Corpus Domini, Il cammino della luce

La processione in ogni parrocchiaQuella di Gandino è la più solenne

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02/06/2013
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Le processioni percorrono le strade della diocesi, pressoché in ogni paese, celebrano il mistero del corpo di Gesù, del Gesù che sta dentro l’Eucaristia. Il mistero della presenza dentro all’ostia bianca. Sono processioni istituite fin dal XIII secolo, sono un camminare insieme nelle vie del paese, della città, un camminare, come un pellegrinaggio, nelle strade, nella vita, nella storia. La processione del Corpus Domini è la più importante dell’anno, afferma un antico mistero della Chiesa, che ha anche diviso, che ha creato incomprensioni.
La processione alcuni, pochi, la fanno al giovedì. Ma, da quando il giorno del Corpus Domini non è più festività anche civile, la grande parte delle parrocchie ha scelto di svolgere la processione alla domenica successiva. Oggi. Processioni piccole, processioni unitarie fra più parrocchie che prefigurano l’unità pastorale. Processioni tradizionali, con la partecipazione delle antiche confraternite che negli ultimi anni stanno vivendo un momento di ripresa dopo un periodo di crisi, che ritrovano il loro senso nello stare insieme, fraternamente, e nel riscoprire l’impegno nella Chiesa, la necessità del fare e del pensare, del pregare.
La più solenne delle processioni bergamasche si svolge a Gandino. Spiega Silvio Tomasini che è direttore del Museo della basilica del paese: «È cominciato tutto verso la fine del Duecento dalla diocesi di Liegi in Belgio e dopo il famoso miracolo di Bolsena. In quel periodo Berengario di Tours affermava che la presenza di Gesù nell’ostia era soltanto come memoria, come simbolo, in contrasto con quanto ritenuto dalla Chiesa. Anche a Gandino ci si concentrò sulla processione del Corpus Domini. In origine veniva celebrata al giovedì perché è nel Giovedì Santo che venne istituita l’Eucaristia. E veniva fatta sempre attorno a mezzogiorno perché Gesù è la luce che illumina il mondo. Ancora oggi, sebbene si svolga alla domenica, la processione parte dopo la Messa pontificale, alle 11, e rientra verso le 13, attraversando pressoché ogni contrada del paese».
Una grande processione, due ore di cammino. Ancora fino al 1950, il corteo procedeva in una sorta di galleria creata dai panni di lana, al punto che i partecipanti riconoscevano i luoghi soltanto dal selciato, e dal suono delle campane delle diverse contrade. Continua Tomasini: «Gli operai delle fabbriche dei panni lana dalla mattina alle 3 cominciavano a lavorare in paese, a installare i pali che avrebbero sostenuto i panni, mentre le donne lavoravano di ago e filo per unire le pezze fra loro. Erano due chilometri e mezzo di palificazione. Si spalancavano i portoni e venivano allestiti piccoli altari, tappeti e tessuti preziosi venivano esposti alle finestre aperte per sottolineare la preziosità di quel giorno, di quell’accogliere Gesù Eucaristia per le strade di Gandino, Gesù che è luce, che è "il re dei re".
E per questa ragione l’ostia ospitata nell’ostensorio viene portata per le vie del paese protetta da un baldacchino, come avveniva per i sovrani». Ancora oggi la processione si snoda in maniera solenne, con i paramenti antichi, di oro, seta, argento. Ancora oggi le strade di Gandino si trasformano, si crea un soffitto di drappi colorati, di «zandaline », e ogni contrada ha un suo colore. Ancora oggi accorrono migliaia di persone, ancora oggi alla processione partecipano le confraternite, a cominciare da quella del Santissimo Sacramento, poi quelle di San Giuseppe, della Madonna del Carmine, della Madonna Addolorata che esistono a Gandino da secoli. Racconta Tomasini: «Il baldacchino protegge l’ostensorio che è in argento massiccio e pesa oltre undici chili.
Lo porta il sacerdote che presiede la processione, quest’anno sarà monsignor Eugenio Coter, appena consacrato vescovo in Bolivia. Don Eugenio è stato per cinque anni curato di Gandino, prima di partire per la missione... Per il celebrante si tratta di uno sforzo fisico non indifferente. Il baldacchino è accompagnato da quattro lanterne portate da quattro uomini della confraternita, stanno a indicare sempre la luce emanata da Gesù. La luce è tema di fondo di questa festa, la luce di Cristo, il sole della fede che rischiara la vita. Ecco l’ostensorio radioso, ecco l’oro e le pietre preziose. Ecco i panni colorati. Luce. Cristo illumina il mondo, e la nostra interiorità ».
Si tratta di oggetti di grande valore. L’ostensorio è bavarese, venne realizzato nel XVI secolo. I paramenti sono stati tessuti a Lione nel XVIII secolo, in broccato, oro e argento: la confraternita impiegò quarant’anni per pagarlo. Dice Tomasini: «Tutte queste preziosità si spiegano con l’idea che Cristo è luce, ma anche con l’idea che Cristo è re. L’attenzione all’Eucaristia, la diffusione della confraternita del Santissimo Sacramento, la forte partecipazione popolare, il coinvolgimento delle comunità sono tutti elementi che poi confluiranno positivamente nel Concilio di Trento, che andrà ad attingere in questa spiritualità che si potrebbe dire concreta, in questa fede forte nel mistero dell’incarnazione».

Autore: 

PAOLO ARESI

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