È il lavoro di ricostruzione di un familiare
Un elenco di 54 militari deceduti nell’affondamento
Tra i caduti anche Nodari Antonio di Gandino
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Un elenco di cinquantaquattro soldati bergamaschi (tra cui il gandinese Nodari Antonio), dati per dispersi alla fine della seconda guerra mondiale, ma invece morti nel tragico affondamento del Piroscafo Oria il 12 febbraio 1944, al largo della Grecia, dove erano finiti prigionieri dei Tedeschi dopo l’armistizio dell’8 settembre 1943.
A settantadue anni di distanza, è forse possibile per tante famiglie della nostra provincia squarciare il velo su una delle pagine più tragiche (e dimenticate) del secondo conflitto mondiale grazie al lavoro di ricerca di Antonio Caprio, originario di Avellino. Il pensionato oggi residente a Pistoia, nipote di Gennaro Caprio che si trovava a bordo dell’Oria, ha incrociato i dati (a volte fuorvianti) della lista d’imbarco del Piroscafo compilata dai Tedeschi, alcune banche dati di cognomi e la banca dati Onorcaduti del Ministero della Difesa. Ne è scaturito un dettagliato file in formato excel, con l’elenco dei nominativi suddiviso per regioni e successivamente per province e comuni.
Per la Bergamasca l’elenco comprende ben 54 nominativi: nella maggior parte dei casi si tratta di soldati per i quali le notizie giunte alle famiglie erano state frammentarie o addirittura nulle, tanto che sui monumenti ai caduti è diffusa la dicitura «disperso », cui si è aggiunto al più «in mare» oppure «in Grecia ».
Il Piroscafo Oria, affondò il 12 febbraio 1944 a sole 25 miglia a sud di Atene, provenendo da Rodi. Trasportava 4200 Internati Militari Italiani appartenenti a tutte le Armi, condotti verso la prigionia, dopo aver rifiutato di collaborare coi nazifascisti. Meno di 30 si salvarono. Pochi ebbero una sepoltura, comunque anonima.
Le ricerche di alcuni discendenti dei caduti, con l’aiuto di altri privati cittadini, enti, associazioni ed istituzioni locali, hanno reso possibile recuperare la lista degli imbarcati, rintracciare il relitto (constatando che tuttora contiene resti umani e reperti capaci di identificare le vittime, purtroppo facilmente accessibili e fortemente esposti), e rintracciare oltre duecento famiglie tra quelle coinvolte. Il lavoro appassionato di alcuni familiari ha visto nascere il sito www.piroscafooria.it, sul cui «Muro della Memoria » sono riportate le fotografie e i dati anagrafici di 263 soldati italiani, dopo verifica del foglio matricolare o dell’estratto dell’atto di morte. Ciò è stato possibile in gran parte grazie al web e alla specifica pagina Facebook, che ha consentito alle famiglie di ritrovarsi mantenendo il carattere di gruppo spontaneo.
Su L’Eco di Bergamo la vicenda ha fatto capolino nel dicembre 2012, con l’appello lanciato da Lorenzo Messi di Seriate, omonimo dello zio disperso.
La svolta decisiva per allargare le ricerche in provincia arrivò però a febbraio 2013. Giulio Bocassini di Cerete rivide in tv (grazie alla badante che segue Rai Uno) la storia del naufragio raccontata da Michele Ghirardelli, nipote di un disperso bolognese. Giulio, poi deceduto nell’agosto successivo, era inserito nella lista degli imbarcati, ma per un malore fu trasferito in infermeria e non salì sulla nave, sfuggendo al tragico destino.
Grazie al tam tam lanciato dal nostro giornale, abbiamo raccontato in seguito le storie di Giuseppe Baruffi di Caravaggio, Giuseppe Beretta di Bagnatica, Pietro Bertola di Ciserano, Agostino Leonardo Rubbi di Spirano, Pietro Giovanni Zappella di Grone, Domenico Borella di Fara Olivana, Vincenzo Beccarelli detto Angelo di Rovetta, Giacomo Pominelli e Giovanni Lazzari di Castelli Calepio. All’elenco di Antonio Caprio vanno sicuramente aggiunti Alessandro Pizzetti e Giacomo Zamboni di Antegnate (i loro cognomi furono storpiati nella lista d’imbarco in Pizziretti e Zampone), ma anche Sperandio Visinoni e Angelo Marinoni di Rovetta.
Negli ultimi tre anni abbiamo raccontato le storie dimenticate di giovani servitori della patria, i ritrovamenti di una semplice gavetta o di appunti postumi vergati sui registri che hanno riannodato i fili della storia. Ora un nuovo elenco di nomi, un dolore che si rinnova, ma anche l’opportunità di dare ai nostri caduti l’onore della memoria.