I partigiani si raccontano

Alla Malga Lunga una giornata dedicata alla Resistenza

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Data pubblicazione: 

07/08/2004
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Una foto del '44 in cui Luigi Tarzia distribuisce il rancio ai suoi compagni

Sentire i racconti dei partigiani che fecero la Resistenza tra il 1943 e il 1945 e vedere i loro occhi diventare lucidi di lacrime quando ricordano i momenti più difficili di quegli anni, suscita sempre emozioni contrastanti. Ammirazione per la loro scelta, entusiasmo per i loro ideali, perplessità di fronte agli episodi più tragici che segnarono quell'epoca, consapevolezza della differenza tra il giudizio storico e la pietà umana. Tuttavia una cosa è certa: ogni anno che passa ascoltare le loro voci diventa via via più difficile. Qualcuno se ne va per sempre, altri non se la sentono più, a causa degli acciacchi dell'età, di affrontare viaggi e lunghi convegni, e altri ancora preferiscono tenere per sé il ricordo di quei momenti, eccezionali e allo stesso tempo terribili.
Per questo l'iniziativa promossa dalla sezione di Lovere dell'Associazione nazionale partigiani d'Italia assume un significato particolare: domani alla Malga Lunga, situata in territorio di Sovere nei pressi della località Possimo, sarà possibile ripercorrere le principali fasi della Resistenza nell'Alto Sebino. Sarà, insomma, una giornata della memoria grazie alla presenza di alcuni ex partigiani e il racconto prenderà spunto proprio dalla Malga Lunga, che fu uno dei rifugi della 53ª Brigata Garibaldi «Tredici Martiri». La malga fu anche teatro dello scontro che, il 17 novembre 1944, portò alla cattura e alla successiva fucilazione del tenente Giorgio Paglia e della sua squadra. La Malga Lunga oggi viene gestita a turno nel corso dell'anno dalle varie sezioni dell'Anpi della nostra provincia e accoglie anche un piccolo museo dedicato alla Resistenza: volantini, fotografie, lettere personali e giornali dell'epoca aiutano a ricostruire il clima di quel periodo.
Il racconto dei partigiani aiuterà i presenti anche a ripercorrere l'intera storia della «Tredici Martiri» dalle sue prime azioni fino alla famosa battaglia di Fonteno. Saranno presentati i profili poi dei suoi principali esponenti: il capitan Montagna, il partigiano Brac, il tenente Giorgio. Per aiutare a ricordarli tutti quanti, ci sarà domani il loverese Luigi Tarzia, nome di battaglia Tarzan, classe 1924: si unì alla 53ª Brigata Garibaldi subito dopo l'8 settembre '43. Oggi osserva e ricorda quel periodo storico con la serenità e la saggezza che il passare degli anni gli ha donato. Il ricordo più duro è legato alla battaglia di Fonteno: «Quello fu un vero massacro. Sparavamo a gruppi di fascisti giovanissimi, avevamo ricevuto da poco l'aviolancio ed eravamo dotati di alcune mitragliatrici. Ricordo che urlammo loro anche di tornare indietro, alle loro case, di tornare dalle loro madri. Non c'era disprezzo nelle nostre parole, volevamo evitare di uccidere quelli che erano ragazzi come noi. Alle spalle però avevano i loro superiori che li spronavano a venire avanti a ondate. Fu una carneficina. Era la guerra». «Da un punto di vista strategico la Malga Lunga non era una postazione speciale - aggiunge Gianni Corna, presidente dell'Anpi di Lovere -, ma per noi assunse un valore simbolico importantissimo dopo l'episodio del 17 novembre 1944 quando vi venne catturato Giorgio Paglia, il tenente Giorgio, insieme alla sua squadra. Un rastrellamento riuscì a bloccarlo dentro la malga insieme ad altri partigiani, mentre due che avevano tentato la fuga furono feriti e poi finiti a pugnalate. Giorgio e gli altri partigiani si arresero dopo aver ricevuto la promessa di aver salva la vita. Qualche giorno dopo furono invece fucilati tutti quanti. Giorgio Paglia poteva salvarsi, perché era figlio di una famiglia loverese benestante e molto in vista. Anche lui però accettò di morire insieme ai suoi compagni».
Questo il programma di domani: verso le 10 i partigiani inizieranno a raccontare, a spiegare e a illustrare quello che succedeva sessant'anni fa su questi monti. Seguirà un pranzo comunitario. Alla Malga Lunga si può arrivare attraverso tre strade alternative: in jeep da Gandino oppure a piedi da Sovere o Ranzanico. In questo caso occorre però camminare almeno un'ora e mezza.
I partigiani di Lovere, grazie all'aiuto di studiosi di storia locale, hanno anche avviato il progetto per la stesura di un libro contente immagini, documenti e testimonianze di quegli anni. Alcuni di loro visitano durante l'anno numerose scolaresche.

Autore: 

Giuseppe Arrighetti

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