«Il grande cinema in valle» Gandino, la vita è tutta un film

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Data pubblicazione: 

17/08/2012
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Ermanno Olmi (a sinistra) girò a gandino «E venne un uomo, coinvolgendo numerosi attori dilettanti del luogo
Carlo Giuffrè con la gandinese Chiara Gualeni
Processione cinematografica a Barzizza
Carmelo Bonazzi

Compie cinquant'anni e attraverso il web racconta gli anni ruggenti di un angolo di Bergamasca, segnalando particolari intrecci con la storia del cinema. Il documentario «Gandino nei secoli» realizzato nel 1962, è stato l'antesignano dei moderni video che oggi imperversano a corredo della promozione turistica del territorio. Realizzato con mezzi rudimentali e pionieristici da tre giovani di allora, oggi viaggia attraverso internet ed è fra i documenti più cliccati del sito gandino.it.

L'idea del film nacque un anno prima, quando Carmelo Bonazzi, giovane fotografo gandinese morto nel 1985, acquistò una macchina da presa. Una novità rivoluzionaria per quegli anni, soprattutto in provincia, quando ancora ci si appassionava nei cinema a “Il sorpasso” di Dino Risi oppure ci si trovava nei bar a seguire “Lascia o Raddoppia”, davanti alla TV arrivata da pochi anni. Alla tecnica di Bonazzi si unirono la passione e l'amicizia di Pietro Todisco, che scelse e sequenziò le musiche, e Iko Colombi, lo storico del gruppo. I tre, unendo le iniziali dei cognomi, fondarono l'amatoriale CTB Film che finì per essere la “casa di produzione” del documentario.

Fu – ricorda Colombi - un vero e proprio fenomeno di massa. Il film, della durata di circa un'ora fu proiettato due volte al giorno per un mese intero nel Salone della Valle sulla piazza di Gandino, con lunghe code di spettatori. Molti per la prima volta avevano modo di vedere immagini riguardanti Gandino e le sue bellezze, e negli anni ruggenti del boom industriale fu di fatto l'occasione per scoprire il mondo della fotografia e della cinematografia amatoriale. Finimmo per filmare tutti i maggiori eventi del periodo, raccogliendo immagini oggi preziosissime, veri e propri documenti storici”. Nel film si vede per esempio il “Monumento cartaceo ai garibaldini gandinesi”, un enorme cartellone (oggi disperso) che i tre cineasti con non poca fatica portarono sulla piazza del paese per essere ripreso. La pellicola originale di “Gandino nei secoli” rischiava un irreversibile degrado per le ripetute proiezioni, ma fu salvata nel 2002 per iniziativa della Pro Loco, che provvide al restuaro con la preziosa consulneza tecnica della Giemme Videoproduzioni di Massimo Gandossi, lo studio che già aveva realizzato il moderno video “Gandino 1997”. L'edizione in VHS fu arricchita dall'inserimento di alcune scene inedite non utilizzate nell'originale in 8 mm.

Gandino però intreccia la propria storia provinciale anche con quella del grande cinema. Appena due anni dopo l'uscita di “Gandino nei secoli”, il 5 luglio 1964, a riprendere la processione dei Ss. Martiri Patroni c'era addirittura Ermanno Olmi.

Fu un evento storico – spiega Colombi – motivato dalla posa della prima pietra del nuovo Battistero. Olmi stava effettuando le prime riprese del film “E venne un uomo”, protagonista Rod Steiger, nel quale recitarono moltissimi attori dilettanti provenienti dalla Val Gandino”. Trait d'union per questa collaborazione fu il rapporto di amicizia che legava Olmi a don Giorgio Longo, curato a Leffe, e a don Emilio Mayer, vicario presso l'Oratorio di Gandino e per decenni celeberrimo delegato per le attività cinematografiche della nostra Diocesi. Le riprese sul set iniziarono il 6 ottobre del 1964 e si conclusero dopo poche settimane. La prima del film, al Cinema Rubini di Bergamo, fu un vero evento. Rita Bertocchi di Gandino ebbe il ruolo di madre di Papa Giovanni, mentre Pietro Gelmi di Leffe ebbe il ruolo del papà, Batistì Roncalli. Antonio Bertocchi fu prescelto per la parte dello zio Zaverio, Antonio Rottigni per quella di Don Pietro (il parroco di Carvico insegnante di latino). Ad essi si aggiunsero anche Florinda Sugliani, Lucia Moro, Bianca Bertocchi, Alfredo Capponi e Andrea Spampatti, cui (nel film) il futuro Papa rubava le zucche.

Nello stesso anno a Barzizza, frazione di Gandino, arrivò anche il regista Massimo Mida, per alcune scene del film “Bianco, Rosso, Giallo Rosa””. Era un classico della “commedia all'italiana”, diviso in quattro episodi. Nel cast i nomi prestigiosi di Anita Ekberg, Maria Grazia Buccella e Carlo Giuffré. Quest'ultimo girò proprio a Barzizza alcune scene insieme alla gandinese Chiara Gualeni.

Furono presi accordi - ricorda Colombi - con il parroco don Narno Bonesi e fu allestita una processione (prevista dal copione) con tutta la popolazione. Una preghiera ”straordinaria” che fruttò ben 300.000 lire alla parrocchia di San Nicola, allora impegnata nella costruzione delle scuole”. Il tramite per condurre a Gandino la troupe fu in quel caso l'attore teatrale Giulio Tomasini, nativo di Cazzano S.Andrea, che faceva parte del cast. Anche nel primissimo dopoguerra Gandino aveva incrociato le vicende del grande cinema. Nel 1947 fu la Radici Cinematografica di Felice Radici (fondata a Gandino, che poi ebbe scarsa fortuna) a produrre il film “Il Cavaliere del sogno” del regista Camillo Mastrocinque. Raccontava in maniera romanzata la vita di Gaetano Donizetti, impersonato dal grande Amedeo Nazzari. Nel cast anche il tenore Tito Schipa e Giulio Tomasini. Il film lo scorso aprile è stato riproposto dal Cinevideoclub di Bergamo presso la Sala della parrocchia delle Grazie in città.

Quando la TV arrivò in paese grazie a Rasmussen
Se Gandino lega aspetti importanti della proopria storia al cinema, altrettanto curiosa è la storia dell'arrivo in paese di uno dei primissimi apparecchi televisivi, dopo che il 3 gennaio del 1954 la RAI aveva avviato le proprie trasmissioni. Il televisore arrivò in una casa privata, in quel viale Rimembranze semideserto poi immortalato sulla copertina di “Gandino nei secoli”. Era quella della famiglia di Antonio Gelmi, classe 1939, morto nel 1961 per i postumi di una osteomelite che si era manifestata nel 1954, dopo un infortunio di gioco. Durante una degenza all'Istituto Matteo Rota di Bergamo, Antonio strinse amicizia con il campione atalantino Poul Aage Rasmussen, che il giorno di San Silvestro del 1955 subì a Roma una doppia frattura che ne stroncò la carriera. Il calciatore danese volle regalare all'amico gandinese un televisore per seguire i programmi dell'unico canale RAI. Curioso ricordare che la partita in cui Rasmussen si infortunò fu il secondo incontro dell'Atalanta trasmesso in diretta TV, dopo quello del 15 ottobre del 1955 contro la Triestina al Comunale di Bergamo.

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