La saggezza delle lapidi ritrovate

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17/01/2011
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«Il motto degli antichi mai mentì».
Lo scriveva Giovanni Verga ne «I Malavoglia», il problema è ricordarsene ogni giorno. Aveva ragione, ma rischiamo di dimenticarcene e trattare ormai come «vecchia» questa massima e tante altre simili. L'ammonimento a trarre utile consiglio dalla saggezza di chi ci ha preceduto è certo cosa condivisa, ma al giorno d'oggi appare sempre più una sterile filosofia. Insomma: ci crediamo, ma siamo tutti in tutt'altre faccende affaccendati.
L'altro giorno a Gandino si è staccata una frana sopra Barzizza, in un'amena località popolata di villette. Un fragore e una scarica di pietre per fortuna senza danni a persone e cose. I massi sono arrivati a lambire una vecchia lapide, che molti nemmeno ricordavano, a lato della strada. Poche parole, vergate esattamente un secolo fa: «Requiem a Franchina Tranquillo, di anni 28, caduto vittima di un macigno il 27 novembre 1911». Un ricordo che vale un ammonimento.
Quante volte non prestiamo attenzione a questi «vecchi segnali». Si pensi alle targhe murate su qualche palazzo (quelle velate di fucsia e liberate l'altro giorno per farle notare ai troppi distratti), ma anche e soprattutto alle lapidi che un poco ovunque segnalano con umile pietà la morte di qualcuno, in un incidente o in qualche disgrazia.
Per i casi più recenti ci sono fiori freschi e magari messaggi e poesie, per altri i caratteri di piombo delle scritte si mescolano alla polvere e all'abbandono.
A ben pensarci sono ammonimenti semplici e chiari, utili e forti, più di un segnale luminoso e lampeggiante. Forse è il caso di distrarsi meno con i «consigli per gli acquisti». Le vecchie lapidi hanno saggezza da vendere.

 

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