È morto don Francesco Ghilardi

Arrivò in paese nel '33, dopo l'ordinazione, e non chiese mai altre destinazioni

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04/06/2004
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1978
Monsignor Francesco Ghilardi nel suo studio in un'immagine dello scorso anno

Don Francesco se ne è andato ieri pomeriggio, nel letto della sua abitazione di via Loverini, accanto alla basilica dove era arrivato nel 1933, appena ordinato sacerdote. Se ne è andato un uomo semplice, intelligente, capace di ispirare serenità. Monsignor Francesco Ghilardi da quel giorno del 1933 non aveva mai più lasciato Gandino, era rimasto fedele, affezionato alla sua realtà parrocchiale.
Novantaquattro anni, era rimasto attivo e indipendente fino a pochi mesi fa quando, a causa di problemi respiratori, era stato ricoverato nella casa di riposo. Don Francesco aveva espresso un desiderio: morire nella sua casa. L'ultimo saluto il paese glielo darà domani con i funerali che alle 10 partiranno dalla sua abitazione per la basilica. Presiederà il vescovo Roberto Amadei.
Don Francesco, a Gandino, aveva ricoperto diversi incarichi fino a quello di vicario del parroco su designazione della cittadinanza gandinese, con tanto di votazioni da parte dei capifamiglia del paese, come tradizione. Quando don Francesco arrivò a Gandino, proveniente dal suo paese, Nembro, nella parrocchia c'erano 10 sacerdoti, ognuno con una mansione ben precisa. Don Francesco venne mandato all'oratorio. Raccontava lo stesso don Francesco: «Era un altro mondo. I giovani ancora non giocavano a calcio, c'erano altri passatempi. Forse il ricordo più bello del mio sacerdozio risale a quegli anni, quando si facevano gli esercizi spirituali per i ragazzi. Si passava tutto il giorno in silenzio e pregando e cantando. Ricordo quei visi di ragazzi in preghiera, nel silenzio. Erano commoventi».
Dal 1940 fino al 1968, don Francesco fu responsabile della scuola media comunale, quindi riordinò il ricchissimo archivio parrocchiale e ne trasse alcune pubblicazioni di storia locale. Nel 1957 venne eletto «vicario titolato». Lo stesso don Francesco spiegava che, fino al Concilio, il parroco e il vicario del parroco di Gandino venivano eletti dai capifamiglia, un privilegio che risaliva al Quattrocento. La Curia preparava un elenco di sacerdoti che aspiravano al posto, l'elenco andava in prefettura per il controllo e poi veniva trasmesso al sindaco. La votazione avveniva in chiesa, la domenica, dopo la Messa cantata.
Don Francesco ha osservato lucidamente il cambiamento della sua Gandino, la trasformazione della società contadina, l'abbandono dei campi. Questo materialismo spicciolo, questa rincorsa alla ricchezza, questa televisione imperante non piacevano a don Francesco che ricordava la serenità e la semplicità delle famiglie numerose di un tempo. Il parroco, don Emilio Zanoli, lo ricorda con affetto: «La comunità di Gandino deve moltissimo a questo sacerdote». Don Francesco era contento della sua vita: «Ho vissuto una lunga vita, la gente di Gandino mi ha sempre voluto bene, me ne vuole ancora e allora è stata una buona vita».
Stasera alle 20,30 in basilica si terrà un ufficio funebre. La festa dell'oratorio oggi sarà sospesa, mentre ieri non si sono tenute animazioni. Domani e domenica la sagra si svolgerà regolarmente: così avrebbe voluto don Francesco, che fu anche direttore dell'oratorio.

Autore: 

Paolo Aresi

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