È stato intenso e a tratti commovente il confronto interculturale organizzato a Gandino dalle sette parrocchie del locale vicariato, in coincidenza con la Giornata mondiale dei migranti e rifugiati.
La discussione sul tema «Essere papà» ha proposto la testimonianza di cinque padri, italiani e stranieri, che vivono fra Gandino e Leffe. Folta la partecipazione, con molti rappresentanti delle varie etnie: senegalesi, cinesi, marocchini, guatemaltechi, albanesi, boliviani. Gli interventi, stimolati da don Massimo Rizzi, responsabile dell’Ufficio migranti diocesano, hanno posto l’accento su «momenti che restano per sempre impressi nei tuoi occhi».
Wally, nativo del Senegal, ha ricordato come alla nascita del primogenito fosse da poco in Italia, mentre la moglie era in Africa. «Vivere a distanza un evento tanto atteso è stato lacerante, ho avvertito tutto il peso della migrazione ». Hassan, nativo del Marocco, e i gandinesi Enzo e Fausto hanno ripercorso le ansie del travaglio, il sostegno durante il parto e la gioia della nascita. Intensa anche la testimonianza di Ibrahim, senegalese di religione musulmana. «Sono cresciuto in una famiglia allargata, mio padre ha avuto 23 figli da tre diverse mogli. A sette anni sono andato in una scuola coranica a 200 chilometri da casa. Un’esperienza che mi ha reso forte, pronto ad affrontare qualsiasi difficoltà anche quando da clandestino dormivo in stazione e mangiavo avanzi di cibo. Per i miei figli è diverso, ma non necessariamente migliore.
In Europa tutto è “virtuale”, a cominciare dal dialogo. Penso al rispetto per gli anziani, che da noi sono sacri, mentre qui vengono mandati alla casa di riposo». Il confronto fra l’essere genitori ieri e oggi e l’urgenza di tornare a un confronto più diretto con i figli è emersa anche negli altri interventi. La «condivisione educativa » delle famiglie allargate di una volta può diventare elemento distintivo dell’impegno da genitore in oratorio.
Wally ha ricordato che non bisogna mai dimenticare il dare-avere gratuito della solidarietà. «Molti mi hanno aiutato al mio arrivo, ora dedico il mio tempo libero ai ragazzi disabili, accompagnandoli in palestra». In chiusura don Rizzi ha presentato due video prodotti dall’Ufficio migranti. «Nessuno è straniero, nessuno è escluso, nessuno è lontano – ha detto ricordando il motto dell’Ufficio – perché il confronto arricchisce, crea relazione e apre orizzonti di pace».
Don Rizzi ha lanciato anche l’ipotesi di proporre in Val Gandino, nel 2015, l’animazione diocesana per la Giornata mondiale del migrante e del rifugiato. Un’idea accolta con favore dai sacerdoti del Vicariato.
Papà italiani e migranti Cinque testimonianze di vita
23-02-2014