La visita del presidente della Repubblica Giorgio Napolitano assume per la città e la Bergamasca un meritato e doveroso rilievo istituzionale. Per una bergamasca d'adozione, che vive a Gandino in Valle Seriana, c'è anche un aspetto di familiarità del tutto particolare, legato all'amicizia di vecchia data con Clio Maria Bittoni, o meglio la signora Napolitano oppure, per dirla all'americana, la First Lady tricolore. Clio Napolitano ha sposato il marito Giorgio a Roma, in Campidoglio, nel 1959, con rito civile. I coniugi Napolitano hanno avuto due figli, Giulio e Giovanni, e attualmente sono nonni di due nipoti: Sofia e Simone. Clio ha lavorato per molti anni nell'ufficio legislativo di Montecitorio, incarico dal quale si è dimessa nel 1992 quando il marito è stato eletto presidente della Camera dei deputati. La presidentessa è nata a Chiaravalle, in provincia di Ancona, nel 1934 e proprio qui è cresciuto il legame d'amicizia con Meri Capitani di due anni più giovane, che risiede a Gandino, con il marito e i figli. Nessuno pensi all'opportunista di turno, che in vista dell'arrivo dell'illustre ospite millanta la prestigiosa conoscenza. Al contrario la signora Meri è molto riservata a riguardo, e mostra la stessa, impeccabile serietà che ha caratterizzato i quasi quarant'anni da impiegata all'Ufficio postale di Gandino, dove giunse nel 1965 a seguito di un concorso nazionale. Otteniamo di fare con lei una chiacchierata per raccontare ai lettori questo legame «purché non si pensi che voglio farmi bella con il nome di Clio».
Come ha conosciuto la signora Napolitano?
«Conosco e sono stata amica di Clio Bittoni Napolitano per un motivo molto semplice: da bambine e da giovani abbiamo vissuto, dopo la fine della Seconda guerra mondiale, nella stessa casa di via Gramsci a Chiaravalle, in provincia di Ancona, nelle Marche. I genitori di Clio erano molto noti nella zona. Il padre era farmacista e sia lui che la madre erano molto impegnati in politica: lui comunista e lei socialista. Per le loro idee politiche negli anni del fascismo erano stati mandati al confino all'isola di Ponza. Anzi, Clio è stata concepita proprio durante il confino dei suoi genitori. Il padre, che si chiamava Amleto, e la madre, Diva (due classici nomi della terra marchigiana) quando erano a Ponza conobbero altri esuli. Tra questi, un greco che aveva una figlia di nome Clio: il nome piacque anche ai coniugi Bittoni che così chiamarono la primogenita. Più tardi, Clio ebbe una sorella, che si chiama Talia, un altro nome di origine greca».
Cosa ricorda di quegli anni insieme?
«Dopo la guerra abbiamo vissuto nella stessa casa di via Gramsci, per una decina di anni, fino al 1957. Era una casa modesta, con sei appartamenti: una casa "popolare". D'altra parte la famiglia Bittoni era molto semplice, nonostante fosse una famiglia "in vista": il padre di Clio nel frattempo era diventato sindaco del paese. Una semplicità che, da quanto vedo su giornali e tv, distingue Clio oggi come allora, quando fu avvocatessa di grido, specializzata in diritto del lavoro, in certi periodi più conosciuta di suo marito, che pure era dirigente del Partito comunista italiano. Noi abitavamo al pianterreno, loro al primo piano. Mia madre era una brava sarta e la nostra casa era sempre aperta a tutti, come era normale allora, quando le persone si aiutavano con molta semplicità. Fra le persone che venivano molto spesso a casa nostra c'erano proprio Clio e Talia, oltre alla loro mamma Diva. Per noi è stato facile legare. È stata un'amicizia sincera, semplice, come può accadere tra due bambine, poi ragazze, poi giovani donne che crescono in condizioni simili e sotto lo stesso tetto. Clio, in particolare, che frequentava il liceo classico a Jesi, una cittadina vicina a Chiaravalle, mi passava spesso i suoi libri».
Poi le vostre strade si sono divise.
«Quando Clio aveva diciotto anni si trasferì a Napoli, con la sua famiglia, e si mise a studiare Giurisprudenza. Fu a Napoli che conobbe suo marito Giorgio. Il legame con Chiaravalle però non si interruppe. Ricordo che Giorgio Napolitano era atteso, a settembre, quando a Chiaravalle si faceva la "Festa dell'Unità". In quell'occasione, la coppia capitava nella vecchia casa di via Gramsci. La frequentazione con Clio è terminata ovviamente in quei lontani anni, ma non abbiamo mai smesso, sia pure raramente e con gli impedimenti del nuovo ruolo, di sentirci, in particolari occasioni familiari, quali matrimoni o ricorrenze legate ai figli. D'altra parte, sapevamo di Clio tramite una zia della madre, che ci aggiornava puntualmente sulla sua vita sempre più pubblica».
Come avete vissuto la notizia dell'elezione di Napolitano alla presidenza della Repubblica nel maggio 2006?
«Per me e per la mia famiglia è stato un momento di festa, una vera commozione. Il filo della memoria ha ripercorso in pochi secondi un lunghissimo periodo di tempo: dall'immagine di una ragazza che veniva a trovarci in casa e mi prestava i suoi romanzi a quella di una donna ormai matura che andava ad abitare al Quirinale. E sono certa che "il Palazzo" ha un'ottima padrona di casa».
L'amica di Gandino: «Clio Napolitano mi prestava i libri»
31-01-2011