Non solo tintorie, Gandino riscopre i suoi garibaldini

In mostra i documenti sui giovani della spedizioneFra loro Luigi Andreani e Lorenzo RuggeriTrovati i registri che documentano la loro morte

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05/05/2011
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La camicia numero 001 della tiratura limitata 2011

«Qui arte vetusta tinse le camicie rosse, che sangue generoso avrebbe ritinto nelle battaglie della libertà». Il testo della lapide dettata da monsignor Antonio Giuliani nel 1961 è ancor oggi ben visibile sulla facciata dell'antica tintoria di Prat Serval, dove furono tinte le camicie «scarlatte» dei Mille.
Dell'arte tessile si è molto detto e scritto, meno sicuramente degli aspetti legati al sacrificio di molti giovani gandinesi, che si unirono ai garibaldini nelle battaglie nel Regno delle due Sicilie. A indagare questi aspetti è la mostra che si inaugura questa sera alle 20,30 nel Salone della Valle, curata da una commissione coordinata dallo storico Iko Colombi.
«Le ricerche d'archivio – conferma Colombi – hanno confermato aspetti sorprendenti: anzitutto che due gandinesi, Luigi Andreani e Lorenzo Ruggeri, perirono nelle battaglie campane del 1860». In municipio esiste da tempo un elenco di «garibaldini gandinesi» e memoria di un «monumento cartaceo», una sorta di enorme pergamena che ora risulta dispersa. L'ipotesi di alcuni era però che quegli elenchi fossero stati redatti a posteriori e vi fossero finiti anche combattenti fittizi, che volevano garantirsi la pensione dopo l'Unità d'Italia.
Nomi e date
«Le prove rintracciate negli archivi parrocchiali – sottolinea Colombi – sono inconfutabili: Luigi Andreani morì nella battaglia di Caiazzo vicino a Caserta il 21 settembre 1860, mentre Lorenzo Ruggeri perì per le ferite riportate in battaglia all'Ospitale garibaldino di Napoli il 27 ottobre 1860, all'indomani dello storico incontro fra Garibaldi e re Vittorio Emanuele II».
«Preziose sono risultate le minute, una sorta di brutta copia, dei registri parrocchiali – aggiunge Colombi –. Sono ancora ben leggibili gli appunti legati ai due garibaldini, che confermano le circostanze della morte. Abbiamo rintracciato anche un'immagine del monumento cartaceo, in tutto simile a quello della città di Bergamo del 1865. Fu immortalato nel film "Gandino nei secoli" del 1962».
Le lettere di Garibaldi
La mostra presenta anche alcune lettere autografe di Garibaldi, che ringraziò personalmente gli industriali Testa e Motta per il sostegno dato. Di interesse anche alcune copie de «La Gazzetta di Bergamo», che segnalano gli elenchi dei sottoscrittori per «Il milione di Fucili», l'appello del 1859 lanciato da Garibaldi. «Quelli della Val Gandino – aggiunge Colombi – fecero la parte del leone, arrivando a un totale di 781,15 lire, una cifra enorme per quel tempo, senza considerare che in molti casi inviarono direttamente le proprie offerte».
La mostra ricorda anche particolari di colore, come la bandiera con l'aquila austriaca ritrovata per caso nella casa delle sorelle Fagnola dal consigliere comunale Alessio Mazzoleni nel 1961, oppure il manifesto che proclamava nel 1861 il neonato Regno d'Italia. Per festeggiare si organizzarono gare di tiro al bersaglio con cartucce offerte dal Comune e la donazione di «some di farina di melicone» ai poveri del paese.

Autore: 

Giambattista Gherardi

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