Con la «Pastorèla» nenie e mandolini incantano Gandino

Dall'800 il gruppo allieta la notte di Natale Tradizione di padre in figlio. Oggi si replica

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06/01/2009
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La «Pastorèla» a Gandino, in una foto degli Anni ’60. In alto, Giovanni Ongaro in primo piano al mandolino, in una foto di Domenico Lucchetti

I più anziani lo affermano con orgoglio che «la melodia della Pastorèla nasce al buio, come il Salvatore». Si perde nelle notti natalizie da fine '800 la storia del gruppo di suonatori che anima la notte di Natale a Gandino, e che rivive la propria storia grazie a ricerche d'archivio e fortuite coincidenze che hanno riportato alla luce ricordi ed emozioni.
Il gruppo, una ventina di elementi in tutto in gran parte dilettanti, si ritrova all'imbrunire della vigilia e percorre le vie del paese e delle frazioni di Cirano e Barzizza ripetendo in particolare una nenia che i gandinesi conoscono a menadito: «La Pastorèla». Suoni caratteristici, modulati dai mandolini, dalle chitarre classiche, dai flauti e dai violini, cui si aggiungevano le «campanine», una sorta di xilofono con barrette in vetro e cassa armonica in legno.
La «Pastorèla» è in molti casi un obbligo di famiglia, una tradizione che si tramanda di padre in figlio. È il caso della famiglia Ongaro, i «Pasqualì». «Tra i fondatori – spiega Giancarlo Ongaro, 71 anni – ci fu mio nonno Carlo, che avviò una tradizione poi passata a mio padre Giovanni, al sottoscritto e ai miei figli, Giovanni di 29 anni e Lucia, hostess sui voli di Ryanair, di 26. Quello della vigilia di Natale è un appuntamento irrinunciabile, un modo per sentirsi uniti anche ai parenti che non ci sono più».
Quest'anno per Giancarlo una lieta sorpresa, che ha fatto riaprire lo scrigno dei ricordi. «Iko Colombi, appassionato di storia gandinese, mi ha segnalato che a Bergamo, al Caffè dei Tasso di Piazza Vecchia, è esposta un'immagine scattata dal fotografo Domenico Lucchetti la sera di Santo Stefano del 1969, in occasione di una delle poche, o forse l'unica, trasferta del gruppo fuori Gandino». La foto ritrae in primo piano Giovanni Ongaro, padre di Giancarlo, con il mandolino, e in secondo piano Giovanni Servalli con il violino e Vittorio Motta con la chitarra. «La vista di quella fotografia mi ha riportato alla mente alcune vecchie musicassette, registrate negli Anni '70 da mio padre con alcuni componenti del gruppo. Le ho recuperate in soffitta e salvate su supporto digitale, per poter tramandare questa memoria preziosa». A fornire adeguata assistenza tecnica è stato Matteo Bortolotti, che cura gli aspetti tecnici della Primas House, la sala d'incisione del Bepi che ha sede proprio a Gandino.
Un tassello importante per salvare la storia di una tradizione tanto specifica, spesso tramandata con la sola tradizione orale, a cominciare dalle musiche, che ancor oggi vengono eseguite a orecchio. Per la verità già nel 1955 vi fu una prima incisione: Antonio Todisco, con mezzi di fortuna, realizzo l'lp «Gandino in festa», che riproduceva fra l'altro anche il «pezzo forte» della Pastorèla.
Nel 1982 fu monsignor Francesco Ghilardi a tracciare una breve storia del gruppo, sulle pagine del bollettino parrocchiale. Grazie all'aiuto di Andrea Castelli di Cirano ricostruì le origini verosimili della «Pastorèla».
Tutto partì da Andrea De Giorgi, figura chiave della storia musicale gandinese. Nel 1895 De Giorgi, amico della famiglia Picinali (i Manòt di Cà da Poz), si affezionò al piccolo Quirino, quindicenne, che manifestò una precoce attitudine musicale e una forte passione nel suonare le caratteristiche «campanine». De Giorgi insegnò al piccolo la Pastorale da lui composta, e Quirino prese a suonarla con la chitarra la notte di Natale insieme all'amico Carlo Ongaro, padre del Giovanni immortalato nella foto del Caffè dei Tasso, che si destreggiava con il mandolino. Oltre alla Pastorale i brani più apprezzati erano: la Zingara (marcia), L'Eccelsior (valzer), Ricordi di Carnevale (valzer) e altri senza nome.
C'era anche il «Valzer di Pistrì», frutto dei ricordi da emigrante in Francia di Pietro Ghirardelli, morto nel 1942. Gli anni in cui il gruppo acquista pieno vigore sono quelli del primissimo dopoguerra, in una Gandino allora punteggiata da più di venti osterie. Nelle sale anguste ma tanto familiari di «Iko» in via Dante o del «Pierenela» in Cima Gandino si sono affinate capacità strumentali di altissimo livello, assistite soltanto da orecchio e costanza. Indimenticabili alcuni strumentisti: da Vittorio Motta, il maestro delle chitarre, A Lorenzo Picinali virtuoso del violino che trascrisse anche lo spartito, da Lorenzo Spampatti (Faföm) soave flautista a Rino Spampatti al violoncello; da Quirino Picinali a Nino Carrara, succedutisi al martelletto delle campanine fino Giuseppe Rottigni «monumentale» con il contrabbasso. Irrinunciabili alcune soste durante il percorso della notte di Natale: la casa del prevosto, il Salone della Valle, la sede degli Alpini. Negli Anni '80, per iniziativa del prevosto monsignor Alessandro Recanati, la «Pastorèla» avviò la tradizione di fare l'ultima esecuzione all'interno della basilica, al termine della Messa di mezzanotte.
Il giorno dell'Epifania tutto il gruppo si recava alla chiesetta della SS.Trinità di Casnigo per eseguire la pastorale dei Re Magi. Quest'anno il ritrovo avrà una veste eccezionale. La «Pastorèla» sarà, infatti, ospite dell'elevazione della Corale Canali, che alle 16 chiude, nella basilica di Gandino, il programma natalizio.
 

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Gianbattista Gherardi

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