Quando la lavorazione dei pannilana era la miniera d’oro della Val Gandino

L’industria fiorì tra ’600 e ’800, la terra del tessile dava lavoro a 10 mila persone su 15 mila abitantiLe origini del settore in un libro sui 125 anni del feltrificio Gusmini che sarà presentato a Vertova

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09/12/2012
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Nelle immagini storiche, a sinistra Santo Gusmini, figlio del fondatore Giacomo. Qui sopra la sede attuale a Cene e al centro i fratelli Mario e Giacomo Gusmini che guidano oggi l’azienda
Il reparto di garzatura

La Bergamasca non era stata baciata dalla fortuna.
I suoi campi nella pianura non erano fra i più fertili, nelle valli la vita era dura, la terra poco produttiva. Ma questa fu la fortuna della gente bergamasca. E lo spiega un capitano veneto, tal Giovanni Vendramin, che nel 1620, commentando l’insufficienza dei raccolti a sfamare la popolazione, scrisse: «Supplisce a questo mancamento la industria in molta parte, essendomi stato affermato da mercanti che in esso territorio fiorisce di maniera l’arte di pannina che, con le lane che vengono di stato alieno si traffica summa considerabile che arriva a un milion e mezzo d’or».
Eravamo nel XVII secolo, periodo d’oro per l’industria della lana in Bergamasca e in particolare nella Valle Seriana, soprattutto in Val Gandino. Anche di questa fase racconta Franco Irranca in un libro appena pubblicato «I pannilana a Vertova e in Valgandino», libro che reca come sottotitolo: «Il lanificio-feltrificio Gusmini nel 125° di fondazione ». Il libro, che verrà presentato a Vertova venerdì alle 20.30 nella sede della Pro Vertova, racconta la storia di questa attività, dei mercati, dei procedimenti lavorativi, dell’allevamento della «pecora gigante bergamasca », delle relazioni sociali...
Lo spunto viene dall’anniversario del lanificio Gusmini. Scrive ancora Irranca, giornalista, storico corrispondente per L’Eco di Bergamo dalla Valle Seriana: «Nel secolo XVI (1596) a Vertova erano insediati 18 folli, argani per garzar panni, quattro "purghe per purgar panni" e una tintoria per tingerli; nell’Ottocento lungo il torrente Vertova funzionavano decine di attività dedite alla lavorazione della lana, del cotone e di altre fibre tessili: tra di esse anche il lanificiofeltrificio Gusmini la cui data di fondazione risale al 1887 e che tuttora è in attività, sia pure avendo spostato, nel 2001, la sede da Vertova a Cene».

La materia prima
Il libro si apre con l’esplorazione delle origini. Quando nacque questa attività nella nostra terra? In che modo? Scrive Irranca: «Le più antiche tracce della lavorazione della lana nella Bergamasca datano al secolo XI, epoca alla quale risalgono le prime notizie...». Ma già allora la manifattura era sviluppata e quindi l’attività è ancora più antica, sebbene non documentata. Sappiamo tuttavia che nel secolo XIII la produzione di panni di lana divenne la più importante attività economica insieme a quella mineraria e metallurgica. Parte della lana veniva importata, soprattutto quella pregiata.
La lana dei panni economici proveniva in buona parte dalla pecora bergamasca. Irranca ne presenta una carta di identità: «La pecora bergamasca, di probabile remota provenienza sudanica o sudanese, appartiene al gruppo delle razze alpine... È di taglia molto grande, testa priva di corna, piuttosto lunga, di profilo montonino... La pecora bergamasca è una razza da carne: erano rinomate, in passato, le "cotolettes de mouton bergamasque" (castrati bergamaschi) servite nei principali alberghi di Parigi... La tosatura avviene due volte all’anno...
Le prime notizie storiche sulla pecora bergamasca risalgono al secolo XIV quando alcune congregazioni religiose (Umiliati) allevavano le pecore per ricavarne la lana con cui fabbricare i loro indumenti personali». In Val Gandino, nel XVII secolo venivano allevate 24 mila pecore, con tutta la Valle Seriana superiore si arrivava a 54 mila. Oggi l’allevamento degli ovini in Bergamasca è decisamente ridimensionato: nell’intera provincia sono presenti circa 35 mila capi. Resistono ancora venticinque pastori transumanti. L’Ottocento fu il secolo dell’avvento delle macchine, della nascita dei grandi stabilimenti. A metà del XIX secolo, la Val Gandino dava lavoro a 10 mila addetti su una popolazione di 15 mila abitanti. Annotava lo storico Antonio Tiraboschi: «A Gandino si fabbricavano e si fabbricano ancora panni fini, sopraffini e ordinari... all’uso di Germania, Moravia e Olanda... molettoni candidi, tigrati e rigati, spagnolette, peloni e perpetuelli all’uso di Inghilterra... panni per abbigliamenti militari...».
Scrive Franco Irranca nel suo libro: «Tra il 1874 e il 1875 vennero aperti grossi lanifici moderni tra cui figurava il Lanificio Maccari, costruito nel 1885...». Ma altre fabbriche si affermavano: fratelli Radici, Paolo Rudelli, Marco Ghirardelli.

L’evoluzione della società
Nel 1887 Giacomo Gusmini fondò a Vertova il lanificio di cui si celebrano i 125 anni anche con questo libro.
Giacomo fondò l’azienda, ma sulla base di un’attività già in corso. Lo sviluppo dell’industria dei Gusmini fu graduale. Scrive Irranca: «L’insediamento dello stabilimento in via 4 Novembre risale al 1928 e fu realizzato da Santo Gusmini in località "Balbì", dal nome della roggia che scorreva nei pressi e che forniva l’acqua alle diverse aziende artigiane della zona... negli anni Trenta, la ditta Gusmini Lanificio si strutturò e si attrezzò ulteriormente realizzando un ciclo completo di produzione».
Una crescita che continua, in barba alla crisi globale. Affermano oggi i fratelli Gusmini: «Il nostro lavoro si rivolge a particolari nicchie di mercato che hanno poco risentito della crisi del tessile. Nel settore tecnico (panni e feltri per l’industria alimentare, meccano tessile e altro) il volume del lavoro mantiene una leggera crescita». I Gusmini non si fermano, ma continuano a innovare, lo scorso 20 giugno hanno inaugurato un grande impianto fotovoltaico.
Sono consapevoli di essere eredi di una tradizione secolare, addirittura millenaria, che per resistere ha bisogno di trasformazioni, cambiamenti, capacità di comprendere le dinamiche del mercato.

Autore: 

Paolo Aresi

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