Fede e cultura nella raggiera di Gandino. Risplende il capolavoro dei Caniana

Da oggi a lunedì per il Sacro Triduo dei Morti si potrà ammirare l’imponente opera settecentescaQuella originale del Fantoni fu distrutta perché ritenuta poco maestosa e fu sostituita con l’attuale

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15/03/2014
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L’apparato della raggiera del Triduo allestito nella basilica di Gandino

A cavallo della seconda domenica di Quaresima, da oggi a lunedì si celebra a Gandino il Sacro Triduo dei Morti, un appuntamento liturgico che coinvolge l’intera comunità. Si susseguiranno le celebrazioni, mentre in paese lunedì le scuole e diverse aziende saranno chiuse; soprattutto saranno molti coloro che converranno a Gandino per ammirare ancora una volta l’imponente «macchina del Triduo», con la grande raggiera, un’opera settecentesca dei maestri Caniana.
La celebrazione si inserisce in un preciso calendario, che da circa tre secoli coinvolge molte parrocchie della nostra Diocesi e tutte quelle della Val Gandino. Quella di Gandino è probabilmente la celebrazione più solenne, cui si affianca un allestimento che per dimensioni e pregio artistico non ha probabilmente uguali in tutta la Diocesi. «Sono tre giorni di intensa preghiera per i defunti – spiega Silvio Tomasini, rettore del Museo della Basilica di Gandino – e più precisamente per le anime di coloro che, nel Purgatorio, attendono il passaggio al Paradiso. La diffusione della macchina di esposizione del SS. Sacramento è una tradizione che si afferma dopo il Concilio di Trento. La celebrazione del Triduo è una specificità religiosa del territorio bergamasco e bresciano, con qualche allargamento ad aree del veronese».
Nel 2009 un’attenta ricerca è stata pubblicata da Ivana Passamani Bonomi nel volume «Il disegno dei tridui - Il tempo e la memoria nello spazio della chiesa» (ed. Opera San Francesco di Sales). A Gandino la data canonica è quella della seconda domenica di Quaresima, quando la liturgia prevede il Vangelo della Trasfigurazione. «Cuore dell’intero allestimento è la raggiera – aggiunge Tomasini – composta da una serie di cerchi concentrici e arricchita da statue d’angelo e teste di cherubini. Da essa si dipartono i raggi, 16 larghi e 16 più stretti, illuminati da luci colorate, e altri raggi più corti in secondo piano. Simboleggia l’ordine e la gloria del Paradiso, dove le anime dei defunti (le luci) hanno trovato posto in contemplazione della Ss.Trinità. Al centro viene esposto il Ss.Sacramento, presenza reale di Cristo che promuove l’unione tra la Chiesa terrena e la Chiesa celeste.
Più in basso, sulle piramidi, trovano posto 136 candele che simboleggiano le anime purganti che anelano ad entrare in Paradiso. L’uso della luce è certamente uno degli elementi più importanti per il Triduo. Contemplare le vivaci fiammelle tremolanti nell’austera penombra della basilica disposte a salire fino al cuore della raggiera era motivo di intensa suggestione ». Nella Bergamasca il primo Triduo fu probabilmente celebrato nel 1734 a Trescore, due anni dopo a Gandino e nel 1740 a Vertova (oggi alla terza di Quaresima). A Gandino, come altrove, si ritenne ben presto necessario creare una «macchina» di particolare impatto scenografico. «Il primo grande apparato gandinese – spiega Tomasini – venne realizzato da Donato Fantoni nel 1777.
I committenti gandinesi (parrocchia e ricche famiglie della comunità) non ritennero adeguata la realizzazione, al punto che, saldato il conto, pensarono da subito a un nuovo incarico. Non ci sono certezze riguardo alla fine dell’apparato fantoniano: resta un disegno al Museo Fantoni di Rovetta. Lo si ipotizza distrutto oppure inglobato, in alcune parti, in quello attuale realizzato nel 1788 dal maestro Giambattista Caniana».
Un’opera che costò ai gandinesi ben 4510,10 lire: quasi cinque volte di più del compenso liquidato al Fantoni. La struttura del Caniana fu montata per la prima volta nel 1790. La raggiera è larga 5,6 metri ed è posta a un’altezza di 11 metri. Fu elettrificata nel 1928: fino ad allora le candele erano di cera e nei raggi ardevano lumi ad olio che appositi incaricati accendevano manualmente durante le funzioni. Completa l’addobbo un grande postergale (il drappo posteriore) in damasco rosso, ricordo del manto purpureo con cui fu rivestito Cristo durante la passione.
L’originale era a righe gialle e rosse in seta. «Il montaggio di tutto l’apparato – conclude Tomasini – è ancora oggi assicurato da una squadra di esperti volontari che lavorano alacremente per una decina di giorni. Ci sono anche alcuni giovani, pronti a raccogliere un testimone di fede e cultura di particolare spessore ».

Il programma
Riflessioni e visite guidate al Museo della basilica
Il montaggio della grande raggiera nella basilica di Gandino è stato completato in questi giorni, grazie al lavoro dei volontari coordinati dal sacrista Mario Bosio. «Per tre giorni le riflessioni – sottolinea il prevosto don Innocente Chiodi – saranno centrate sul tema “Il sacrificio della Chiesa, sosta che la rinfranca nel cammino verso la Pasqua”, nello spirito della Quaresima indicato dalla Diocesi e proposto dal passionista padre Renato Monti. Le celebrazioni del Triduo iniziano oggi. Il programma prevede ogni giorno le Messe in basilica alle 8, 10,30 e 18, lunedì e sabato anche alle 7 in San Mauro, al convento delle Orsoline. Domenica alle 15 il canto del Vespro sarà seguito da quello del Requiem e dalla solenne benedizione eucaristica. Lunedì alle 10,30 monsignor Davide Pelucchi (vicario generale della Diocesi) presiederà la concelebrazione con i sacerdoti nativi, del Vicariato e che hanno svolto negli anni il ministero a Gandino. Monsignor Pelucchi (curato a Gandino dal 1979 al 1985) ricorderà in particolare monsignor Alessandro Recanati, prevosto dal 1975 al 1992, e monsignor Marino Bertocchi (parroco di Sotto il Monte e nativo di Gandino), entrambi morti nelle ultime settimane. Le celebrazioni saranno accompagnate dalla Corale Luigi Canali. Il Museo della basilica sarà aperto per visite guidate: domenica dalle 15 alle 19 e lunedì dalle 16,30 alle 19. Info su www.gandino.it.

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