Gandino fa rivivere l'antica varietà del mais spinato

Dalla sperimentazione alla consegna dei semi a cento agricoltoriE il primo risultato del progetto è la nascita del Biscotto Melgotto

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18/03/2009
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Cresce a gandino il «progetto Melgotto». Una crescita reale, dell'antica varietà di «mais spinato di gandino», al centro del progetto di valorizzazione coordinato dal Comune che sabato ha vissuto un appuntamento fondamentale con la consegna ad oltre cento agricoltori dei semi doc selezionati dall'Unità di Ricerca per la Maiscoltura Cra-Mac che opera a Stezzano. «L'utilizzazione delle varietà tradizionali di mais, collezionate "ex situ" o ancora coltivate "in situ", - spiega il direttore del Cra-Mac Mario Motto - è uno degli obiettivi delle linee di sviluppo agricolo per la realizzazione di produzioni tipiche economicamente sostenibili. La nostra unità di ricerca ha già attivato in Bergamasca diversi programmi specifici di recupero, conservazione e valorizzazione del germoplasma autoctono italiano».
Il progetto parte da lontano, addirittura dai primi anni del ‘600, quando a gandino furono portati e coltivati i primi semi di mais. «È un dato storico rilevante, sul quale si è basato il progetto - spiega Paolo Valoti, ricercatore responsabile del progetto - che prevede salvaguardia, selezione conservativa, caratterizzazione e morfologia della varietà. La prima parte del lavoro ha sperimentato protocolli di coltivazione e valutazione agronomiche tali da permettere la selezione dei semi più aderenti al concetto di tipicità-unicità della zona di coltivazione». Il seme doc è stato isolato in località Ca' Parecia, antica cascina vicina al confine con Cazzano S.Andrea, dove viveva la famiglia Savoldelli. Ultimi contadini furono Giacomo e Andrea Savoldelli, i cui rispettivi figli Bernardo e Giovanni collaborano ora attivamente con il progetto.
Le fasi successive del programma prevedono una collaborazione dell'Unità di ricerca per il miglioramento genetico della varietà selezionata, la definizione dell'agrotecnica per la coltivazione e l'utilizzazione entro una filiera di prodotti tipici locali e l'eventuale protezione (deposito della varietà presso Enti di tutela delle novità vegetali). «Lo spinato di gandino ha una resa produttiva - continua Valoti, che è anche presidente del Cai Bergamo - di circa 35-40 quintali per ettaro con punte fino 50. Prevede una densità di semina con interfila 75 centimetri e 25-28 sulla fila. Si può definire un mais rostrato, per tipo e struttura delle sue cariossidi».
La consegna dei semi, effettuata proprio nell'aia dell'antica Ca' Parecia, è il punto di partenza per fare in modo che alla ricerca e promozione si affianchino attività economiche vere e proprie. Il Comune e la Pro Loco di gandino lavorano da tempo su questi aspetti, ed hanno promosso iniziative che già hanno offerto spunti interessanti. Su tutti la creazione della De.Co., marchio di qualità comunale che certifica la provenienza di un determinato prodotto da uno specifico territorio, secondo un'idea partita nel 1999 da Luigi Veronelli.
«Il primo esempio di ricaduta economica - spiega Antonio Rottigni, presidente della commissione De.Co.- è la produzione da parte dei fornai artigiani del Biscotto Melgotto, a base di mais. Abbiamo da poco stipulato un rigido disciplinare che consentirà al prodotto di aprirsi a mercati più ampi, dopo che già nel primo anno di sperimentazione sono stati ottenuti risultati di vendita particolarmente significativi».
La consegna dei semi era inserita nel contesto del corso teorico pratico «Lavorare la terra della Val gandino», che ha avuto un eccezionale riscontro di adesioni: oltre 300 novelli agricoltori, fra i quali anche giovani imprenditori che guardano con interesse all'attività agricola come alternativa possibile alla crisi del tessile e del manifatturiero. I semi consegnati (anche ad agricoltori di Cremona, Varese e Lecco) serviranno a coltivare una superficie di quasi 20.000 metri, consentendo una resa tale da rendere possibile la commercializzazione di farina e prodotti derivati. «Il lavoro da fare è ancora lungo - chiosa Rottigni - ma è stato tracciato un solco importante. C'è entusiasmo per l'iniziativa, non è irrilevante anche la massiccia partecipazione dei ragazzi delle scuole alle fasi di semina e sgranatura. Lo Spinato è destinato ancora a crescere».

 

Autore: 

Giambattista Gherardi

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