Presto il recupero della Capanna Ilaria. E si cercano sponsor

Tornerà ad essere rifugio alpino, previsti tre anni di lavoriSpesa di un milione. Il Cai: grazie a chi ci darà una mano

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19/05/2010
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La Capanna Ilaria verrà recuperata. Nella foto, una proiezione al computer del progetto

La sezione Cai «Rino Olmo» di Clusone ha ottenuto nei giorni scorsi dal Comune il permesso di «ricostruire il fabbricato montano denominato "Capanna Ilaria" da adibire a rifugio alpino aperto al pubblico e da realizzarsi in località Forcella Larga».
Il Consiglio comunale nell'ottobre scorso aveva già dato il via libera all'intervento di ristrutturazione della Capanna Ilaria che venne inaugurata nel 1928. A volerla e realizzarla fu il cavalier Luigi Gervasoni in ricordo della madre Ilaria Maj. L'edificio nacque come rifugio alpino, ma nel periodo estivo veniva utilizzato come punto di riferimento per le numerose mandrie presenti nei paraggi.
Il rifugio si trova in zona panoramica sulle pendici del Pizzo Formico, a quota 1.465 metri. «Il nostro obiettivo, ricostruendo la Capanna Ilaria – afferma Luigi Lattuada, presidente del Cai Clusone – è quello di creare un luogo di accoglienza e ritrovo per gli oltre 1.200 nostri soci e per tutti gli escursionisti che raggiungono la località, non lontano dalla quale sorge anche, sulla Montagnina di Gandino, il rifugio Parafulmine».
I lavori di recupero dovrebbero durare circa tre anni e il Cai dovrà affrontare, con l'aiuto di sponsor, una spesa di circa un milione di euro. Al rifugio si può accedere sia dalla Val Gandino che dall'Altopiano di Clusone, toccando il rifugio San Lucio e Pianone. Per questo motivo, in accordo con l'amministrazione comunale di Clusone, il progetto – stilato da un gruppo di architetti (Alberto Percassi, Andrea Olivotto, Cristian Sangaletti, Marcello Corti e Ulisse Vizzardi) in stretta collaborazione con un gruppo tecnico Cai – è stato inserito nel Programma di sviluppo turistico delle Orobie Bergamasche, redatto dalla Comunità montana Valle Seriana.
«Il nuovo rifugio, che sorgerà su terreno donatoci dalla famiglia Romelli, che ringraziamo – continua Lattuada – ricalca la sagoma del vecchio edificio andato in rovina e si svilupperà su due livelli: uno seminterrato, un tempo stalla e ora destinato alle camere (24) con servizi igienici, ai vani tecnici e ai magazzini; un livello superiore, un tempo fienile, che sarà destinato alla zona pranzo (50 utenze) e come prima accoglienza dei visitatori. A questo livello saranno inoltre realizzate la cucina, il bar e i servizi igienici».
I materiali che si utilizzeranno nella costruzione del nuovo rifugio sono prevalentemente la pietra locale e il legno. Sulla facciata Sudest, inoltre, sarà inserita una parte del vecchio fabbricato, riportante una croce e una stella, i simboli del casato di appartenenza. Verranno abbattute le barriere architettoniche e l'edificio dovrà rispondere alle norme igienico–sanitarie previste per legge. Tra le prime opere da realizzare ci saranno la strada di cantiere sul versante di Gandino e quelle necessarie per portare la corrente elettrica fino al rifugio. Conclude il presidente della sezione Cai: «Desidero ringraziare gli eventuali sponsor e tutti coloro, soci o no del Cai, che ci daranno una mano a realizzare il nuovo rifugio».

 

Autore: 

Enzo Valenti

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