L'asso della carta stampata? Informare, non convincere

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29/05/2008
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Da sinistra: Piero Bonicelli, Gian Battista Gherardi, Pino Belleri e Ettore Ongis
Tornare alla realtà, alla rigorosa forza dei fatti. Raccontare le storie che popolano il nostro quotidiano. Ridare ai lettori le chiavi per decifrare quello che accade. Sfide che i giornali sono chiamati ad affrontare (e vincere) per continuare ad essere protagonisti nel mondo dell'informazione.
Traiettorie emerse l'altra sera a Gandino nel corso dell'incontro, organizzato dalla commissione Cultura del Comune, con i direttori de «L'Eco di Bergamo» Ettore Ongis, di «Oggi» Pino Belleri e di «Araberara» Piero Bonicelli. A moderare Giambattista Gherardi, direttore di Civit@s, periodico di informazione del Comune di Gandino.
Punto di partenza del dibattito una constatazione: in Italia (e non solo) si legge sempre meno (17 minuti il tempo medio dedicato alla lettura dei giornali, secondo un'indagine citata da Ongis). La televisione è sempre più padrona, mentre avanzano i nuovi media (Internet, telefonini). «È sempre più complicato appassionare i lettori – ha detto Belleri –. Noi cerchiamo di farlo raccontando soprattutto delle storie. Credo però che la carta stampata sia un mezzo insostituibile perché consente l'approfondimento. Certo, il momento richiede un ulteriore sforzo di creatività».
Secondo Ettore Ongis, «ci sono vie facili per vendere copie, ma il difficile è vendere usando l'intelligenza. Quello che noi cerchiamo di fare è considerare la persona che la mattina compra "L'Eco" un lettore, non un consumatore. E, allo stesso modo, cerchiamo di informare, non di persuadere».
Piero Bonicelli ha messo l'accento sul fatto che «la gente oggi fa fatica a leggere materialmente, ma anche a decifrare la realtà. E se uno non capisce cosa gli accade intorno è tagliato fuori. Manca quella capacità critica che si può acquisire solo con la lettura e l'approfondimento di un giornale».
Difficile è orientarsi anche nel gigantesco flusso di informazioni, dove ormai sempre più spesso trovano spazio anche notizie false o non verificate. Bisogna tornare ai fatti, secondo il direttore de «L'Eco di Bergamo»: «Quello che fa la differenza oggi è se uno ha visto o no, se uno è stato sul posto o no». Allo stesso modo, servono lettori e telespettatori dotati di senso critico, perché «il potere dell'informazione non è mai stato così forte e gli uomini così alienati».

Autore: 

Ni. An.

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