C’è riuscito nel suo giardino Angelo Savoldelli esperto e sostenitore della coltivazione del mais spinato
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L’inverno particolarmente mite e qualche accorgimento maturato (è il caso di dirlo) grazie al «ritorno alla terra» dopo la pensione. Non è certo destinata a sconvolgere le certezze della botanica, ma desta curiosità la notizia che in Val Gandino sono cresciute le banane. Il frutto tipicamente associato ai tropici (dove cresce tutto l’anno) ha fatto la sua comparsa, per certi versi inaspettata, su una pianta coltivata, al confine fra Gandino e Cazzano S. Andrea, da Angelo Savoldelli.
«Di norma - spiega Savoldelli - a ogni inverno provvedo a tagliare la pianta, che poi torna rigogliosa in estate a ombreggiare l’ingresso di casa. Quest’anno ho deciso di utilizzare accorgimenti particolari per proteggere l’infiorescenza dal gelo, utilizzando anche alcuni pannilana. L’inverno protrattosi a lungo con temperature più alte della media ha fatto il resto, tanto che ora i frutti potrebbero crescere ulteriormente da qui all’estate, periodo ovviamente più favorevole ». Le banane nate a Gandino rappresentano simbolicamente «i frutti di Expo», dato che proprio Savoldelli ha ripetutamente guidato lo scorso anno la delegazione della Comunità del mais spinato di Gandino all’Esposizione Universale di Milano, dove ha incontrato delegazioni di ogni parte del mondo.
Dirigente in pensione dell’Istituto Romero di Albino, Savoldelli è fra i maggiori esperti del metodo di coltivazione biointensiva. Due anni fa ha rappresentato l’Italia al primo Incontro mondiale nella Repubblica Dominicana e lo scorso anno ha coordinato con Gabriele Rinaldi, direttore in città dell’Orto Botanico Lorenzo Rota, il convegno europeo al Polaresco. Chiamiamole, se volete, contaminazioni.