Gandino, Palazzo Spampatti da «Ca' di sciure Elie» a complesso residenziale

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Data pubblicazione: 

23/04/2007
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Una veduta dell’interno dello storico palazzo Spampatti in via Dante
Disegno dell’interno del Palazzo Spampatti a Gandino
Il palazzo Spampatti, pregevole edificio del secolo XV e perla dell'architettura civile di Gandino, sta riemergendo in tutta la sua bellezza, dal passato di abbandono, incuria e degrado in cui era finito, grazie all'iniziativa di privati che ne hanno deciso il recupero attraverso un intervento di ristrutturazione che ne ha riportato alla luce i pregi architettonici e artistici.
L'edificio sorge in via Dante, in pieno centro storico, nell'antica contrada di «Cim Gandì». Il corpo principale, il più antico del complesso, è costituito dalla parte nobile, con porticato e sale decorate e caratterizzate da volte di diversa tipologia. Nella sua evoluzione storica sono state individuate quattro fasi: quella anteriore al XV secolo, quella appartenente al XV secolo, una fase seicentesca e infine una quarta fase a cavallo tra Settecento e Ottocento in cui fu realizzato il porticato con i soprastanti piani. Il complesso, che è sotto il vincolo della Sovrintendenza ai Beni monumentali, presenta al piano terra eleganti arcate, otto locali con volte, camini e affreschi ornamentali con motivi musicali e classici. Al primo e secondo piano si accede mediante uno scalone a due rampe con gradini in pietra di Sarnico. Nel cortile interno una vasca adibita a peschiera dove, nei tempi passati, guizzavano i pesci rossi.
In paese il palazzo è noto come «la Ca' di sciure Elie» perché in passato fu proprietà di due sorelle zitelle (ricordate come benefattrici del paese per aver donato alla parrocchia il terreno su cui è sorto l'oratorio), figlie di Elia Caccia, proprietario dell'immobile successivamente passato alla famiglia Spampatti. Nel corso del tempo nell'ala Ovest del palazzo furono insediate una filanda e un'officina, poi il complesso cadde nell'oblio e nel decadimento rimanendo disabitato per una trentina d'anni. Recentemente è stato acquistato dall'Immobiliare G. S. di Bergamo che ha messo a punto un progetto di recupero a firma degli architetti Marco Paolo Servalli e Adele Sironi, degli ingegneri Alessandro Caneva Zanini e Marco Myallonier e del geometra Roberto Carissoni. Il recupero dell'edificio è opera dell'impresa «Edile Asperianum s.r.l.» di Bergamo che vi realizzerà degli appartamenti. I lavori iniziati all'inizio del 2006, sono ormai nella fase finale. Dopo gli interventi volti al restauro e al risanamento conservativo, la demolizione, la ricostruzione e l'ampliamento di una parte del fabbricato crollato e la costruzione di autorimesse interrate, negli ultimi mesi sono stati effettuati lavori di finitura. «La facciata interna della parte corrispondente all'antica filanda è stata terminata – spiega l'architetto. Servalli – e il porticato interno al piano terra è concluso, completate anche le facciate esterne con l'installazione di fari sottogronda per le ore serali. All'interno i restauratori stanno intervenendo sugli intonaci antichi. Il muro di cinta soprastante i due piani delle autorimesse (70 box), e posto sul sedime delle antiche mura di Gandino, è stato conservato. Sono stati infine installati tutti i nuovi impianti idraulici ed elettrici all'interno dell'edificio. Restano da realizzare, nei prossimi mesi, le opere di finitura interna, la posa delle pavimentazioni, dei serramenti e le finiture del giardino a piano terra dove verrà recuperata la peschiera».

Autore: 

Franco Irranca

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