Gli antichi canali della Concossola trasformati in camminamenti protetti.Pannelli informativi anche sul monte Croce e lungo la «Via della lana»
È un passaggio di testimone, la conferma di come il distretto della Val Gandino, celeberrimo nel mondo per la tradizione tessile, stia cambiando pelle, lavorando a fatica su trama e ordito di una nuova vocazione turistica e culturale.
Si sono conclusi nel corso del 2013 a Gandino, Leffe, Peia e Casnigo i lavori relativi ad alcune aree legate un tempo all’attività degli opifici e oggi rivalutate nell’ottica di promuovere escursioni e sostenibilità ambientale. L’intervento ammonta complessivamente a circa 240 mila euro ed è stato finanziato dal Gruppo di azione locale 4 Valli e Laghi, la società pubblica nata nel 2009 che lavora su fondi comunitari legati al Piano di sviluppo rurale. Ponti e canali A Gandino a vivere una seconda giovinezza sono gli antichi condotti della Concossola, con il ripristino di ponti e canali che diventano un percorso didattico inedito e al tempo stesso un itinerario suggestivo per escursionisti.
«L’aumento della domanda di lana greggia – segnala Ivan Moretti, che ha curato la parte progettuale dell’intervento – è stata conseguenza diretta dello sviluppo rurale-industriale laniero in Val Gandino a partire dal XIV secolo. L’acqua era elemento primario e indispensabile per le industrie, poste lungo il torrente Romna e la Valle Concossola.
L’antico condotto è un’opera di ingegneria non comune con soluzioni architettoniche che meritano di essere valorizzate». Grazie ai lavori di bonifica è stato riportato alla luce l’antico ponte-canale sulla roggia, dettagliato nelle antiche tavole progettuali redatte nel 1889 dall’ingegner Giuseppe Crespi e nei rilievi del 1965 degli ingegneri Luigi e Mario De Beni di Bergamo. Il percorso si sviluppa per circa 650 metri, a senso unico di percorrenza, partendo dalla sorgente Concossola e attraversando anche la Valle che scende dal Campo d’Avene.
I visitatori potranno camminare sopra un grigliato zincato con relativa barriera di protezione e, per alcuni tratti, direttamente all’interno della condotta. Peia e le sue pecore A Peia l’azione del Gal ha riguardato la «Pozza del Lino» situata a monte dell’abitato in località Poiana. «Già nel Cinquecento – sottolinea Moretti – Peia deteneva il primato nell’allevamento ovino, e la Pozza era un punto strategico lungo l’antica “Via della lana”, utilizzata per collegare la Val Gandino alla Val Cavallina e alla Mitteleuropa. Era luogo di mercato e scambio dei prodotti lanieri ed ora offrirà quiete e benessere agli escursionisti».
Dello stesso tenore l’intervento promosso a Leffe, nella zona del monte Croce, patria delle seconde case degli imprenditori leffesi che negli anni del boom non volevano allontanarsi troppo dai telai che lavoravano notte e giorno senza sosta. Qui, in un’area di circa un ettaro, è presente il fenomeno carsico delle doline, con depressioni che avviano percorsi atipici dell’acqua. Ad aprire nuovi orizzonti è anche il recupero, a Casnigo, della Via «’ella Bàrbada», tratto strategico nel percorso che legava la Val Seriana e la Val Brembana, attraverso la Valle del Riso e l’altopiano di Clusone. «Lo sarà anche in questo nuovo utilizzo turistico – aggiunge Moretti –, visto che aggiunge un ulteriore allacciamento della Val Gandino alla pista ciclo-pedonale lungo il fiume Serio».
Le opere in Val Gandino sono state realizzate dalla Edilcattaneo di Cerete e dalla Bricomec di Vertova. Da sottolineare l’origine valligiana dei titolari (Luigi Cattaneo è di Casnigo, mentre Pietro Torri della Bricomec è di Gandino) che rafforza il tema delle ricadute locali, anche immediate, di questi investimenti. Particolare attenzione infine all’aspetto informativo. «Sono state installate bacheche e pannelli illustrati, affinchè i turisti comprendano la genesi e lo sviluppo di alcuni luoghi».
Passeggiando… si impara.