L'«Ape» a 50 anni conquista i giovani

Va forte il più umile dei mezzi di trasporto. Valentino Rossi ci portava a spasso gli amici Personalizzato, in Valle Seriana è diventato il protagonista di raduni, gare e divertenti show

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21/05/2005
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Bergamo non è Palermo. Nel capoluogo siciliano ne girano a bizzeffe, qui da noi - almeno in città - non se ne vedono moltissime. La più carina bazzica nelle zone di Borgo Santa Caterina. Un'Ape piccolissima, bianca a strisce arancioni che serve al trasporto del pane e del latte con una scritta simpaticissima sul cassonetto: «Da grande voglio fare il tir». Non è un tir anche se, da oltre 50 anni, sull'Ape si trasporta di tutto. I siciliani la chiamano «Lapa», un triciclo motorizzato che ormai fa parte dell'immaginario collettivo, della cultura (soprattutto nelle terre del Sud) con cui la gente lavora, gira per le strade trasportando mobili e ferraglie.
Nel tempo è diventata anche un'unità di misura; la legna non si misura a quintali ma «a Ape» e questo avviene anche nei nostri paesi dove, all'occorrenza, il boscaiolo ti fa il carico di «schinei». Un cassonetto pieno sono più o meno tre quintali e manco c'è bisogno di pesarli. Come mezzo di lavoro - l'Ape è o no uno degli insetti più industriosi del Creato? - in dotazione ad artigiani dei più svariati settori, idraulici, falegnami e pittori in testa, ma anche spazzacamini in via di estinzione, dal Nord a Sud e dall'Ovest all'Est (l'India è per la Piaggio un mercato immenso con oltre 100 milioni di potenziali clienti), l'Ape continua il suo successo di vendite. Ma la cosa sorprendente è che anche tra i giovani va alla grande. Basta fare in giro in valle (Seriana, in particolare) per rendersi conto di un fenomeno che ha i suoi bei perché. Nell'età in cui il motorino è out (perché quando piove è meglio lasciarlo nel box) e la macchina sarebbe in (ma costa troppo), l'Ape è perfetta. La si può comprare senza accendere un mutuo e consente di girare con un tettuccio sopra la testa e di ripararsi in caso di pioggia o di neve. Anzi, per dirla tutta, quando nevica l'assetto garantisce senza problemi un'ottima tenuta di strada (nei nostri paesi di montagna anche sotto le nevicate più abbondanti le Ape scorrazzano senza catene e sono la rabbia degli automobilisti). E poi, se permettete, fa molto ma molto più trendy di tante piccole sciccose «citycar».
Per entrare nella fenomenologia «apistica» delle nuove generazioni basterebbe fare un giro, il mese di luglio, ad Ardesio la cui Pro loco mette in campo l'«Ape day», una delle manifestazioni più simpatiche cui può capitare di assistere durante l'estate orobica (la quinta edizione è in programma per il 30 luglio). La giornata si articola in vari momenti a partire da quello meccanico-motoristico-acrobatico con una prova di slalom tra i vari ostacoli a cui partecipano tra i 20 e i 30 «equipaggi». Ebbene, quello che si vede in quei momenti, evoluzioni su una ruota, impennate, accelerazioni è roba degna del miglior Valentino Rossi (che, detto tra parentesi, usava l'Ape per andare a scuola di giorno e per divertirsi di sera con gli amici, facendo impazzire i carabinieri con scorribande che finirono il giorno in cui gli sequestrarono il mezzo). Poi subentra la seconda fase, che oseremmo definire pop-artistica, in cui si valutano gli elementi decorativi più caratterizzanti. E questo è il bello, perché il campionario delle Ape è in assoluto quanto di più bizzarro si possa immaginare. Oltre a rollbar rallistici, interni lussuosi, autoradio che l'explode gli fa un baffo, l'orpelleria con cui si può corredare un'Ape non conosce limiti.
Quella che ci è piaciuta di più - proprio a prescindere dal tema trattato - è quella di Ermanno Fornoni, detto «Pastore». Il suo mezzo, di una nuance verde sottobosco, primeggerebbe in qualsiasi competizione grazie a due particolari inimitabili: un paio di gigantesche corna di becco piantate sull'abitacolo e la scritta sul cassonetto furgonato: «Autotrasporti Pastore: cavre, galine, cunì e porsei». Ermanno, ad Ardesio, dove la meglio gioventù è dotata di una trentina di Ape, è considerato il decano e il precursore di un movimento che sta facendo proseliti un po' ovunque. Per esempio a Valbondione, dove hanno inventato lo «Snow Ape day», dove le apine si contendono il primato acrobatico sulla neve, ma anche a Gandino, dove il movimento è in crescita esponenziale. Insomma, per l'Ape una primavera senza tempo, come testimoniano le moltissime pubblicazioni tra cui segnaliamo «La Lapa e l'antropologia del quotidiano» di Melo Minnella.
Un agile volumetto dove si racconta la storia di questo triciclo che, di volta in volta, ha assunto le sembianze di risciò, camion e perfino elicottero. Un mezzo che per le prossime campagne pubblicitarie potrebbe aver già pronto un testimonial d'eccezione. Il nipote dell'Avvocato, già noto per aver lanciato la moda della felpa Fiat. Lui Lapo, lei Lapa.

Autore: 

Donatella Tiraboschi

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