E nel fondovalle la «ciodera» è adottata dai fanti

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Data pubblicazione: 

11/01/2014
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L’antica ciodera Torri

Condotte, sentieri e aree naturali, ma non solo. A vivere una «seconda giovinezza» post industriale nel fondovalle del Romna c’è anche l’antica Ciodera Torri, che il Comune di Gandino ha acquisito in comodato d’uso e ristrutturato grazie a un ulteriore finanziamento del Gal di circa 100.000 euro, cui si è aggiunto uno stanziamento da parte del Consorzio Bim. È l’ultimo reperto di archeologia industriale di questo tipo ancora presente nel Nord Italia.
La Ciodera era stata inserita nel 2010 fra i «Luoghi del cuore» del Fai. Fu utilizzata fino a qualche decennio fa per la stesura e l’asciugatura dei pannilana. Le «ciodere» erano enormi stenditoi rettilinei (diverse decine di metri) esposti a Sud. La struttura alla quale venivano fissati i pannilana, mediante chiodi (da cui il nome ciodera) era di legno con aste orizzontali mobili. Il Comune di Gandino ha siglato un accordo con l’Associazione fanti (presieduta dall’ex sindaco Gustavo Maccari) che seguirà la manutenzione ordinaria del manufatto e dell’area circostante, promuovendo attività di carattere culturale in collaborazione con altre realtà del territorio.
Il Fondovalle di Gandino conserva infine anche la «Tintoria degli Scarlatti», oggi cascina privata di proprietà della famiglia Franchina. Qui, nel 1860, fu avviata la tintura delle stoffe con cui furono confezionate le camicie rosse dei Mille di Garibaldi. Un primato che ha fatto dello Scarlatto di Gandino una vera e propria star in occasione delle celebrazioni per il 150° dell’Unità d’Italia, quando le camicie sono state riprodotte con metodi e foggia delle originali grazie a un pool di aziende della valle.

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