Collezioni costantemente e velocemente rinnovate per dribblare il rischio di essere copiati Il giovane management dell'azienda di Gandino punta alla multiproposta per conquistare il mercato
«Quattro anni fa tutti ci sconsigliavano di scommettere sul mondo del tessile, ma noi ci abbiamo creduto e con l'orgoglio giovanile e la passione che ci derivava da precedenti esperienze che le nostre famiglie avevano avuto nel settore, abbiamo fondato la Mdv Italia». A parlare è Rosetta Chiara Oberti, contitolare e responsabile di prodotto della Mdv Italia srl, azienda di Gandino. L'industria è un esempio di dinamismo e creatività imprenditoriale giovanile, guidata da quattro cugini, tutti poco più che trentenni: oltre alla Oberti, l'amministratore Osvaldo Terzi, la responsabile del settore commerciale Italia Daniela Servalli e Francesco Franchina.
Con trentacinque dipendenti e un fatturato di 4,5 milioni di euro, la Mdv Italia ha come prodotto di punta il tessuto Jacquard, un composto utilizzato come base, tra l'altro, in tutto quello che serve per la biancheria per la casa, tendaggi e le decorazioni. L'azienda, che commercializza il proprio manufatto, oltre che in Italia, in Francia, Germania, Inghilterra, Giappone e Stati Uniti, basa la sua forza sulla capacità di innovare la propria produzione, a seconda delle esigenze del committente finale che collocherà il tessuto sul mercato al dettaglio dandogli il proprio nome.
Ed evidentemente questa strategia industriale è esatta visto che la Mdv Italia non annaspa nel pantano della crisi del tessile, presentando una crescita di fatturato del 30 per cento rispetto a quello della data di nascita, 2001, e, in giugno, un ragguardevole più 15 per cento a fronte dei primi mesi del 2005.
«La personalizzazione del prodotto, il rapporto con i nostri clienti e la capacità di esserci circondati di persone motivate è alla base della nostra azienda» afferma l'amministratore Osvaldo Terzi.
«Per questo abbiamo potenziato al massimo l'ufficio di ricerca e sviluppo con due cad tessili, macchine che consentono di trasformare un disegno su carta in manufatto finito, tre tecnici di prodotto e una disegnatrice. La nostra ricetta per affrontare il mercato si chiama creatività, negli abbinamenti, nelle costruzioni, negli intrecci e nei colori».
Come risponde il mercato alla vostra strategia?
«Molte aziende per cui lavoriamo hanno accettato le innovazioni nei tessuti, nella lavorazione o nei colori proposti da Mdv Italia. Ma spesso ci troviamo a confrontarci con le difficoltà del mercato a recepire nell'immediato i cambiamenti. E di questi tempi, in cui si naviga a vista, la difficoltà del cliente a recepire l'innovazione e a districarsi tra mille offerte non sempre di qualità, produce il danno maggiore ai fini del buon esito del lavoro», afferma la responsabile del settore commerciale Italia, Daniela Servalli.
Oltre alle resistenze del mercato all'innovazione, bisogna fare i conti con il rischio delle «copie». Come affrontate questo problema?
«Presentando collezioni e prodotti freschi con una velocità tale da dribblare il rischio di essere copiati. O meglio, chi copia c'è e ci sarà sempre, ma nel momento in cui queste appaiono sul mercato noi stiamo già presentato una nuova linea. Partendo dalla constatazione che la risposta in termini di volumi di fatturato per ogni articolo venduto si è abbassata, abbiamo adottato il metodo, faticoso ma efficace, di stimolare il mercato con multiproposte che sopperiscano alla mancanza di quantità. Abbiamo scelto, fin da subito, di occuparci di un prodotto medio-alto, di forte impatto visivo ma comunque di prezzo accessibile. Questo per allontanarci dall'assillante problema della concorrenza dei mercati emergenti a bassa qualità e a basso costo e per evitare uno scontro diretto con loro. Questo non per paura, ma semplicemente perché non lo riteniamo strategicamente vincente» dice Rosetta Chiara Oberti.
Mdv Italia produce direttamente in Italia o si appoggia a operatori stranieri?
«Il nostro prodotto è totalmente made in Italy, dall'ideazione alla realizzazione del tessuto finito» afferma la Oberti.
Qual è la vostra strategia aziendale a medio e lungo termine?
«Non prevediamo di ampliare la struttura, ma non rinunciamo all'idea di creare delle partnership con aziende che aiutino il prodotto Mdv Italia a rimanere competitivo e all'avanguardia. Accanto a questo, che è il criterio portante dell'azienda, abbiamo costruito nuovi canali di vendita e sviluppato tecnologie per la produzione di innovativi tessuti ignifughi ad uso essenzialmente di alberghi e navi», dice Francesco Franchina.
Cosa pensa Mdv delle politiche di aiuto al tessile adottate in Italia?
«Crediamo siano poco utili e meno efficaci e che a conti fatti non vadano a risolvere i reali problemi del settore», riprende Osvaldo Terzi.
L'introduzione di dazi può essere d'aiuto all'industria del tessile?
«Il vero problema non è l'introduzione di dazi. Ma sostenere a medio periodo una politica per la riconversione delle aziende perché possano misurarsi su scenari globalizzati. È la capacità di rinnovarsi la chiave di tutto, ogni altro escamotage è inutile» spiega ancora Terzi.
Dunque, investire sull'innovazione senza guerre commerciali?
«Non riteniamo i Paesi emergenti nemici da combattere. Anzi, spesso sono una sfida positiva. Il nemico vero sarebbe, caso mai, l'effetto boomerang di una guerra in tal senso. Peraltro la Cina economicamente e industrialmente si sta muovendo ormai da quindici anni, se fino a oggi politicamente abbiamo ignorato la loro potenzialità produttiva non è certo colpa loro. Su questo aspetto a noi tocca fare un serio esame di coscienza e ammettere che fino a oggi è mancata una politica di confronto costruttiva con l'economia di quel Paese. Continuare a parlare di Cina, come se questo fosse la sommatoria di tutte le problematiche del settore, impedisce uno sguardo obiettivo sulle vere cause di questa crisi» riprende Oberti.
Ne indichi qualcuna?
«Prodotti made in Italy commercializzati dalle stesse aziende italiane, che made in Italy in realtà non sono ma ne portano soltanto l'etichetta. Oppure, l'abbassamento della professionalità in termini di capacità di assistere il cliente nell'individuazione di quei prodotti che più il mercato gradisce. In passato le aziende mandavano in giro i rappresentati con un campionario rigido. Ormai questo non è più possibile e il prodotto va studiato di volta in volta, secondo le esigenze del cliente, nel minor tempo possibile e con la massima qualità. E per far questo non tutti ancora si sono strutturati», continua Rosetta Chiara Oberti.
Parliamo di nodi strutturali irrisolti. Quali sono i più gravi?
«Sulle aziende gravano ancora molte inefficienze, e questo determina la loro impossibilità a essere competitive non appena si affacciano sul mercato nazionale e internazionale. Problemi legati ai trasporti con costi altissimi e tempi penalizzanti, a una burocrazia pesante e un partner passivo al 50 per cento che è lo Stato, alla difficoltà di tagliare i rami secchi che rallentano o addirittura svalutano il lavoro, quello buono. E questi problemi inevitabilmente si scaricano sul consumatore finale che non ha che una visione ristretta e filtrata di quello che realmente è l'industria tessile e il brand del made in Italy. Per aiutare davvero le aziende del settore bisogna risolvere questi nodi strategici. Altrimenti ogni altra soluzione tampone non potrà che avere effetti limitati nel tempo e si dimostrerà inutile al rafforzamenti del brand made in Italy nel mondo», conclude la Oberti.
Con trentacinque dipendenti e un fatturato di 4,5 milioni di euro, la Mdv Italia ha come prodotto di punta il tessuto Jacquard, un composto utilizzato come base, tra l'altro, in tutto quello che serve per la biancheria per la casa, tendaggi e le decorazioni. L'azienda, che commercializza il proprio manufatto, oltre che in Italia, in Francia, Germania, Inghilterra, Giappone e Stati Uniti, basa la sua forza sulla capacità di innovare la propria produzione, a seconda delle esigenze del committente finale che collocherà il tessuto sul mercato al dettaglio dandogli il proprio nome.
Ed evidentemente questa strategia industriale è esatta visto che la Mdv Italia non annaspa nel pantano della crisi del tessile, presentando una crescita di fatturato del 30 per cento rispetto a quello della data di nascita, 2001, e, in giugno, un ragguardevole più 15 per cento a fronte dei primi mesi del 2005.
«La personalizzazione del prodotto, il rapporto con i nostri clienti e la capacità di esserci circondati di persone motivate è alla base della nostra azienda» afferma l'amministratore Osvaldo Terzi.
«Per questo abbiamo potenziato al massimo l'ufficio di ricerca e sviluppo con due cad tessili, macchine che consentono di trasformare un disegno su carta in manufatto finito, tre tecnici di prodotto e una disegnatrice. La nostra ricetta per affrontare il mercato si chiama creatività, negli abbinamenti, nelle costruzioni, negli intrecci e nei colori».
Come risponde il mercato alla vostra strategia?
«Molte aziende per cui lavoriamo hanno accettato le innovazioni nei tessuti, nella lavorazione o nei colori proposti da Mdv Italia. Ma spesso ci troviamo a confrontarci con le difficoltà del mercato a recepire nell'immediato i cambiamenti. E di questi tempi, in cui si naviga a vista, la difficoltà del cliente a recepire l'innovazione e a districarsi tra mille offerte non sempre di qualità, produce il danno maggiore ai fini del buon esito del lavoro», afferma la responsabile del settore commerciale Italia, Daniela Servalli.
Oltre alle resistenze del mercato all'innovazione, bisogna fare i conti con il rischio delle «copie». Come affrontate questo problema?
«Presentando collezioni e prodotti freschi con una velocità tale da dribblare il rischio di essere copiati. O meglio, chi copia c'è e ci sarà sempre, ma nel momento in cui queste appaiono sul mercato noi stiamo già presentato una nuova linea. Partendo dalla constatazione che la risposta in termini di volumi di fatturato per ogni articolo venduto si è abbassata, abbiamo adottato il metodo, faticoso ma efficace, di stimolare il mercato con multiproposte che sopperiscano alla mancanza di quantità. Abbiamo scelto, fin da subito, di occuparci di un prodotto medio-alto, di forte impatto visivo ma comunque di prezzo accessibile. Questo per allontanarci dall'assillante problema della concorrenza dei mercati emergenti a bassa qualità e a basso costo e per evitare uno scontro diretto con loro. Questo non per paura, ma semplicemente perché non lo riteniamo strategicamente vincente» dice Rosetta Chiara Oberti.
Mdv Italia produce direttamente in Italia o si appoggia a operatori stranieri?
«Il nostro prodotto è totalmente made in Italy, dall'ideazione alla realizzazione del tessuto finito» afferma la Oberti.
Qual è la vostra strategia aziendale a medio e lungo termine?
«Non prevediamo di ampliare la struttura, ma non rinunciamo all'idea di creare delle partnership con aziende che aiutino il prodotto Mdv Italia a rimanere competitivo e all'avanguardia. Accanto a questo, che è il criterio portante dell'azienda, abbiamo costruito nuovi canali di vendita e sviluppato tecnologie per la produzione di innovativi tessuti ignifughi ad uso essenzialmente di alberghi e navi», dice Francesco Franchina.
Cosa pensa Mdv delle politiche di aiuto al tessile adottate in Italia?
«Crediamo siano poco utili e meno efficaci e che a conti fatti non vadano a risolvere i reali problemi del settore», riprende Osvaldo Terzi.
L'introduzione di dazi può essere d'aiuto all'industria del tessile?
«Il vero problema non è l'introduzione di dazi. Ma sostenere a medio periodo una politica per la riconversione delle aziende perché possano misurarsi su scenari globalizzati. È la capacità di rinnovarsi la chiave di tutto, ogni altro escamotage è inutile» spiega ancora Terzi.
Dunque, investire sull'innovazione senza guerre commerciali?
«Non riteniamo i Paesi emergenti nemici da combattere. Anzi, spesso sono una sfida positiva. Il nemico vero sarebbe, caso mai, l'effetto boomerang di una guerra in tal senso. Peraltro la Cina economicamente e industrialmente si sta muovendo ormai da quindici anni, se fino a oggi politicamente abbiamo ignorato la loro potenzialità produttiva non è certo colpa loro. Su questo aspetto a noi tocca fare un serio esame di coscienza e ammettere che fino a oggi è mancata una politica di confronto costruttiva con l'economia di quel Paese. Continuare a parlare di Cina, come se questo fosse la sommatoria di tutte le problematiche del settore, impedisce uno sguardo obiettivo sulle vere cause di questa crisi» riprende Oberti.
Ne indichi qualcuna?
«Prodotti made in Italy commercializzati dalle stesse aziende italiane, che made in Italy in realtà non sono ma ne portano soltanto l'etichetta. Oppure, l'abbassamento della professionalità in termini di capacità di assistere il cliente nell'individuazione di quei prodotti che più il mercato gradisce. In passato le aziende mandavano in giro i rappresentati con un campionario rigido. Ormai questo non è più possibile e il prodotto va studiato di volta in volta, secondo le esigenze del cliente, nel minor tempo possibile e con la massima qualità. E per far questo non tutti ancora si sono strutturati», continua Rosetta Chiara Oberti.
Parliamo di nodi strutturali irrisolti. Quali sono i più gravi?
«Sulle aziende gravano ancora molte inefficienze, e questo determina la loro impossibilità a essere competitive non appena si affacciano sul mercato nazionale e internazionale. Problemi legati ai trasporti con costi altissimi e tempi penalizzanti, a una burocrazia pesante e un partner passivo al 50 per cento che è lo Stato, alla difficoltà di tagliare i rami secchi che rallentano o addirittura svalutano il lavoro, quello buono. E questi problemi inevitabilmente si scaricano sul consumatore finale che non ha che una visione ristretta e filtrata di quello che realmente è l'industria tessile e il brand del made in Italy. Per aiutare davvero le aziende del settore bisogna risolvere questi nodi strategici. Altrimenti ogni altra soluzione tampone non potrà che avere effetti limitati nel tempo e si dimostrerà inutile al rafforzamenti del brand made in Italy nel mondo», conclude la Oberti.
Data di inserimento:
30-08-2005