«Non studio e nemmeno lavoro» Emergenza giovani: è qui la sfida

I dati al convegno per i 25 anni del Progetto giovani di Gandino, tra i più longeviPagnoncelli (Ipsos): sono due milioni, una precarietà che toglie motivazione

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27/09/2011
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Al tavolo da sinistra: Astrid Zenarola, don Alberto Caravina e Nando Pagnoncelli

Un progetto che fa storia, una base su cui lavorare per il futuro, all'insegna della condivisione. Sono stati celebrati con un convegno a Gandino i 25 anni del «Progetto giovani», una storia «difficile e sempre diversa» da cui è scaturito un Centro di aggregazione giovanile fra i più longevi della Bergamasca.
«Abbiamo scelto – conferma l'assessore Filippo Servalli – di ripercorrere il costante dialogo di questi anni per verificarne i punti di forza e le debolezze. Non sono mancate le difficoltà, ma mai è venuta meno la volontà di aiutare i giovani, pur lasciandoli esprimere in piena libertà». Al tavolo c'erano Astrid Zenarola, don Alberto Caravina (parroco di San Gervasio a Capriate e al tempo curato a Gandino), Pietro Manfredi, Giorgio Ghilardi e Mario Canali. Presenti anche Viviana Zanchi e Tommaso Pedrini, attuali educatori, che hanno promosso nel pomeriggio giochi e musica in piazza.
Durante l'incontro si è parlato di «emergenza giovanile». Un quadro fotografato dall'intervento di Nando Pagnoncelli, presidente di Ipsos.
Il nodo del lavoro
«Il lavoro è sicuramente centrale per questa fascia d'età – ha spiegato Pagnoncelli – se si pensa che in Italia ci sono 13 milioni di giovani e il 30% è disoccupato. Va messo però in evidenza un particolare segmento che esce addirittura dalle statistiche».
Si tratta dei Neet, l'acronimo inglese di «Not in education, employment or training», che indica quelli che non studiano, non lavorano e non seguono corsi. In Italia sono 2 milioni, è il dato più alto in tutta Europa: semplicemente aspettano e... sperano. «Rispetto al tema lavoro – aggiunge Pagnoncelli – i giovani si sentono esclusi e proiettano sul futuro una precarietà che toglie loro motivazione, l'energia più preziosa».
I nostri giovani escono sempre più tardi di casa e per questo avranno meno figli: la media nazionale è oggi di 1,4 per famiglia. «Un problema previdenziale, ma c'è il rischio che questo "inverno demografico" diventi un "inverno democratico" – ha aggiunto Pagnoncelli –, spostando l'attenzione dei politici su anziani e adulti, con relativa penalizzazione dei giovani, numericamente poco interessanti per il consenso elettorale».
Dal quadro prospettato, all'impegno per il futuro. «Ora bisogna affrontare i problemi direttamente dove i ragazzi si radunano – hanno detto i relatori –, si tratti di un parcheggio o una piazzetta». La nuova frontiera sta nel creare una comunità più attenta, che possa bucare con responsabilità affettuosa la bolla del disimpegno e della tecnologia comunicativa fine a se stessa. In questi anni il Cag è diventato un punto di riferimento: «Continuiamo a crederci – ha concluso Servalli – perché i giovani sono il futuro».

Cinque lustri
L'avventura iniziò nell'ex orfanotrofio

Durante il convegno per i 25 anni del «Progetto giovani» a Gandino si è tornati con la mente ai primi anni all'ex orfanotrofio e successivamente agli anni in cui il Centro di aggregazione giovanile è stato trasferito all'oratorio «essendone elemento importante, ma mantenendo – ha affermato don Caravina – un'autonomia che coincideva con quella dei giovani che lo frequentavano».
Una sfida vincente anche nel 1998, quando si è passati alla gestione dell'Ufficio diocesano della Pastorale dell'età evolutiva. «La nuova collocazione – ha raccontato Servalli – fu avviata perché c'erano i vetri rotti e serviva una ristrutturazione, ma mostrò inaspettate sinergie». La collocazione del Cag (ora a Palazzo Giovanelli), segnala le tappe di una storia nella quale il Comune ha speso complessivamente almeno un milione e mezzo di euro.
«In alcuni frangenti – hanno sottolineato i relatori – si è trattato di resistere, rispetto a volontà politiche di segno opposto. È stato decisivo lo spirito di responsabilità, il lavoro di una commissione nella quale i rappresentanti delle agenzie educative del territorio si sono spesi non per delega istituzionale o appalto, ma per convinto interesse».

Autore: 

Giambattista Gherardi

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