Gandino dà l'addio a Cati, la «regina» del Farno

Caterina Ongaro aveva 82 anni, dal dopoguerra seguiva la conduzione del rifugio. Domani i funerali

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Data pubblicazione: 

07/04/2010
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Il rifugio del monte Farno
Caterina Ongaro

Una vita dedicata alla montagna che tanto amava e dove ha speso tutta se stessa. È morta ieri a 82 anni Caterina Ongaro, per tutti Cati, da più di 50 anni abitava sul monte Farno sopra Gandino, attiva e instancabile nella conduzione del rifugio Farno.
Era l'ultima testimone di una Gandino intraprendente che alla frenesia dei telai nel fondovalle aveva contrapposto in quota la creazione di strutture ricettive pronte a sfruttare i flussi turistici. I monti della Valle Gandino erano centri sciistici di prim'ordine e già negli Anni '40 le guide citavano il Farno per i suoi «magnifici campi di neve».
Nel primo dopoguerra Cati prese le redini del rifugio Farno insieme al marito Giacomo Perani, di Casnigo, scomparso una quindicina d'anni fa. Nel tempo erano diventati un'istituzione nell'ambito di quella sorta di «quartiere» che vedeva attiva la stazione della seggiovia, lo skilift di Bepi Anesa, la colonia delle Orsoline, l'albergo della famiglia Nodari e del compianto Simba. Era, il Farno, una comunità nella comunità, che ancora rivive in occasione delle vacanze estive. A livello turistico è invece sparita già dagli Anni ‘70 la seggiovia, se ne è andato Bepi Anesa e anche il suo skilift, e la colonia resta «in cerca d'autore».
Lo scorso autunno i medici avevano consigliato a Cati di soggiornare in paese per gli acciacchi dell'età: un segnale che aveva assunto per lei e per molti amici del Farno i toni della nostalgia. Il suo rifugio era un punto di ritrovo irrinunciabile, la base ideale per chi affrontava la salita verso il pizzo Formico, ma anche, in epoca più recente, per i molti appassionati che raggiungevano la pista della Montagnina.
Da Cati si incontravano i cacciatori e gli escursionisti, gli sciatori, gli atleti e gli organizzatori del raid del Formico. La sua presenza era una garanzia, un perno attorno al quale far ruotare passioni e voglia di ritrovarsi. A corroborare una socialità genuina non mancavano i piatti tipici della sua cucina: i casoncelli, i capù, il coniglio arrosto e la polenta. Sentiva il Farno come parte di se stessa e anche negli ultimi anni era decisa a non mollare, pronta a soddisfare anche il ristoro «usa e getta» delle famiglie che affollavano il pendio a pochi passi dal rifugio. Una clientela diversa dai pionieri dello ski degli anni ruggenti: segni di un Farno che cambia, ma piange commosso Cati, la sua regina.
La salma di Cati è composta nella sua casa di Gandino, in via Cazzaniga. I funerali saranno celebrati domani alle 16.

 

Autore: 

Giambattista Gherardi

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