«I Giusti un esempio per i giovani»

Salvarono gli ebrei: premiati dal diplomatico israeliano Cohen

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Data pubblicazione: 

29/11/2005
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Foto di gruppo con i familiari dei «Giusti» e le autorità. Al centro, il sindaco Maccari e Shai Cohen
Con una cerimonia semplice ma ricca di commozione, domenica è stato consegnato a Gandino, nello storico Salone della Valle, il più alto riconoscimento dello Stato di Israele, «Giusto fra le nazioni», ai discendenti delle quattro famiglie gandinesi che, tra il 1943 e il 1944, in piena guerra, diedero ospitalità e salvarono la vita a una sessantina di ebrei ricercati dai nazisti che così scamparono all'Olocausto. Shai Cohen, consigliere per gli affari politici e relazioni esterne dell'ambasciata d'Israele a Roma, in rappresentanza del governo israeliano, e il sindaco Gustavo Maccari hanno consegnato la pergamena e la medaglia a Giuseppe Ongaro, figlio di Bortolo e Battistina Servalli; Margherita Rudelli, figlia di Vincenzo Rudelli; Franco e Maurizio Servalli, figli di Giovanni Servalli, e monsignor Giovanni Carnazzi, nipote di Francesco Lorenzo Nodari e Maria Chiara Carnazzi Nodari, volendo esprimere la gratitudine per quanto i loro genitori e parenti hanno fatto per gli ebrei rifugiati a Gandino, mettendo a rischio la loro stessa vita.
La cerimonia si è svolta alla presenza di autorità (tra cui il presidente della Provincia Valerio Bettoni, il presidente della Comunità montana Valle Seriana Bernardo Mignani, il maresciallo Giovanni Mattarello, comandante della locale stazione Carabinieri) e un folto pubblico. Il sindaco Maccari nel ricordare i meriti dei concittadini premiati, ha sottolineato: «Ci sono a Gandino molte altre famiglie che in quel periodo tennero un analogo nobile comportamento e sulla loro meritoria azione sono state promosse ricerche storiche per poter rendere merito al loro operato». Il consigliere dell'ambasciata Cohen ha menzionato Marina Lowi che, con la madre e il fratello, e come altri compatrioti, ebbe salva la vita grazie alle famiglie gandinesi (è stata letta una sua lettera di ringraziamento inviata per l'occasione dagli Stati Uniti dove vive) mettendo in risalto i significati della cerimonia: «Il gesto di oggi – ha detto il diplomatico – ha molteplici significati: di riconoscimento personale per i cittadini gandinesi, di rievocazione della Shoa per l'umanità, di monito per tutti contro vecchie e nuove forme di antisemitismo».
Bettoni ha sottolineato l'importanza, per i giovani, di conoscere la storia della Seconda guerra mondiale, perché certe vicende non si ripetano. Mignani ha esaltato il gesto alto e nobile del gandinesi, compiuto mettendo a rischio la loro vita. Per tutti i premiati è intervenuto monsignor Carnazzi ammonendo: «La pace si persegue con l'amore, non con le guerre».

Autore: 

Franco Irranca

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