Il mio regno per un pappagallo. Shakespeariano

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Data pubblicazione: 

08/05/2008
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Vira sul comico «DeSidera». E lo fa con un autore-attore spesso presente, negli anni passati, nel cartellone della rassegna di teatro sacro (ma non solo) promossa dal Centro culturale Nicolò Rezzara. Si tratta di Roberto Abbiati, milanese di 44 anni, attore di clownerie, per anni all'opera con Teatro d'Artificio e, più di rado, con Filarmonica Clown, da qualche anno felicemente solista con produzioni come Moby Dick , Il viaggio di Girafe e Pasticceri , tutte passate da «DeSidera».
La sua ultima fatica è Riccardo l'infermo. Il mio regno per un pappagallo , in scena domani al Cineteatro Loverini di Gandino e in replica venerdì a Ardesio e sabato a Torre de' Roveri.
Il Riccardo del titolo, ovviamente, è Riccardo III , l'ultimo re della dinastia York, passato alla storia per la feroce ambizione, la machiavellica propensione all'intrigo e, soprattutto, per la tragedia che Shakespeare imperniò sul suo carattere. Ma questa storia truce viene da Abbiati riletta in chiave grottesca, mescolando frammenti shakespeariani ai deliri di un attore-clown chiuso in un ospedale. L'«alto» della tragedia si mescola al «basso» della vita quotidiana, e l'effetto è una comicità sbrigliata e paradossale. È più o meno l'operazione già tentata da Abbiati anni fa, in trio con Bano Ferrari e Carlo Pastori, in The Clown Shakespeare Company : un «pastiche» di testi del Grande Bardo e di impacciati monologhi di una troupe di poveri guitti, con tutta l'umanità di cui è capace un clown costretto ad assumere un ruolo improbo.
Questa arguta commistione di registri e di stili rientra nella ricerca dell'attore milanese. Moby Dick – allestito in una baracca in cui prendeva posto il pubblico, con gli attori che dall'esterno interagivano con la scena – forzava gli abituali limiti della rappresentazione agendo sul piano dello spazio e della percezione dello spettatore. Il viaggio di Girafe moltiplicava i piani della visione e del linguaggio, radunando il pubblico sotto un piccolo tendone da circo e usando immagini, oggetti e figure animate accanto alla parola e al gesto. Pasticceri - in cui due cuochi seguivano la traccia del Cirano di Rostand mentre impastavano dolci e dolcetti, tra musica e poesia - agiva addirittura sull'elemento più delicato dello spettacolo: il tempo e il ritmo.
Tutto questo ha a che fare con la clownerie contemporanea e la sua formula comica, legata a filo doppio con un'umanità colta nella sua poetica fragilità. Ma - per questa via - ha a che fare anche con un cartellone di teatro sacro come «DeSidera», e con la sua sezione «Passioni», attenta ai valori e ai dati dell'esperienza umana. Riccardo era uno storpio, ben deciso a farsi strada in un mondo di cui, oltre la cortina fumogena delle parole, sapeva leggere benissimo la natura violenta e feroce. Il clown è l'altra faccia della medaglia: è la vittima di un mondo siffatto, ben conscia del suo ruolo.
Inizio ore 21, in replica venerdì al Cineteatro dell'oratorio di Ardesio e sabato all'Azianda vitivinicola «La tordela» di Torre de' Roveri. Ingresso libero. Info: www.centrorezzara.it, tel. 035-243539.

Autore: 

Pier Giorgio Nosari

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