Continuiamo purtroppo nel tunnel della crisi economica e la via d’uscita non si intravede.
C’è già chi si aspetta un rallentamento della ripresa internazionale che ulteriormente debiliterebbe la situazione italiana di recessione. Mentre continuano a peggiorare per noi i fattori di competitività. La crisi del tessile a Bergamo ed in generale in Italia purtroppo non accenna ad attenuarsi. La somma fra calo dei redditi e dei consumi e la non visibilità a breve di un’idea di ripresa, porta la gente a risparmiare ulteriormente. A Bergamo e provincia, in Val Seriana in particolare, la situazione continua a peggiorare. Ne fanno fede l’aumento costante del ricorso agli ammortizzatori sociali, sia ordinari che speciali, ed il numero di vertenze per riduzione di personale. Si fatica ormai anche a ricollocare la manodopera maschile. In Val Seriana c’è ormai il rischio concreto che centinaia di ex lavoratrici tessili abbandonino di fatto il mercato del lavoro per la difficoltà della ricollocazione. Mentre la crisi si allarga al meccanotessile (con 40 lavoratori in mobilità alla Promatech) e rallenta la plastica. Abbiamo il primo gruppo consistente di esuberi maschi (circa 80 alla Radici Tessuti) e il mondo Radici non appare in grado di assorbire altra manodopera. E’ indispensabile attivare una fase ulteriore alle iniziative messe in campo in questi mesi. Sono stati importanti gli accordi con il Ministero del Lavoro per la CIG Speciale in deroga, hanno dato un fondamentale segnale di attenzione e di iniziativa locale e nazionale sul tessile e respiro a decine di aziende e centinaia di addetti.
Importanti anche le iniziative che cominciamo a mettere in atto con la Provincia, i Centri per l’Impiego, i CFP provinciali, l’Agenzia di outplecement sulla riqualificazione e la ricollocazione lavorativa. Cominciamo anche ad avere le prime risposte positive (Halley e Triumph), tutte da consolidare, anche da parte di gruppi di lavoratrici sulla riqualificazione e ricollocazione attraverso corsi anche impegnativi di 600 ore e oltre, per l’assistenza sanitaria agli anziani.
Dopo lo sciopero di dicembre e la costituzione di un Comitato di cittadini, il ruolo del Commissario on. Stucchi sulla superstrada della Val Seriana induce finalmente qualche cauto ottimismo sul tema delle infrastrutture per la valle. Finalmente Comunità Montane, Sindaci, amministratori e politici locali hanno dichiarato e dimostrato, concretamente e mettendosi in gioco, la volontà a collaborare per una politica attiva del lavoro e dello viluppo produttivo territoriale. Per quanto ancora insufficienti, anche se indispensabili, questi primi risultati dimostrano la necessità ed insieme l’efficacia del fare squadra, del fare sistema. Condizione indispensabile per consolidare iniziative, gestendo fronti aperti ed avviati, e per aprire ed avviarne di nuovi, indispensabili e più avanzati.
Necessario anche consolidare relazioni ed iniziative con e fra le istituzioni (Provincia, Regione Ministeri UE) e loro staff e agenzie. Rispunta la necessità di un coordinamento, di una cabina di regia, che finalizzi, dia ordine ed efficacia alla manovra e al lavoro di ciascun soggetto attivo.
Sarà utile mettere in campo anche altri soggetti, agenzie, strutture che possano contribuire al rilancio dell’iniziativa produttiva ed economica sul territorio, partendo magari dalla Val Seriana, avendo però presente che quanto fatto in questo caso tornerà utile come merito e metodo sul resto del territorio. L’aspetto della ricollocazione del personale in un territorio monoproduttivo evidenzia la necessità della riqualificazione e diversificazione produttiva e dei servizi per ricollocare effettivamente la manodopera ma soprattutto evitare il rischio di un depauperamento anche a brevissimo tempo dell’intiera area. Il primo segnale concreto è appunto, a mio avviso, l’abbandono del mercato del lavoro da parte di decine di ex lavoratrici.
Bisogna passare alla fase propositiva e costruttiva.
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Proseguire sulla cabina di regia e sul fare sistema e fare squadra: l’assessore provinciale Giuliano Capetti deve provvedere a convocare a più presto il tavolo fra istituzioni e soggetti sociali ed economici in Valle.
Per il merito delle politiche diventa importante conoscere i risultati delle due indagini, quella della Provincia con i piccoli della Val Gandino e l’altra del Gruppo tessili dell’Unione Industriali. I filoni di lavoro però possiamo già intravederli. Come incentivare i piccoli a dimensionarsi anche attraverso agglomerazioni varie, a inserirsi in reti lunghe, riqualificarsi con innovazione di prodotto, a riconvertirsi quando necessario, acquisire capacità di marketing, cercare e raggiungere nuovi mercati, passare da prodotti specifici al proporre set funzionali, riposizionarsi e risalire la filiera, darsi la capacità di coalizione fra loro e con altri soggetti locali ed extralocali, assumere la necessità di accedere o fare ricerca scientifica e tecnologica, a fare sinergia su ambiente, formazione, servizi, forniture.
Bisogna porre con forza la questione del "DISTRETTO TESSILE", da costruire o in relazione alle normative nazionali, come nell’esperienza del Distretto di Palazzolo S/O, o come metadistretto sulla base delle normative regionali. Sono forse possibili anche soluzioni "miste" e di diverse articolazioni.
Certo è ormai indispensabile una struttura di coordinamento e direzione delle politiche industriali del tessile bergamasco. Bisogna finalmente chiudere il cerchio fra il tessuto produttivo della Valle ed alcune delle agenzie che da tempo o da sempre operano a Bergamo; Camera di Commercio, Servitec con il polo tecnologico di Dalmine e le Università bergamasche. Senza dimenticare che ci si potrebbe rapportare con qualsiasi altro centro di studi o ricerca si ritenesse opportuno sul piano nazionale ed oltre.
Riemerge una questione generale (che riguarda tutti i soggetti, nel senso di tutti e ciascuno, in ogni campo e attività) diventata in questi anni fondamentale e irrinunciabile, che è il mettersi in rete. Dal generale al particolare, mi sovviene l’esempio, che può essere strategico per noi, della rete internazionale di chi fa ricerca sulle nanotecnologie.
Potrebbe essere importante la possibilità di collocare anche fisicamente in Valle qualche progetto specifico di queste agenzie, sul tessile o settori collaterali o che in qualche modo offrano uno sbocco al tessile. Questa opportunità potrebbe avere collocazione e nel contempo sostenere le iniziative di riuso delle aree tessili dismesse, a partire dalla exCantoni di Pontenossa. Sempre sul merito del sostegno in particolare al tessuto delle piccole e piccolissime aziende potrebbe essere utile la creazione di un point service, un’agenzia, uno sportello finalizzato ai rapporti con la burocrazia, all’utilizzo di servizi vari pubblici e privati, alla ricerca e all’attivazione di finanziamenti anche qui pubblici (dalla UE fino giù alle Comunità Montane) o privati, ai rapporti con le agenzie (Camera Commercio, Servitec, Università e Centri di ricerca) che abbiamo già citato ed altri.
Per una questione di ruolo e coerenza dobbiamo chiedere innanzitutto alle grandi aziende, globalizzate nate e radicate in loco, un impegno alla collocazione in Valle di nuovi business aggiuntivi. Ovviamente proseguire con determinazione l’impegno di tutti sulle infrastrutture e la viabilità, seguire il lavoro del on. Stucchi sulle superstrada ma anche dare impulso al cantiere della tramvia per Albino. Bisogna proseguire l’impegno coordinato dalla Provincia sulla riqualificazione la formazione e la ricollocazione dei tessili espulsi dal settore. Sarà fondamentale fin d’ora rendere i Centri Territoriali per l’Impiego in grado di intercettare la necessità reale di manodopera, a partire dalla mobilità fisiologica, comunque presente sul territorio, nonché di come dotarli della capacità di lettura dell’evoluzione dei comparti economicoproduttivi e dei servizi nel territorio per poter indirizzare la formazione professionale. I sindacati tessili presenteranno a settembre una piattaforma per rendere concreto e preciso l’impegno di tutti i soggetti su tutte queste tematiche, giudicate da noi, impellenti.