Motta, accusato di favoritismi, esce dalla Giunta per ricorrere alle vie legali. Il sindaco: il posto resta suo
Si è dimesso dalla Giunta di Gandino Leonardo Motta, assessore ai Lavori pubblici e all'Edilizia pubblica.
L'annuncio è stato dato dal sindaco Gustavo Maccari (lista civica «Insieme per Gandino, Barzizza e Cirano») in apertura di seduta dell'ultimo Consiglio comunale, quando ha letto un documento in cui ha spiegato le motivazioni della decisione di Motta esprimendo solidarietà e stima nei confronti del collaboratore dimissionario. Non si tratta infatti di una crisi della maggioranza, ma di una risposta agli attacchi di cui l'assessore era oggetto da tempo dentro e fuori il Consiglio comunale.
Le dimissioni di Motta (non presente alla seduta consiliare) sono l'ultimo atto di una vicenda che ha visto la Lega Nord all'attacco dell'amministrazione, e in particolare dell'assessore, con una serie di manifesti, dal contenuto piuttosto pesante, esposti sulla vetrina della sede leghista (e pubblicati sul sito Internet della Lega gandinese), che chiamano in causa Leonardo Motta. Nei manifesti, che ormai sono oggetto di discussione a Gandino, la Lega accusa l'amministrazione di essere «fuorilegge» perché avrebbe favorito nella realizzazione di opere pubbliche (in particolare la «bretella» per il Monte Farno) le proprietà di parenti di alcuni assessori e consiglieri comunali di maggioranza. Accusa ribadita in un comunicato stampa dal titolo «Sono tornati», dove sono elencati i nomi delle persone (assessori e consiglieri) chiamate in causa, fra cui l'assessore all'urbanistica. Di fronte agli attacchi, l'ultimo dei quali lo accusa della situazione dell'ufficio tecnico, definita dai leghisti «allo sbando» per le dimissioni di due tecnici, Leonardo Motta si è dimesso «in attesa che venga fatta piena luce in merito alle dichiarazioni fortemente lesive della mia dignità».
Il sindaco Maccari ha aggiunto di aver accettato a malincuore le dimissioni convenendo però sulla volontà del componente la Giunta di potersi difendere nelle sedi legali in piena libertà e autonomia, senza che ne venga investito il suo ruolo istituzionale, dagli attacchi che hanno avuto un crescendo negli ultimi mesi. Ma il sindaco ha sottolineato che, pur accettando la sua temporanea rinuncia all'assessorato, una volta conclusa la battaglia legale per la difesa del suo onore e della sua persona, Motta riprenderà il suo lavoro da assessore a tempo pieno.
A difesa di Motta è sceso in campo il gruppo che ha candidato a sindaco Maccari, «Insieme per Gandino, Barzizza e Cirano», che ha replicato, con non minore forza, alle accuse della Lega sostenendo che «se a Gandino c'è del marcio si tratta di una eredità lasciata dall'amministrazione leghista che - si legge tra l'altro nel manifesto affisso ai muri - ha lasciato il Comune in stato di dissesto economico e privo di ogni struttura operativa» e inoltre «ha sperperato ogni risorsa finanziaria indebitando all'inverosimile il comune». Di conseguenza il Comune può solo avvalersi di persone (due consulenti) che prestano la propria opera in forma di collaborazione coordinata continuativa e non fissa. «E ovvio - conclude il documento - che chi non ha un posto fisso cerchi di trovarne uno sicuro e l'unica persona assunta non regga ai ritmi di un ufficio dove dovrebbero operare molti più dipendenti».
La diatriba pare aver imboccato la via delle carte bollate e promette nuovi sviluppi. Nel frattempo Motta ha rimesso la delega di assessore ai Lavori pubblici nelle mani del sindaco - si occuperà del settore - ma continuerà a far parte del Consiglio comunale.
L'annuncio è stato dato dal sindaco Gustavo Maccari (lista civica «Insieme per Gandino, Barzizza e Cirano») in apertura di seduta dell'ultimo Consiglio comunale, quando ha letto un documento in cui ha spiegato le motivazioni della decisione di Motta esprimendo solidarietà e stima nei confronti del collaboratore dimissionario. Non si tratta infatti di una crisi della maggioranza, ma di una risposta agli attacchi di cui l'assessore era oggetto da tempo dentro e fuori il Consiglio comunale.
Le dimissioni di Motta (non presente alla seduta consiliare) sono l'ultimo atto di una vicenda che ha visto la Lega Nord all'attacco dell'amministrazione, e in particolare dell'assessore, con una serie di manifesti, dal contenuto piuttosto pesante, esposti sulla vetrina della sede leghista (e pubblicati sul sito Internet della Lega gandinese), che chiamano in causa Leonardo Motta. Nei manifesti, che ormai sono oggetto di discussione a Gandino, la Lega accusa l'amministrazione di essere «fuorilegge» perché avrebbe favorito nella realizzazione di opere pubbliche (in particolare la «bretella» per il Monte Farno) le proprietà di parenti di alcuni assessori e consiglieri comunali di maggioranza. Accusa ribadita in un comunicato stampa dal titolo «Sono tornati», dove sono elencati i nomi delle persone (assessori e consiglieri) chiamate in causa, fra cui l'assessore all'urbanistica. Di fronte agli attacchi, l'ultimo dei quali lo accusa della situazione dell'ufficio tecnico, definita dai leghisti «allo sbando» per le dimissioni di due tecnici, Leonardo Motta si è dimesso «in attesa che venga fatta piena luce in merito alle dichiarazioni fortemente lesive della mia dignità».
Il sindaco Maccari ha aggiunto di aver accettato a malincuore le dimissioni convenendo però sulla volontà del componente la Giunta di potersi difendere nelle sedi legali in piena libertà e autonomia, senza che ne venga investito il suo ruolo istituzionale, dagli attacchi che hanno avuto un crescendo negli ultimi mesi. Ma il sindaco ha sottolineato che, pur accettando la sua temporanea rinuncia all'assessorato, una volta conclusa la battaglia legale per la difesa del suo onore e della sua persona, Motta riprenderà il suo lavoro da assessore a tempo pieno.
A difesa di Motta è sceso in campo il gruppo che ha candidato a sindaco Maccari, «Insieme per Gandino, Barzizza e Cirano», che ha replicato, con non minore forza, alle accuse della Lega sostenendo che «se a Gandino c'è del marcio si tratta di una eredità lasciata dall'amministrazione leghista che - si legge tra l'altro nel manifesto affisso ai muri - ha lasciato il Comune in stato di dissesto economico e privo di ogni struttura operativa» e inoltre «ha sperperato ogni risorsa finanziaria indebitando all'inverosimile il comune». Di conseguenza il Comune può solo avvalersi di persone (due consulenti) che prestano la propria opera in forma di collaborazione coordinata continuativa e non fissa. «E ovvio - conclude il documento - che chi non ha un posto fisso cerchi di trovarne uno sicuro e l'unica persona assunta non regga ai ritmi di un ufficio dove dovrebbero operare molti più dipendenti».
La diatriba pare aver imboccato la via delle carte bollate e promette nuovi sviluppi. Nel frattempo Motta ha rimesso la delega di assessore ai Lavori pubblici nelle mani del sindaco - si occuperà del settore - ma continuerà a far parte del Consiglio comunale.
Data di inserimento:
14-11-2005