Crisi, in Valle Seriana la strategia dei Comuni a sostegno degli operai

In 18 paesi 3.785 persone in cassa integrazione straordinariaAlzano, contributi per 500 mila euro. Albino crea occupazione

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14/11/2009
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Crisi del tessile: i lavoratori manifestano in Valle Seriana nel 2008

La scure della crisi colpisce e la Valle Seriana accusa il colpo. Ma sempre qui, da quella che è stata e vuole restare la locomotiva economica della terra bergamasca, scatta la controffensiva per rimettersi in piedi e dare a chi ha perso il lavoro – o ha visto ridursi drasticamente il reddito – un aiuto per la svolta.
In campo sono scese la Caritas, le parrocchie, le fondazioni, le cooperative. Ma anche gli enti pubblici: se è cosa recente la presa di posizione del Consiglio provinciale che ricorda come la cura di fondi di solidarietà sia competenza dei Comuni, ecco come i Comuni si piazzano in prima linea. Raccontiamo qui il caso di Alzano e di Albino, maggiori centri della bassa valle dove le amministrazioni, oltre a partecipare a iniziative come il Fondo provinciale diocesano famiglia lavoro, sono scese in campo singolarmente. Ad Alzano, in particolare, lo stanziamento che fa capo al Comune arriva a 500 mila euro. Una cifra pari, per capirci, a quella versata in primavera dal Comune di Bergamo nell'istituzione di un fondo proprio. Solo che il capoluogo conta 118 mila abitanti, Alzano 13 mila. Ad Albino, invece, i posti di lavoro sono entrati nella definizione di accordi urbanistico-edilizi: nel solo piano «Centro Honegger», ad esempio, il Comune ha fatto mettere nero su bianco che 40 posti a tempo pieno e indeterminato andranno a residenti.
Prima di entrare nel merito degli interventi, vanno ricordati alcuni numeri. Che, in fatto di crisi, la dicono lunga: in base alle elaborazioni di Cisl, Cgil e Uil sui dati dei Centri dell'impiego al 31 ottobre 2009, in tutta la provincia sono a quota 11.607 i lavoratori di 138 aziende – principalmente manifatturiere – interessati dalla cassa integrazione straordinaria (situazioni di criticità). A questi si aggiungono 8.780 lavoratori coinvolti dagli ammortizzatori in deroga finanziati dalla Regione. Quindi più di ventimila lavoratori bergamaschi coinvolti dalla crisi, senza contare l'edilizia (quasi 1,2 milioni di cassa integrazione richiesta tra ottobre e luglio), i lavoratori a termine, la Cassa ordinaria e quanti hanno già perso il post. In tutto questo, la bassa Valle Seriana non se la passa bene: se il record di lavoratori in cassa straordinaria richiesta spetta all'area di Bergamo e hinterland, comunque più popolata, con 4.650 soggetti (22,8% del totale) il Centro per l'impiego di Albino (riferimento per Albino, Alzano, Aviatico, Casnigo, Cazzano Sant'Andrea, Cene, Colzate, Fiorano, Gandino, Gazzaniga, Leffe, Nembro, Peia, Pradalunga, Ranica, Selvino, Vertova, Villa di Serio) registra 3.785 casi (18,6%).
In questo panorama si inseriscono le iniziative dei Comuni. Partiamo da Alzano: «A disposizione c'è una cifra cospicua – conferma l'assessore ai Servizi sociali Giuseppe Gregis – che è stato possibile accantonare nell'ambito del Contratto di recupero produttivo che coinvolge in un'operazione urbanistico-produttiva le cartiere Paolo Pigna spa». Operazione imponente che modificherà una zona grande quanto il centro storico e che, fra le richieste dell'amministrazione, prevede proprio l'istituzione di un fondo sociale a favore dei disoccupati alzanesi e dei lavoratori in mobilità o in cassa integrazione. Il denaro è versato per metà dall'amministrazione e per metà dall'immobiliare Leonardo spa, che lavorerà sull'area. Il fondo è già nato e la quasi totalità della cifra è a disposizione. All'unanimità il Consiglio comunale ha approvato il regolamento per l'erogazione, nato grazie al lavoro di un Comitato tecnico che ha coinvolto anche le opposizioni (in maggioranza c'è la coalizione Lega-Pdl) e i sindacati. I criteri d'accesso sono piuttosto stringenti: per esempio è richiesta la residenza nel Comune da almeno 5 anni, il fatto di non possedere immobili oltre alla prima casa, avere subìto una variazione della propria attività lavorativa (cassa, mobilità, riduzione d'orario, disoccupazione) nell'ultimo anno, avere patrimonio mobiliare sotto i 25 mila euro. «Abbiamo cominciato così, ma in base al numero di richieste che ci arriveranno potremmo stabilire criteri meno rigidi. Per ora, ma è solo una stima perché la fase di raccolta è appena iniziata e, nonostante l'appoggio che speravamo di ricevere dai sindacati, sta procedendo con le sole forze del Comune, ipotizziamo circa 200 persone in condizioni da esaminare e circa 80 con requisiti idonei». I primi contributi dovrebbero arrivare a dicembre. «L'obiettivo – prosegue Gregis – è seguire passo passo chi è in difficoltà più forte, aiutarlo a "respirare" fino al ritorno alla normalità». Per questo il meccanismo elaborato prevede una comparazione fra redditi precedenti e attuali, oltre a un esame delle spese sostenute da ogni famiglia: più si è aggravata la differenza fra entrate e uscite nell'ultimo anno (quindi il reddito è calato a fronte delle stesse rette scolastiche, lo stesso mutuo, le stesse spese condominiali...), più il Comune può tamponare. Esiste una tabella specifica che tratteggia i casi, dal meno al più grave: un single con differenza entrate-uscite di 2 mila euro (dove le entrate sono comunque più alte delle uscite) potrà ottenere 500 euro su 12 mesi. Una famiglia con più di 5 persone in cui le uscite siano arrivate a superare di 2 mila euro le entrate ne potrebbe avere fino 6.500 in 12 mesi. Il contributo, che può essere rinnovato, sarà erogato per due terzi in denaro e per un terzo in buoni spesa. All'iniziativa del Comune collaborano infatti i commercianti di Alzano: «La Comunità delle Botteghe ci ha dato una mano, avviando un sistema virtuoso: i buoni spesa sono consegnati alle famiglie, che li possono utilizzare nei negozi del paese, nei bar. Ha aderito la stragrande maggioranza dei negozi e questo aiuta anche il commercio locale». Nella rete territoriale, conclude l'assessore, «è entrata anche la filiale di Alzano del gruppo Ubi-Banca popolare di Bergamo con un contributo di mille euro. Erano stati contattati tutti e nove gli istituti sul territorio e questa è stata la prima risposta».
E se ad Alzano l'unione dei soggetti del territorio fa la forza, anche ad Albino l'amministrazione si muove. «Un fondo di 109 mila euro era già stato stanziato all'unanimità dall'amministrazione precedente a guida leghista – afferma il sindaco Luca Carrara, da giugno al governo con una civica di centrosinistra –. L'intenzione è replicare anche quest'anno: i fondi vengono impiegati a sostegno dei lavoratori in difficoltà con l'abbattimento di rette e costi di servizi per i soggetti che ne hanno diritto». Ma ci sono anche politiche inedite che, qui come ad Alzano, collegano l'urbanistica al sostegno dell'impiego. Nell'ambito dell'operazione «Centro Honegger» di cui è titolare la società Albino Prima di Domenico Calzaferri, che sta costruendo un centro polifunzionale, sono inseriti 40 posti di lavoro riservati a residenti ad Albino. «Abbiamo fatto questa richiesta, con posti a tempo indeterminato e pieno. Alternativamente, il titolare dell'operazione dovrà versare 200 mila euro in un fondo a sostegno dell'impiego», prosegue Carrara. E, sempre ad Albino, anche il «Contratto di recupero produttivo del cotonificio Honegger» (protagonista qui il gruppo Zambaiti-Lombardini) prevede l'apertura di un supermercato in cui dovrebbero trovare lavoro parte delle persone dichiarate in esubero dal cotonificio. La proposta è in Regione: in ballo ci sono fino a 150 posti part-time.

 

Autore: 

Anna Gandolfi

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