Corpus Domini a Gandino: storia e sorgente di fede

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08/06/2015
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La solenne processione del Corpus Domini a Gandino

«Non si tratta di fare folklore, ma di riaffermare, soprattutto a noi stessi, che il Corpo e il Sangue di Cristo sono la sorgente della nostra fede».
È racchiuso nelle parole di monsignor Pasquale Pezzoli il senso cristiano della solenne processione del Corpus Domini che a Gandino ha rinnovato una secolare tradizione che unisce alla festa cristiana della Luce un apparato processionale senza eguali. In basilica (dove era esposto l’altare d’argento) e lungo le vie del centro storico c’era un’ambientazione senza eguali. Monsignor Pezzoli, rettore del Seminario, ha segnalato il sangue di Cristo quale «segno di sacrificio, dono estremo e totale per l’umanità». «Troppo spesso, nelle nostre comunità cristiane – ha aggiunto – siamo trascinati dalla frenesia del “fare”, dando per scontato il riferimento alla fede, che deve al contrario restare centrale e motivante. Il Corpus Domini ci da l’opportunità di rimettere Gesù al centro delle nostre strade».
Affiancato dal prevosto don Innocente Chiodi e da altri concelebranti, monsignor Pezzoli ha presieduto la processione, seguita da molti fotografi e curiosi. Lungo le strade addobbate con le «zandaline » (i festoni variopinti che segnano le varie contrade) moltissimi i portoni aperti su androni e cortili dominati da statue, quadri e pregevoli allestimenti floreali. L’attività di Confraternita del Ss. Sacramento, Amici del Museo, confratelli delle chiese sussidiarie e volontari ha visto fiorire lungo il tracciato di circa tre chilometri un percorso ragionato dedicato a santi che hanno fondato o hanno fatto parte di congregazioni religiose, sottolineando la coincidenza con l’Anno della Vita Consacrata proclamato da Papa Francesco.
Dopo la processione il parroco don Chiodi ha ringraziato con calore fedeli, collaboratori e concelebranti, invitando la comunità ad aderire con entusiasmo alle iniziative della parrocchia, che da settembre (per la prima volta dopo secoli) non disporrà di un proprio curato esclusivo. «L’impegno cui siamo chiamati da subito– ha ricordato don Chiodi – è pregare per le vocazioni, favorendo nei giovani questa scelta di vita».

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