiglio ha approvato a maggioranza la modifica della convenzione stipulata tra il Comune e la cooperativa Archimede. La cooperativa aveva chiesto al Comune di poter sciogliere i vincoli previsti dagli atti per la costruzione di 26 autorimesse interrate, in modo da poter cedere al libero mercato le autorimesse ad oggi ancora da vendere.
Un'estinzione che porterà alle casse comunali 27.000 euro. Nonostante i risvolti economici, la minoranza ha espresso il suo parere negativo, a causa della «snaturazione dell'impostazione originale» e in quanto l'approvazione «sembra essere un atto di favoritismo al privato».
È stato invece approvato all'unanimità l'atto di indirizzo per permuta aree in fregio al sagrato della basilica, della chiesa del Suffragio e di San Giuseppe. Il Consiglio si riunirà di nuovo lunedì alle 19,30 per l'esame delle osservazioni e l'approvazione del Piano di governo del territoio, con il piano di zonizzazione acustica.