Chiusa la baita in Montagnina «Costi eccessivi»

La decisione dello Sci club dopo le richieste del Comune: «35 mila euro per vendere due panini»
Il sindaco Castelli: «Il contratto va rispettato»

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19/01/2017
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a baita-spogliatoio chiusa, domenica scorsa in Montagnina

Dalla terrazza del Duomo di Milano lo si scorge, nelle giornate di cielo sereno. E anche domenica il Farno con il Pizzo Formico è stato meta di centinaia di persone. Per chi è salito da Gandino, lungo la pista di fondo della Montagnina, la sorpresa: baita chiusa, bagni e punto ristoro compresi. Lo sarà per tutta la stagione dello sci: l’ha deciso lo Sci club Valgandino che gestisce la baita dal 2012, quando venne realizzata dalla Comunità montana come «locale tecnico per supporto piste», spogliatoio a servizio della pista di fondo.

Il motivo sono «35 mila euro all’anno, il corrispettivo delle richieste che ci avanza il Comune per consentirci di offrire ai nostri utenti la distribuzione di panini e bevande: sono troppi da sostenere» e la pista di fondo della Montagnina rischia di diventare un ricordo. È questo il timore dello Sci club Valgandino che, di fronte alle richieste pervenute negli ultimi tempi da parte del Comune, alza bandiera bianca sullo spogliatoio: neve o non neve, quest’inverno resterà chiuso «e senza un ambiente dove far entrare la gente, che significato ha battere una pista di 13 chilometri?». Se lo chiede Paolo Lanfranchi, presidente dello Sci club, che da 16 anni gestisce pure, 300 metri più su, il rifugio Parafulmine, oggi frequentato nelle giornate di sole da centinaia di ciaspolatori, scialpinisti e semplici escursionisti.

Collaborazione da 40 anni

Il rifugio si trova sopra la conca del Farno e la Montagnina, dove si sviluppa l’anello di fondo, aperto per l’ultima volta due anni fa, a cavallo tra il 2014 e il 2015 «quando, dopo 40 anni di piena collaborazione – spiega Lanfranchi ripercorrendo le vicende degli ultimi tempi – sono iniziati i problemi» legati allo spogliatoio. Succede infatti che lo Sci club decida di installare, dentro la «Sala giudici» (ambiente di cui lo spogliatoio è dotato perché richiesto per ottenere l’omologazione della pista) un distributore automatico di bevande. «Il Comune ha sollevato l’obiezione che non potevamo tenerlo – spiega Lanfranchi –, infatti di lì a poco c’è stato un sopralluogo dei vigili ed è scattata la multa di 5 mila euro, ridotta a 2.500, per il fatto che non era stata fatta la Scia (la Segnalazione certificata d’inizio di un’attività produttiva)».

Presentata la pratica, il Comune fa notare che lo spogliatoio nasce a servizio della pista, quindi non lo si può usare per altro scopo. Ergo niente caffè e nemmeno bibite e panini per chi si ferma in Montagnina. Ne segue un incontro «e il Comune ci chiede 15 mila euro all’anno, poi che venga garantito lo sgombero neve dalla strada del Farno e che la baita-spogliatoio resti aperta tutti i fine settimana dell’anno - spiega Lanfranchi -, il che assomma a 35 mila euro e mi chiedo perché il Comune si debba impuntare così: già riusciamo a stare in piedi per miracolo senza chiedere contributi, così vuol dire farci chiudere».

Contratto e benefici

Il sindaco Elio Castelli rimarca che «stiamo parlando di una struttura pubblica: il Comune ha messo 100 mila euro per costruire lo spogliatoio e non dovrebbe avere voce in capitolo? È vergognoso. Lo Sci club ha firmato un contratto che va rispettato: prevede l’allestimento dello spogliatoio e la tenuta delle piste, tutto il resto non c’entra. È un locale che deve andare a beneficio della collettività: per questo si chiede i bagni aperti e lo spazzamento neve».

Quanto ai 15 mila euro, Castelli precisa che «i soldi andranno a un’associazione umanitaria scelta dalla Comunità montana».

Autore: 

Giambattista Gherardi

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