Dallo Stato più di 6 euro ma i problemi restano

Il sindaco «corregge» la statistica sui fondi da Roma«In linea con altri Comuni orobici. Il sistema però va rivisto»

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30/07/2010
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Un ultimo posto, o supposto tale, che ha fatto scalpore. Per un refuso nei dati pubblicati sul sito del ministero dell'Economia, dati poi ripresi dall'Ifel (l'istituto per la finanze e l'economia locale) Gandino risultava all'ultimo posto in Italia per entità pro capite dei trasferimenti dallo Stato. La miseria di 6 euro per abitante, contro le centinaia di euro di altri Comuni bergamaschi e addirittura i 9.701 euro arrivati per ogni cittadino di Morterone, nel Lecchese. Una storia che deve essere riscritta in termini più ragionevoli, ma che segnala comunque le distorsioni di un sistema da rivedere.
«Mi sono attivato – conferma il sindaco Gustavo Maccari – con l'ufficio Ragioneria per capire su quali dati si basasse la statistica. Non è facile comprendere certi meccanismi, ma è emerso chiaro un errore: per calcolare la quota pro capite di trasferimenti ai cittadini gandinesi era stato utilizzato il solo dato dei contributi regionali, e non quello complessivo».
In pratica, per ottenere i 6 euro si era preso l'ammontare dei trasferimenti regionali (circa 30.000 euro) suddividendolo per i 5.720 abitanti. In quell'anno c'erano stati però anche trasferimenti statali (non conteggiati dalla statistica) per 700.000 euro, che aggiungevano quindi una quota pro capite di circa 123 euro. Una differenza sostanziale, e valori che a questo punto si allineano con quelli di molti paesi della provincia, che restano comunque penalizzati.
«Con questa opportuna correzione – continua Maccari – che già abbiamo segnalato con una raccomandata al ministero, viene corretto un errore sostanziale, ma restano i problemi legati a calcoli certamente perversi».
Sul banco degli imputati la «spesa storica», che calcola i trasferimenti agli enti locali sulla base di quanto questi hanno speso in passato. «Tutto ebbe inizio nel 1973 – spiega il sindaco – con la riforma tributaria che tolse potestà impositiva ai Comuni con il varo di tre imposte statali: l'Iva, l'Irpef e l'Irpeg. L'eliminazione del potere impositivo ai Comuni comportò la dilatazione abnorme delle spese correnti. Non dovendo più commisurare le entrate alle uscite, alcuni Comuni, soprattutto al Centro-Sud, ritennero di scaricare sullo Stato i costi dovuti all'incremento dei servizi. Nel 1977 i decreti Stammati estinsero tutti i debiti dei Comuni, ponendo finalmente dei limiti alla spesa corrente comunale. Vennero così premiati i Comuni che avevano fatto debiti e puniti quelli che avevano governato con rigore. Le minori spese degli enti virtuosi rappresentano per la statistica un "minor fabbisogno" e quindi generano minori trasferimenti».
Nel febbraio 2008, il Consiglio comunale di Gandino aveva approvato all'unanimità una mozione tesa a sottolineare l'inadeguatezza dei trasferimenti statali. «La delibera – ricorda il sindaco – prevedeva anche la massima pubblicizzazione dei dati statistici alla popolazione. Mi preme ricordare il lavoro svolto nel gennaio 2009 dal notiziario comunale Civit@s e in particolare dal redattore Antonio Rottigni, che realizzò uno studio comparato distribuito alle famiglie». Resta il fatto che, fra crisi economica e patto di stabilità, per i Comuni sono tempi grami. «Spero – conclude Maccari – che il federalismo fiscale di cui si parla si concretizzi almeno nell'eliminazione del criterio della spesa storica, per ripristinare quello dei costi standard».

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