Lo spirito olimpico di Luca Carrara: «Grazie a tutti»

La storia Dopo il grave incidente alla vigilia delle Paralimpiadi, lo sciatore seriano guarda al futuro

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Data pubblicazione: 

28/03/2010
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Luca Carrara con il pettorale che avrebbe indossato in gara

«Spirit in motion», spirito in movimento. È il motto del Comitato Paralimpico e ben si addice a Luca Carrara, 34 anni, sciatore di Gandino che vive a Cazzano S. Andrea.
Sicuramente di «spirito» ce ne vuole parecchio per accettare un destino beffardo. Luca era l'unico bergamasco della delegazione azzurra che ha partecipato in Canada alle Paralimpiadi invernali, i Giochi riservati ad atleti disabili. Carrara coltivava il sogno dall'inizio della sua carriera agonistica, quando una decina di anni fa decise di impegnarsi nello sci nonostante l'amputazione della gamba destra subita a 14 anni per un tumore osseo. Il sogno si è infranto il 9 marzo quando Luca era già sulla pista di Whistler per il primo allenamento. Una brutta caduta, l'urto con un palo del gigante e la frattura di tibia e perone dell'unica gamba a disposizione: addio sogni di gloria.
«È stata una mazzata tremenda» conferma l'atleta rientrato alcuni giorni fa. «Dopo aver fatto l'apripista a Torino 2006, ho lavorato duramente per farmi trovare pronto quest'anno. Quando è arrivata la convocazione ho provato una gioia immensa».
«All'arrivo in Canada ho capito che era tutto vero, tutto grandioso, a cominciare dai Villaggi Olimpici di Vancouver e di Whistler. Da subito un contrattempo: all'aeroporto risulta smarrito un bagaglio, quello con le protezioni che mi consentono di correre in slalom. L'imprevisto mi fa optare, il primo giorno, per un allenamento in gigante, con qualche attrezzo prestato da allenatori e compagni. Nel primo pomeriggio la caduta: ho capito subito che l'Olimpiade era finita prima di cominciare. Dopo tanti anni di gare e non poche cadute, la sfortuna ha colpito in Canada».
I soccorsi sono tempestivi e impeccabili, Luca viene ricoverato al Vancouver General Hospital. La notizia arriva alla moglie il mattino seguente dalla voce del marito, pronto ad entrare in sala operatoria.
«Sulle prime ho pensato scherzasse, lo fa spesso» racconta Giulia. Il tam tam in famiglia e fra amici e tifosi è immediato. Molti non vogliono crederci, il distributore di carburanti che i genitori gestiscono a Gandino diventa l'ombelico del mondo.
«Quando ho ricevuto la notizia - racconta papà Gianfranco - ho rivissuto le sensazioni di 20 anni fa, quando dopo una radiografia i medici sentenziarono la malattia di Luca e la successiva amputazione. Poi ha prevalso l'orgoglio di ricordare a tutti, e a Luca, che il traguardo dell'Olimpiade l'aveva comunque tagliato».
«Sulle prime - incalza Luca - ero distrutto, più nel morale che nel fisico. A sbloccarmi è stato l'affetto di tutti, le centinaia di mail e le telefonate transoceaniche per le quali temo una bolletta salata. Non dimentico l'incoraggiamento di un amico atleta, Dino Stucchi, che visse una storia analoga prima di Torino 2006. E Melania Corradini mi ha dedicato l'argento conquistato in superG. Dimesso dall'ospedale ho anche partecipato alla cerimonia di chiusura».
Di qua dall'oceano si è messa al lavoro una vera e propria task force: a casa Carrara era in programma il trasloco nella nuova casa, anticipato in fretta e furia per consentire a Luca di muoversi più agevolmente con la carrozzina, che dovrà utilizzare forzatamente per un paio di mesi.
«Era tutto vero anche al ritorno: gli striscioni all'aeroporto, la festa in famiglia. Sono iniezioni di fiducia che fanno bene, ma è presto per dire se ripartirò, se lo sci tornerà ad essere il mio "chiodo fisso": quello per ora me lo hanno messo nella gamba. Dipenderà dalle sensazioni».
Per avere una prima risposta basta lo sguardo che riserva al pettorale di gara 52, quello già pronto per lui al cancelletto di partenza della prova vinta dal tedesco Schoenfelder, uno che senza un braccio si è divertito a vincere cinque medaglie d'oro.
«Siamo atleti in senso pieno, la menomazione è qualcosa in più, non in meno». La rabbia è quella giusta, tra le pieghe della chiacchierata emerge anche il passato da atleta del basket in carrozzina e qualche prova estiva nello sci nautico. Segnatevi il nome: Luca Carrara. La storia non è ancora finita.

Autore: 

Giambattista Gherardi

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