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«Il cinema offre opportunità uniche di comunicazione: la forza delle immagini è più efficace di mille conferenze»: le parole del regista italo-marocchino Elia Moutamid sono state ideale manifesto, a Gandino, dell’ormai tradizionale Incontro interculturale. Organizzato dal locale Vicariato in coincidenza con la Giornata mondiale dei migranti, ha fatto convergere all’oratorio Sacro Cuore decine di famiglie delle più diverse etnie.
La serata è stata coordinata da Caritas vicariale e Consulta degli stranieri di Gandino con il supporto dell’Ufficio migranti della Diocesi, del Sistema bibliotecario Valseriana e dell’Agenda Interculturando della Comunità montana. A rompere il ghiaccio sono stati i cortometraggi «Telesperansa» e «Giornata Nera», realizzati dal regista nordafricano nella zona di Rovato (Brescia), dove vive con la famiglia da quando aveva due mesi.
Due storie semplici, nelle quali l’arma per mettere a nudo pregiudizi e diffidenze è la serena ironia. «Ho sempre creduto nel cinema come modalità espressiva di immediata condivisione – ha spiegato Moutamid dopo la proiezione – e credo che mostrando la semplice realtà si possano avviare percorsi virtuosi di dialogo e integrazione. Personalmente amo profondamente l’Italia che mi ha accolto, ma altrettanto non voglio tradire le mie origini marocchine e la mia religione musulmana. È questione di intelligenza, buon senso e soprattutto equilibrio. Vanno sempre e comunque evitati gli eccessi e gli estremismi, perché portano a pericolosi disequilibri. Bisogna perseguire il dialogo, lasciando perdere chi volutamente fomenta odio e contrasti. Quello fra culture è un confronto non un predominio: non esiste una cultura perfetta, ma esistono modi diversi, spesso complementari, di affrontare la vita e l’essere uomini ». In sala gli interventi da parte dei sacerdoti del Vicariato, guidati dal vicario don Corrado Capitanio (parroco di Cirano), ma anche di molti immigrati che poi sono diventati apprezzatissimi chef per il buffet internazionale.
Le famiglie straniere presenti in Val Gandino hanno offerto piatti cari alla tradizione dei diversi Paesi d’origine. Ecco quindi che a lasagne al forno, pizza e focaccia, si sono affiancati couscous, tajin con prugne e chabakia (dolce con mandorle e miele) dal Marocco, thiebou dieune e yassa (riso con pesce o carne) dal Senegal, enchiladas (tortine con mais e ragù di carne) dal Guatemala, byrek (torta salata) e ballakume (dolce con mais) dall’Albania. Immancabile il thè marocchino per il brindisi finale, che ha suggellato la gioia condivisa di una bella serata.