I capolavori di Bussolo Un teatro del sacro nel legno

«La primavera del Rinascimento». Dal 29 aprile al Palazzo della Ragione le statue dello scultore. Piazza Vecchia cuore di un percorso espositivo

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10/04/2016
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Sculture lignee dei secoli XV e XVI al Museo della Basilica di Gandino

Un teatro del sacro popolato di sculture dalle abili mani di intagliatore di Pietro Bussolo, per suscitare devozione e meraviglia. Da aprile a luglio, l’assessorato alla Cultura del Comune di Bergamo accende in Piazza Vecchia «La primavera del Rinascimento ».
Due mostre e itinerari inediti in città e nel territorio, per un viaggio affascinante tra i mondi disegnati sulle carte esposte al Palazzo del Podestà e i paradisi scolpiti riuniti nella Sala delle Capriate del Palazzo della Ragione nella mostra «Nel segno del Rinascimento. Pietro Bussolo scultore a Bergamo», promossa dall’assessorato alla Cultura, con la collaborazione dell’Ufficio Beni Culturali della diocesi di Bergamo.
«È Piazza Vecchia, centro della città antica, il cuore di questo nuovo percorso espositivo, che segna il primo semestre culturale del 2016 – annuncia l’assessore Nadia Ghisalberti –. Non c’è luogo migliore per esprimere l’eccellenza del Rinascimento bergamasco, incastonata com’è tra la Cappella Colleoni e il Palazzo del Podestà. E la mostra dedicata a Bussolo ha proprio il pregio di presentare al pubblico una produzione artistica, quella lignea, raramente affrontata negli abituali eventi espositivi, in un progetto che nasce dalla collaborazione con istituzioni culturali cittadine, come il Museo Bernareggi, la Biblioteca Mai, la Mia, il Luogo Pio Colleoni, alle quali si sono unite realtà del territorio, primo tra tutti il Museo della Basilica di Gandino».
Così, dal 29 aprile al 3 luglio, la mostra curata da Marco Albertario, Monica Ibsen e Amalia Pacia, con il coordinamento di Cristina Rodeschini, si propone di far conoscere al pubblico Pietro Bussolo, uno dei maggiori interpreti della scultura lignea lombarda tra Quattrocento e Cinquecento e inventore di ancone pensate come «presenze» vive, capaci di ricreare il senso di stupore e di famigliarità che il sacro sapeva destare nella gente. Un’attenta ricognizione del patrimonio artistico bergamasco ha riportato in luce, infatti, tra la città e le valli, un gruppo di sculture inedite che, restaurate per l’occasione, hanno dato il via ad un’affascinante rilettura della personalità dello scultore, maestro nella creazione di quelle articolate macchine sceniche di forte impatto architettonico, devozionale ( ed emozionale) che erano i polittici: «D’oro abbagliante e di preziose policromie – spiega Amalia Pacia –. Così erano le grandi ancone con statue intagliate e dipinte poste agli altari delle principali chiese della città e del territorio, prima che la produzione delle immagini sacre, affidata alle pale dipinte, ne decretasse l’irreversibile declino. Le sculture di Bussolo raccontano quel mondo scomparso, che aveva il fascino della materia viva - il legno - e sapeva trasmettere ai più emozioni vivissime nell’imitazione della forma umana, plasticamente risolta in accenti di forte realismo». E a ricreare rimandi, suggestioni e linguaggi che si incrociavano nello spazio della devozione, alle sculture saranno accostati esempi coevi di pittura su tavola, di oreficerie e di raffinatissimi manufatti tessili. Bussolo, dunque, racconta del fiorire a Bergamo di un «altro» Rinascimento, finora oscurato da nomi come quelli di Amadeo, Bramante e Foppa, ma che oggi, finalmente riscoperto, dipana la sua trama in città e sul territorio. «La presenza di Bussolo è testimoniata da numerose sculture e polittici, la maggior parte dei quali commissionati dalle parrocchie della nostra diocesi e da enti religiosi all’epoca operanti nella nostra terra – conclude don Fabrizio Rigamonti, direttore dell’Ufficio beni culturali della diocesi –. La preziosa mostra dell’opera lasciata nel nostro territorio da questo artista al tempo molto noto in area lombarda, permette di scrivere una nuova, interessante, pagina nella direzione di comprendere lo spirito e la vitalità presenti nel territorio di Bergamo agli albori della modernità ».

Sulle tracce dell’artista: percorsi sul territorio da Pagliaro alle chiese della Valle Seriana Cronaca di un viaggio artistico dalla città fino ai luoghi «remoti» delle valli.
o scultore Pietro Bussolo, da Milano dove lavora a stretto contatto con Donato Bramante, approda a Bergamo allo scadere dell’ultimo decennio del Quattrocento, proprio negli anni in cui in città e nelle valli è tutta una commissione di pale d’altare scolpite e di polittici lignei. La mostra allestita al Palazzo della Ragione esce da Piazza Vecchia per seguire le orme dello scultore in città e nelle valli, con una mappa di percorsi segnalati e tappe di approfondimento alla scoperta delle opere che non è stato possibile portare in mostra. La sezione de «I contesti» accompagna il visitatore tra i principali luoghi della cultura artistica del Quattrocento a Bergamo: la Cappella Colleoni e il Luogo Pio Colleoni, con l’importante nucleo di sculture di Amadeo; il coro della Basilica di Santa Maria Maggiore; il Museo del Cinquecento ospitato nel Palazzo del Podestà, che rievoca il contesto storico. Dai due mostri marini intagliati per il coro della Basilica e dal Museo Adriano Bernareggi, dove è esposta l’ancona di Bussolo proveniente dalla chiesa di Sant’Andrea di Villa d’Adda, prendono poi il via i «Percorsi» sul territorio. Si comincia con la chiesa del Corpus Domini a Pagliaro, borgo antico della media Valle Serina (comune di Algua), e poi si snodano in Valle Seriana, dalle chiese di San Bartolomeo ad Albino e di Desenzano al Serio con i rispettivi polittici, al patrimonio artistico del Museo della Basilica di Gandino, fino alla chiesa di Gromo San Giacomo e quella di Gromo San Marino in cui si conserva l’ancona della Resurrezione.

Autore: 

Rosanna Rota

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