E in Valgandino spunta il «cipresso cinese»

Convegno internazionale sul bacino lacustre. Fossili di un antico cervo e di piante ormai scomparse dall'Europa

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29/10/2006
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Studiosi giunti da tutta Europa ed anche dagli Usa si sono dati appuntamento a Leffe, dove si è svolta la prima giornata di studio su «Il Quaternario delle Alpi italiane», per visitare e conoscere il bacino lacustre della Valgandino, reso celebre dagli scavi di lignite effettuati in passato e anche dai fossili rinvenuti tra i diversi strati del particolare minerale.
Circa 55 persone hanno partecipato alla ricognizione sul terreno della zona che ha toccato, nella mattinata, il bacino di Pianico-Sèllere , nel pomeriggio il bacino di Casnigo , Cazzano , Gandino e Leffe, per concludersi nel salone del cinema centrale di Gandino, dove si sono svolte le relazioni finali per aggiornare i partecipanti sui risultati delle ultime ricerche.
Il momento clou della giornata è stata la visita agli affioramenti del torrente Re, dove, negli Anni Quaranta, la società Silla aveva uno dei suoi principali cantieri di estrazione della lignite. La ricognizione si è svolta con la guida di Cesare Ravazzi, ricercatore del Cnr, promotore e coordinatore dell'intera manifestazione, organizzata in collaborazione con la Comunità montana Valle Seriana e il Comune di Leffe. Il sopralluogo è stato preceduto da una visita al Santuario di San Patrizio, scelto come punto di osservazione ideale per dare agli ospiti una visione panoramica della Media Valle Seriana e del bacino di Leffe, per notarne tutti i «terrazzi» di valore geologico visibili e coglierne la funzione rispetto al pizzo Formico e alla forra del Costone. Quindi il gruppo, di cui facevano parte ricercatori tedeschi, austriaci, francesi, svizzeri, olandesi, ungheresi e slovacchi, è sceso nell'alveo del torrente Re, dove gli esperti hanno potuto osservare gli affioramenti di argille e di strati lignitiferi dei quali Ravazzi ha fornito un'ampia descrizione.
«La ricognizione lungo il torrente Re, unico sito al mondo in cui è possibile ancora osservare bene gli affioramenti di lignite e di carbonati – spiega Ravazzi – aveva lo scopo di osservare le caratteristiche litologiche dei depositi lacustri formati da calcite entro cui sono conservate diatomee (alghe), pollini, piante carofite e molluschi, depositatisi nel bacino in un'area estesa per 6 chilometri quadrati, in un arco di tempo tra i 2 milioni e gli 800 mila anni. È in progetto da parte della Comunità montana la creazione, nella zona, di un geosito, cioè di un luogo in cui convivono rilevanze paleontologiche, geologiche, geomorfologiche e paesaggistiche, con percorsi di accesso per favorire le ricerche e la valorizzazione culturale e didattica dell'area, come previsto anche nel Piano turistico della Comunità montana».
Successivamente il gruppo di studiosi si è trasferito al cinema centrale di Leffe, dove sono state proiettate e commentate immagini e dati relativi alle indagini più recenti svolte sul bacino e compiute negli ultimi cinque anni. Giovanni Muttoni, docente associato dell'Università di Milano, ha presentato lo studio sul campo magnetico terrestre, Marzia Breda, dell'Università di Ferrara, ha presentato i risultati finali degli studi effettuati sui resti dei mammiferi rinvenuti tra i banchi di lignite.
«La revisione di tutti i reperti – sottolinea Ravazzi – ha portato al rinvenimento e all'identificazione di nuove specie della fauna fossile di Leffe: ad esempio un osso frontale con frammento di palco, ritrovato nei depositi soggiacenti il "terrazzo" di Casnigo e attribuito ad un "Megaloceros verticornis", un cervo vissuto circa 1 milione di anni fa. La riscoperta è stata resa possibile grazie alla sezione di geologia e paleontolgia del Museo di scienza naturali di Bergamo, che ha conservato il reperto».
Infine Roberto Pini, del Cnr, ha presentato in maniera definitiva la carota (uno schema delle perforazioni ndr) ottenuta dalle analisi del 1991, sui pollini fossili lungo ogni strato di terreno. «Sono stati studiati – precisa Ravazzi – circa 20 mila granuli di polline e individuati, nella successione degli strati, 18 cicli climatici relativi ad un arco di tempo tra 1,8 e 1,1 milioni di anni. C'è stata anche l'identificazione di 250 tipi di piante, delle quali un centinaio non più esistenti in Europa, come il cipresso cinese». All'incontro conclusivo è intervenuto, oltre ai sindaci di Leffe Gianni Pezzoli e di Cazzano, Nunziante Consiglio, l'assessore alla cultura della Comunità montana Costantino Zanda, che ha menzionato il Piano turistico dell'Ente che attribuisce un ruolo significativo alla Valgandino per la presenza del bacino lacustre e ipotizza la realizzazione di un geosito.
«L'escursione organizzata dalla Inqua-Seqs (acronimo inglese di International Quaternary Association, subcommission european quaternary stratigraphy, ndr) – ha commentato Ravazzi – ha avuto, grazie anche al contributo del Tappetificio nazionale Radici e della squadra antincendio boschivo di Gandino, un'ottima riuscita, come dimostra il numero elevato di partecipanti giunti anche dall'estero e dall'interesse manifestato per i luoghi visitati. Ciò lascia sperare nella possibilità futura di ricerche effettuate in collaborazione tra più realtà e di iniziative per dare vita a progetti di respiro internazionale».

Autore: 

Franco Irranca

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