Don Claudio Burgio: “Educare vuol dire amare”

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Don Marco presenta Don Burgio
Don Burgio con i ragazzi della comunità Kayros

Non esistono ragazzi cattivi, forse dovremmo parlare di ragazzi “incattiviti”, da modelli e situazioni che noi adulti proponiamo loro”.
E’ stata partecipata e intensa a Gandino la serata organizzata giovedì 29 gennaio in Oratorio in occasione della Settimana di San Giovanni Bosco e dedicata ai temi dell’educare e dell’essere “rete” educativa all’interno della comunità.

Ospite a Gandino era don Claudio Burgio, 46 anni, cappellano insieme a don Gino Rigoldi del l’Istituto penale minorile “Cesare Beccaria” di Milano. Don Claudio ha raccontato la quotidianità “dei suoi ragazzi”, quel “tempo sempre uguale” nel quale cerca di far loro ritrovare la libertà di essere, di scegliere una vita migliore. “Non è facile, educare ha sempre una componente di rischio. Troppo spesso la nostra società, i nostri schemi che riteniamo virtuosi, negano la possibilità di scelta.  A volte riteniamo centrale la possibilità di offrire stimoli e attività ai ragazzi, ma non è così. E’ un falso problema. La verità è che al primo posto deve sempre venire la qualità dei rapporti umani, la volontà di spendere la propria persona con una sintonia sentita e vissuta nel dialogare con questi ragazzi. Io stesso trovo in loro una pro-vocazione che sostiene il mio essere cristiano. Sono loro il mio Vangelo. La Misericordia non è un’etichetta che mettiamo sul Giubileo o l’Anno pastorale, ma un’azione concreta, un modo di essere”.

Don Burgio è anche fondatore e presidente dell’Associazione Kayròs che dal 2000 gestisce comunità di accoglienza per minori e servizi educativi  per adolescenti. Nel 2010 ha raccontato la sua esperienza (e soprattutto quella dei suoi ragazzi) nel libro “Non esistono ragazzi cattivi” (edizioni Paoline).

Grazie al dibattito suscitato fra i numerosi presenti, sono emersi spunti importanti riguardo la necessità di creare anche a Gandino una “comunità educante” che dialoghi e si interroghi, che esprima anche nelle più normali attività di servizio un affetto e un’attenzione positivi. “Il barista dell’Oratorio e l’allenatore – ha sottolineato don Claudio – non sono meno importanti del curato o dei catechisti. Ciascuno può e deve fare la propria parte, deve spendere con amore il suo essere cristiano”.

Di seguito si possono ascoltare alcuni passaggi della testimonianza di Don Burgio.

Allegati: 

Autore: 

Giambattista Gherardi

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