Gandino, finta fuga di gas per catturare il latitante

Genovese, si nascondeva nel paese d'origine della madrePer sorprenderlo i carabinieri hanno usato un trucco

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Data pubblicazione: 

11/05/2010
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Il centro della frazione di Cirano dove è stato arrestato il latitante

Quando i carabinieri sono entrati in casa, lui si stava allenando con cavigliere e polsiere da 15 chili l'una. Dopo sette mesi è finita così la latitanza di Livio Panizzi, manovale di trent'anni di Varazze, condannato in primo grado a dieci anni di reclusione per tentato omicidio aggravato dall'odio razziale avvenuto a Cogoleto (Genova) nei confronti del ragazzo albanese Steven Melqiza, 20 anni, ridotto allo stato vegetativo, a causa di una sprangata in testa.
A trovare il latitante sono stati i carabinieri della stazione di Gandino, appartenenti alla compagnia di Clusone. Panizzi aveva trovato nascondiglio in un appartamento nella frazione Cirano, che apparterrebbe alla sua famiglia: la madre infatti ha origini gandinesi e in paese abiterebbe anche una zia. Per riuscire a catturarlo senza metterlo in allarme, con il rischio che scappasse o reagisse (Panizzi fra l'altro è molto prestante fisicamente), i carabinieri hanno studiato un astuto stratagemma: con l'aiuto dei vigili del fuoco hanno finto che nella zona fosse stata segnalata una fuga di gas e, con la scusa di un controllo, si sono fatti aprire l'abitazione dove si sospettava che Panizzi fosse nascosto. Alcuni militari travestiti da pompieri, una volta scovato il latitante, lo hanno immobilizzato e arrestato, in esecuzione di un'ordinanza di custodia cautelare in carcere firmata dal gip di Genova.
Livio Panizzi era ricercato da 7 mesi, da quando cioè evase dagli arresti domiciliari a cui era sottoposto, dopo la condanna in primo grado a dieci anni per tentato omicidio aggravato dall'odio razziale nei confronti di un allora diciottenne albanese, Steven Melqiza. Secondo quanto emerse a processo dalla ricostruzione della pubblica accusa, Panizzi e il giovane immigrato erano «nemici giurati». Si erano più volte beccati e provocati, inoltre sembra che il manovale non tollerasse che una delle ragazze più carine della zona stesse proprio con il rivale: «Non può stare con un albanese di m...» pare ripetesse. Testimonianze emerse a processo hanno indotto il giudice a riconoscere anche l'aggravante dell'odio razziale. Il 22 ottobre 2008, secondo la ricostruzione dei carabinieri, i due rivali si erano incrociati nei pressi della stazione di Cogoleto (Genova) e ne era nata una colluttazione in cui ad avere la peggio era stato stato l'albanese, colpito da una sprangata in testa che lo ha ridotto in uno stato pressoché vegetativo. Panizzi si difese dicendo di essere stato assalito dall'albanese e dai suoi amici armati di coltelli. Non gli è bastato per evitare una condanna in primo grado a 10 anni. A ottobre l'uomo evase dagli arresti domiciliari, dopo che il giudice aveva emesso un ordine di arresto per una precedente violazione della misura.
Nella casa di Gandino dove è stato scovato Panizzi, i militari di Gandino hanno trovato anche un piccolo arsenale: diversi coltelli da lancio, un'ascia, una balestra, una cintura con un coltello e un passamontagna. I carabinieri sono arrivati a Panizzi grazie alla segnalazione di alcune persone che avevano notato la presenza sospetta in paese.

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