La polenta di Gandino «corre» alla disfida di Varzi

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24/03/2007
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Trasferta in quel di Varzi, nel Pavese, per i polentai di Gandino: una delegazione parteciperà oggi e domani alla «Disfida della polenta», l'expo enogastronomico che decreterà anche la miglior polenta dell'anno. Una gara sentita, in Valgandino, visto che il paese vanta il primato di essere il primo luogo in Lombardia dove venne coltivato il mais, nel 1632.
In questo caso l'approccio non è legato a storia e cultura, ma piuttosto ad un ambito gastronomico, visto che la singolare manifestazione si propone (attraverso una vera e propria gara) di decretare la miglior polenta, cui verranno abbinate pietanze preparate dalla Scuola alberghiera di Salice Terme. Ci sarà un allestimento di carattere fieristico, con stand promozionali ed espositivi.
Gandino presenterà le proprie ricchezze artistiche, storiche e paesaggistiche con pannelli fotografici, depliant illustrati, figuranti in costume d'epoca (il prossimo 30 giugno è prevista la rievocazione storica «In Secula»), arcieri del Gruppo Storico Valgandino, opportunità di visite virtuali al centro storico grazie a una postazione multimediale e soprattutto con la polenta.
L'organizzazione si è mostrata entusiasta di accogliere la delegazione di Gandino, visto che il paese vanta il primato di essere il primo luogo in Lombardia dove venne coltivato il mais, nel 1632. In prima fila per il riconoscimento della primogenitura lombarda per la coltivazione del mais c'è anche Costa Volpino, che celebra la figura del cavaliere Piero Gaioncelli (1578-1637), che importò nel 1636 il mais dall'America. Si tratta di un mais che si differenzia da quello comunemente noto per un accentuato colore rosso mattone.
A portar per primo il mais in terra lombarda sarebbe stato però un «foresto» gandinese, che nel 1632 avrebbe coltivato per primo il «melgotto». Per certificare la primogenitura risulta preziosissima la memoria di Francesco Radici, figlio di Giovan Battista e di Giovanna Schioppi. Gli appunti storici del Radici abbracciano il periodo fra il 1623 e il 1654 e sono pervenuti a noi grazie alle trascrizioni di Ferdinando Fasciotti (gandinese trasferitosi a Torino, probabile possessore dell'originale purtroppo disperso) e di Filippo Lussana nel 1881. La nota integrale del Radici così recita: «1632 - Fu seminato il primo campo di melgotto nel terreno chiamato la Costa sotto Corno, in contrata di Clusvene; e tutti andavano a vedere il seminato nuovo di detto grano mai più veduto in Italia. Dopo ne fecero semenze; e fu portato in paese da un foresto».
Sarebbe dunque la zona di Clusven, alle pendici del monte Corno, la culla lombarda del mais, ed è merito dei ricercatori Battista Suardi e Pietro Gelmi aver riportato in piena visibilità questa particolare memoria, pubblicata anni fa nel volumetto «Memorie valgandinesi del Cinque-Seicento». Anche la Provincia, che appoggerà la presenza gandinese a Varzi, ha confermato nella guida ai prodotti tipici il primato di Gandino.

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G. B. G.

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