Ospitarono gli ebrei tra il '43 e il '44. Il Comune le ha premiate
Non sono soltanto quattro le famiglie gandinesi che fra il 1943 e il 1944 ospitarono a casa propria alcuni ebrei, salvandoli dalla deportazione nei campi di sterminio nazisti. Alle quattro famiglie premiate lo scorso novembre dallo Stato ebraico con l'onorificenza di «Giusto fra le nazioni» se ne sono aggiunte altre ventuno: nascosero una sessantina di ebrei, a rischio della propria vita, e il Comune di Gandino ha voluto premiarle, mercoledì sera, dando voce anche a coloro che vennero ospitati. Nella sala della biblioteca erano infatti presenti Kusil Loewi, oggi avvocato a Milano, e Pucci Isaack, pure residente a Milano, mentre Marina Loewi è intervenuta telefonicamente da New York.
La storia poco nota di questi gesti di solidarietà è stata indagata da Lodovico «Iko» Colombi, ricercatore di storia locale che è riuscito ad alzare il velo dell'oblio su numerosi episodi di solidarietà umana. La serata si è aperta con il saluto del sindaco Gustavo Maccari che ha ricordato il sacrificio di sei milioni di ebrei, vittime dell'Olocausto nei campi di sterminio e di altri scampati alla morte.
È la memoria del bene, ha detto il sindaco, ad avere spinto l'Amministrazione comunale a ricordare l'alto valore del loro nobile comportamento. Nel prosieguo della serata, coordinata da Giambattista Gherardi, l'associazione Shalom di Firenze ha eseguito musiche della tradizione Hiddish, mentre su uno schermo scorrevano le terribili immagini (di fonte russa) relative alla liberazione dei prigionieri del lager di Auschwitz da parte dell'esercito sovietico, con una voce fuori campo che raccontava la triste vicenda di una famiglia fiorentina deportata in quel campo.
È seguita la relazione sulla ricerca di Iko Colombi che ha portato alla ribalta nuovi personaggi di quella drammatica vicenda. Tra gli ospiti della serata ha preso la parola Kusil Loewi «Carluccio», che fu ospitato con il padre Antonio e la madre Senta Kuschlin dalla famiglia Servalli. «La generosità dei gandinesi - ha ricordato l'avvocato che all'epoca aveva 4 anni - ci permise di condurre un'esistenza dignitosa e una vita quasi normale, mentre attorno si scatenava la caccia ai partigiani e agli ebrei. Mi vengono in mente episodi gioiosi come le feste di compleanno ed altri drammatici come l'assedio dei tedeschi ai prigionieri russi rinchiusi nella scuola elementare di Gandino».
Drammatico anche il racconto di Angelo Colombi: «Alle cinque del mattino scendevo da Cirano a Gandino a piedi nudi, quando incappai in un rastrellamento nazi-fascista. In 40 fummo deportati in Austria e finimmo nel campo di Mauthausen. Ci sono rimasto molti mesi con lo stesso vestito di quando ero stato fatto prigioniero». Tra i riconoscimenti anche quello a Giulio Mosconi, impiegato comunale e poi sindaco del paese, il quale, come spiega il figlio Giuseppe, «essendo addetto all'anagrafe, predispose documenti personali e carte annonarie false per dare ai rifugiati ebrei una nuova identità e la possibilità di sopravvivere garantendo loro il pane quotidiano».
La storia poco nota di questi gesti di solidarietà è stata indagata da Lodovico «Iko» Colombi, ricercatore di storia locale che è riuscito ad alzare il velo dell'oblio su numerosi episodi di solidarietà umana. La serata si è aperta con il saluto del sindaco Gustavo Maccari che ha ricordato il sacrificio di sei milioni di ebrei, vittime dell'Olocausto nei campi di sterminio e di altri scampati alla morte.
È la memoria del bene, ha detto il sindaco, ad avere spinto l'Amministrazione comunale a ricordare l'alto valore del loro nobile comportamento. Nel prosieguo della serata, coordinata da Giambattista Gherardi, l'associazione Shalom di Firenze ha eseguito musiche della tradizione Hiddish, mentre su uno schermo scorrevano le terribili immagini (di fonte russa) relative alla liberazione dei prigionieri del lager di Auschwitz da parte dell'esercito sovietico, con una voce fuori campo che raccontava la triste vicenda di una famiglia fiorentina deportata in quel campo.
È seguita la relazione sulla ricerca di Iko Colombi che ha portato alla ribalta nuovi personaggi di quella drammatica vicenda. Tra gli ospiti della serata ha preso la parola Kusil Loewi «Carluccio», che fu ospitato con il padre Antonio e la madre Senta Kuschlin dalla famiglia Servalli. «La generosità dei gandinesi - ha ricordato l'avvocato che all'epoca aveva 4 anni - ci permise di condurre un'esistenza dignitosa e una vita quasi normale, mentre attorno si scatenava la caccia ai partigiani e agli ebrei. Mi vengono in mente episodi gioiosi come le feste di compleanno ed altri drammatici come l'assedio dei tedeschi ai prigionieri russi rinchiusi nella scuola elementare di Gandino».
Drammatico anche il racconto di Angelo Colombi: «Alle cinque del mattino scendevo da Cirano a Gandino a piedi nudi, quando incappai in un rastrellamento nazi-fascista. In 40 fummo deportati in Austria e finimmo nel campo di Mauthausen. Ci sono rimasto molti mesi con lo stesso vestito di quando ero stato fatto prigioniero». Tra i riconoscimenti anche quello a Giulio Mosconi, impiegato comunale e poi sindaco del paese, il quale, come spiega il figlio Giuseppe, «essendo addetto all'anagrafe, predispose documenti personali e carte annonarie false per dare ai rifugiati ebrei una nuova identità e la possibilità di sopravvivere garantendo loro il pane quotidiano».
Data di inserimento:
04-02-2006