Ricorso ad ammortizzatori sociali per 600 persone «Serve una verifica con le aziende e col territorio»
Se nulla si farà al più presto, il meccanotessile della Valle Seriana prima della fine dell'anno rischia di subire pesanti ripercussioni: non solo dal punto di vista imprenditoriale, ma anche da quello occupazionale.
A suonare la prima sirena d'allarme è il sindacato dei metalmeccanici della Cisl di Bergamo, per voce del segretario provinciale Fim, Ferdinando Uliano e del responsabile di zona Giancarlo Carminati. Oggi come oggi, hanno spiegato i sindacalisti in una conferenza stampa, il «distretto meccanotessile seriano vede circa 600 lavoratori interessati dall'utilizzo di ammortizzatori sociali: la metà circa degli occupati nel comparto. Si tratta di 480 lavoratori che fanno parte del gruppo Itema, nello specifico, 310 di Promatech dal 1° marzo scorso in cassa straordinaria per un anno, ai quali si aggiungono 30 lavoratori che hanno usufruito della mobilità volontaria, e 140 addetti di First dallo scorso gennaio in cassa ordinaria. Ci sono poi una cinquantina di dipendenti in cassa ordinaria alla Panter di Gandino».
A questi, spiega ancora Uliano «si aggiungono circa 80-90 addetti dell'indotto industriale e artigiano che nella zona gravitano proprio sull'attività meccanotessile seriana e che, con gli attuali chiari di luna, potrebbero subire nei prossimi mesi le ripercussioni di una situazione difficile».
Come spiega il segretario provinciale della Fim-Cisl di Bergamo, a preoccupare sono le difficoltà congiunturali che attanagliano il settore meccanotessile ormai dallo scorso autunno. Nei mesi trascorsi dal registrarsi dei primi segnali di difficoltà la situazione non è andata per niente migliorando: anzi, le difficoltà si sono accentuate «rischiando di trasformarsi da congiunturali a strutturali».
Dalla Fim di Bergamo, infatti, le attese per i prossimi mesi, sul settore meccanotessile, non sono in miglioramento: «Sicuramente fino alle ferie estive la situazione di difficoltà è confermata dallo stesso andamento degli ordini che le aziende hanno comunicato. Non si intravede poi, per i mesi successivi alle ferie, alcun segnale concreto che il ciclo economico possa ripartire a breve. Se la situazione non cambia, il rischio è che la crisi impatti pesantemente sulla struttura organizzativa e occupazionale della zona».
Messaggi d'allarme perché il territorio seriano è legato a doppio filo alla realtà industriale meccanotessile: segnali di cedimento rischierebbero - secondo le interpretazioni di Uliano e Carminati - di mettere in crisi il tessuto sociale della zona.
«C'è la necessità di chiarire al più presto con i responsabili delle aziende quali siano le reali intenzioni imprenditoriali sulle aziende presenti in zona. Stiamo registrando forti processi di internazionalizzazione con spostamenti di parte di produzioni su mercati dell'est, Europa e Asia. Ma non si sono delineati chiari e precisi disegni industriali per quanto riguarda la presenza produttiva in valle» evidenziano Uliano e Carminati. Ma il chiarimento, i responsabili della Fim lo vogliono anche con i responsabili del territorio: provinciali e di area. «C'è la necessità di aprire un tavolo di confronto con le istituzioni al fine di valutare con serietà ed attenzione le strade da percorrere nel caso in cui la crisi congiunturale si dovesse trasformare in strutturale. Occorre prevedere le linee di indirizzo ed operative nel caso si dovesse evidenziare un'emergenza occupazionale e sociale sull'area della Valle Seriana. Ipotizzare cioè interventi di supporto nel caso di esuberi, formativi e di riconversione del personale che eventualmente dovesse risultare in eccedenza, programmando nel contempo piani di eventuale ricollocazione».
Strategie già positivamente testate in altre occasioni ma che dovrebbero essere messe già tra le priorità per avere risposte concrete pronte nel momento in cui l'emergenza dovesse concretizzarsi.
A suonare la prima sirena d'allarme è il sindacato dei metalmeccanici della Cisl di Bergamo, per voce del segretario provinciale Fim, Ferdinando Uliano e del responsabile di zona Giancarlo Carminati. Oggi come oggi, hanno spiegato i sindacalisti in una conferenza stampa, il «distretto meccanotessile seriano vede circa 600 lavoratori interessati dall'utilizzo di ammortizzatori sociali: la metà circa degli occupati nel comparto. Si tratta di 480 lavoratori che fanno parte del gruppo Itema, nello specifico, 310 di Promatech dal 1° marzo scorso in cassa straordinaria per un anno, ai quali si aggiungono 30 lavoratori che hanno usufruito della mobilità volontaria, e 140 addetti di First dallo scorso gennaio in cassa ordinaria. Ci sono poi una cinquantina di dipendenti in cassa ordinaria alla Panter di Gandino».
A questi, spiega ancora Uliano «si aggiungono circa 80-90 addetti dell'indotto industriale e artigiano che nella zona gravitano proprio sull'attività meccanotessile seriana e che, con gli attuali chiari di luna, potrebbero subire nei prossimi mesi le ripercussioni di una situazione difficile».
Come spiega il segretario provinciale della Fim-Cisl di Bergamo, a preoccupare sono le difficoltà congiunturali che attanagliano il settore meccanotessile ormai dallo scorso autunno. Nei mesi trascorsi dal registrarsi dei primi segnali di difficoltà la situazione non è andata per niente migliorando: anzi, le difficoltà si sono accentuate «rischiando di trasformarsi da congiunturali a strutturali».
Dalla Fim di Bergamo, infatti, le attese per i prossimi mesi, sul settore meccanotessile, non sono in miglioramento: «Sicuramente fino alle ferie estive la situazione di difficoltà è confermata dallo stesso andamento degli ordini che le aziende hanno comunicato. Non si intravede poi, per i mesi successivi alle ferie, alcun segnale concreto che il ciclo economico possa ripartire a breve. Se la situazione non cambia, il rischio è che la crisi impatti pesantemente sulla struttura organizzativa e occupazionale della zona».
Messaggi d'allarme perché il territorio seriano è legato a doppio filo alla realtà industriale meccanotessile: segnali di cedimento rischierebbero - secondo le interpretazioni di Uliano e Carminati - di mettere in crisi il tessuto sociale della zona.
«C'è la necessità di chiarire al più presto con i responsabili delle aziende quali siano le reali intenzioni imprenditoriali sulle aziende presenti in zona. Stiamo registrando forti processi di internazionalizzazione con spostamenti di parte di produzioni su mercati dell'est, Europa e Asia. Ma non si sono delineati chiari e precisi disegni industriali per quanto riguarda la presenza produttiva in valle» evidenziano Uliano e Carminati. Ma il chiarimento, i responsabili della Fim lo vogliono anche con i responsabili del territorio: provinciali e di area. «C'è la necessità di aprire un tavolo di confronto con le istituzioni al fine di valutare con serietà ed attenzione le strade da percorrere nel caso in cui la crisi congiunturale si dovesse trasformare in strutturale. Occorre prevedere le linee di indirizzo ed operative nel caso si dovesse evidenziare un'emergenza occupazionale e sociale sull'area della Valle Seriana. Ipotizzare cioè interventi di supporto nel caso di esuberi, formativi e di riconversione del personale che eventualmente dovesse risultare in eccedenza, programmando nel contempo piani di eventuale ricollocazione».
Strategie già positivamente testate in altre occasioni ma che dovrebbero essere messe già tra le priorità per avere risposte concrete pronte nel momento in cui l'emergenza dovesse concretizzarsi.
Data di inserimento:
21-05-2008