Dal campanile si annuncia il Triduo

Torna il rito della «tóla». E nelle panetterie si sforna la storica «Cruca»

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10/04/2009
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Da sinistra, Emanuele Bertocchi e Celestino Caccia sul campanile della basilica di Gandino; la «Cruca», dolce tipico della Settimana Santa

Il Triduo pasquale rinnova a Gandino tradizioni che affondano nei secoli le proprie radici. Oggi, con le campane rigorosamente «legate» in attesa del gioioso annuncio della Resurrezione, due volontari richiameranno i fedeli dalla sommità del campanile della basilica, che si innalza a 73 metri di altezza sul borgo medievale gandinese.
Celestino Caccia ed Emanuele Bertocchi saliranno a più riprese i 200 gradini della torre campanaria e scandiranno i momenti della giornata e l'approssimarsi delle funzioni in basilica. Entrambi sono due veterani di questo particolare impegno: il primo da 26 anni, il secondo da 18.
Celestino Caccia si avvale della «tóla», una tavola in legno di noce (circa 50 per 35 centimetri), a cui sono fissati quattro battenti di ferro, mentre Emanuele Bertocchi utilizza la sua voce possente, temprata anche sui campi di calcio dove è apprezzato allenatore di squadre giovanili.
«Per regolare il suono della "tóla" - conferma Celestino Caccia -, è previsto un rigido disciplinare, che un tempo faceva parte integrante del contratto che il campanaro titolare siglava con la Fabbriceria della Parrocchia. La "tóla" viene scossa con forza a cadenza di passo, soffermandosi ad ogni angolo del campanile. L'ultimo giro di annuncio, detto "butì", viene fatto suonando a raganella, cioè con ritmo continuato».
La «tóla» è accompagnata dalla voce che grida «Ave Maria» oppure «Funziù»: in quest'ultimo caso vengono preannunciate le celebrazioni in basilica, fino alla veglia pasquale del Sabato Santo, quando «si trova Pasqua» e le campane vengono slegate per suonare a festa.
«Questo modo di richiamare il popolo - conferma Caccia - risale al Medioevo, quando la convocazione dell'arengo avveniva "ad tolam batutam", come riportano le cronache relative all'Atto di Emancipazione del 1233».
A Gandino, in coincidenza con il Venerdì Santo, è ancora viva un'altra tradizione, quella che vede i fornai artigiani preparare la «Cruca».
Si tratta di una sorta di panettone cotto al forno per circa un'ora e presentato in tagli da un chilo o mezzo chilo. «Cruca» di nome e probabilmente di fatto: la presenza dell'uva sultanina e della cannella fra gli ingredienti principali fa pensare a una possibile «contaminazione» di tradizioni austro-ungariche, dovuta ai commerci gandinesi con la Mitteleuropa. È un dolce esclusivo di Gandino, in paese se ne sfornano, solo nella Settimana Santa, circa due quintali e vanno letteralmente a ruba.
Nell'ambito delle celebrazioni liturgiche, stasera Via Crucis lungo le vie del paese, dalle 20.30, animata da giovani e adolescenti.
Particolarmente suggestivo l'incontro di mercoledì nella chiesa dell'oratorio. Riprendendo il tema del percorso diocesano dell'anno pastorale legato alle nozze di Cana, è stata imbandita una tavola per tutti i volontari e collaboratori, al centro della quale don Alessandro Angioletti ha guidato un momento di preghiera.

 

Autore: 

Giambattista Gherardi

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