Il Nunzio bergamasco Bonazzi: «Non me ne andrò»

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Data pubblicazione: 

28/02/2004
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Monsignor Luigi Bonazzi

«Il pensiero di lasciare il Paese non mi sfiora neanche»: così il Nunzio apostolico di Port-au-Prince, monsignor Luigi Bonazzi, bergamasco di Gandino, raggiunto telefonicamente dall'agenzia Misna, ha risposto alla domanda se intende allontanarsi da Haiti, dove la situazione sembra peggiorare di ora in ora.
«Alcune rappresentanze diplomatiche hanno già lasciato il Paese. All'incaricato di affari giapponese si è aggiunto ora l'ambasciatore del Messico; altri, invece, sono rimasti nonostante le minacce, come nel caso dell'ambasciatore di Santo Domingo, che è stato raggiunto da un gruppo di militari dominicani inviati nel Paese per proteggerlo» spiega il Nunzio. Fonti umanitarie contattate dalla Misna hanno detto chiaramente che Haiti ormai è «in preda all'anarchia». «Il Paese in questo momento è ferito: ci sono gli insorti armati che controllano buona parte del territorio, mentre la capitale è in balia di gruppi di giovani ventenni armati che fanno quello che vogliono o quel che gli viene detto di fare» continua il Nunzio. Il rappresentante della Santa Sede ha spiegato, infatti, che non c'è più traccia in città dei duemila poliziotti in servizio fino a qualche giorno fa e che rappresentavano l'ultimo baluardo prima del caos. «Quello che stiamo cercando di fare come Chiesa è di scuotere le coscienze dei politici, fare arrivare loro il grido di dolore e di sofferenza della loro gente, fargli capire che non si può usare la violenza per fini personali quando poi a rimetterci sono gli haitiani».
Riguardo alla possibilità dell'invio di un contingente di pace internazionale sull'isola, monsignor Bonazzi spiega che sarebbe utile per ristabilire l'ordine anche se resterebbe comunque da chiudere la questione politica, «che in questo momento è in mano al presidente Jean-Bertrand Aristide e a quelli che gli stanno di fronte. Entrambi devono capire che il bene del Paese vale di più del bene personale», conclude il Nunzio.
Un allarme è stato lanciato anche da padre Wilnès Tilus, direttore di Caritas Haiti, che teme l'imminente scoppio di una crisi umanitaria, devastante per un Paese dove già il 65% della popolazione vive sotto la soglia della povertà assoluta e c'è una mortalità infantile quasi pari al 100 per mille. Il Sir, l'agenzia promossa dalla Cei, nel dare notizia delle preoccupazioni della Caritas di Haiti ricorda che già nei giorni scorsi essa, in un documento congiunto degli organismi nazionali e internazionali operanti nel Paese, ha denunciato, la gravità della situazione e condannato ogni atto di violenza, riaffermando la «necessità di ristabilire pace e sicurezza nel pieno rispetto del diritto internazionale, della sovranità nazionale, del diritto all'autodeterminazione del popolo haitiano». Nel documento si chiede alla comunità internazionale pieno sostegno verso il rafforzamento delle strutture democratiche dello Stato, capaci di assicurare lo sviluppo sociale del Paese nel pieno rispetto dei diritti umani fondamentali. La Caritas italiana intanto, «in collegamento costante con la rete internazionale e con la Chiesa locale, segue con apprensione gli sviluppi della situazione ed è pronta a ad un intervento umanitario a sostegno della popolazione.

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