«Capita una volta nella vita, e non a tutti». Con queste poche parole decise e ricche d'orgoglio la signora Emilia Carmelina Carminati commenta il traguardo dei cento anni di vita che oggi taglia alla Casa di riposo «Fondazione Cecilia Caccia Del Negro» di Gandino, dove è ospite dal 2003.
Nata in Svizzera nel 1906 da una famiglia di giovani emigranti («ma il mio papà è sempre rimasto italiano», dice) ha abitato per molto tempo a Bergamo. Carmen (questo il nome con cui tutti la riconoscono) ha perso la mamma in età giovanissima, quando lei e la sorella (classe 1908, morta tre anni fa) avevano rispettivamente tre anni e pochi mesi.
Ad un secolo di distanza i ricordi della neo centenaria sono ancora precisi e nella mente affiora la figura del papà che, rimasto vedovo, continuò a Bergamo il mestiere di salumiere, in via Osio al numero 32. «Ai miei tempi i divertimenti erano ridotti al minimo – ricorda –. Durante la guerra era davvero dura: ricordo che al negozio non chiedevamo soldi, ma, soprattutto ai contadini, si chiedeva farina, uova o le salsicce di maiale. Erano tempi grami. Io e mia sorella lavoravamo come sarte, un'attività che ho continuato per tanti anni anche a Curno, dove mi trasferii dopo il matrimonio. Confezionavo camicette, gonne, abiti di nozze».
La signora Carmen sposò nel 1950 Vittorio Ignazio Riva (era di Bergamo anche lui, di Pignolo). «Mi sono sposata tardi, ma ho scelto un marito più giovane di me di 11 anni. Purtroppo è morto a 63 anni, nel 1980. Troppo presto».
Ci sono anche ricordi felici, come le vacanze sulle nostre montagne (monte di Nese, Bratto) oppure sulla Riviera romagnola. Carmen snocciola in veloce sequenza i nomi delle località più rinomate: «Rimini, Riccione, Cervia, Cesenatico», ma poi sentenzia con ironia pungente: «Ora non è più tempo di mettersi in costume».
La salute la assiste ancora, e vive con serenità qualche inevitabile acciacco. «Fino a novant'anni non ho mai visto l'ospedale, poi ho iniziato con qualche problema agli occhi, e ancor oggi sono come i bimbi piccoli: sui libri riesco a guardare soltanto le figure. L'assistenza che ricevo alla Casa di Riposo di Gandino è davvero stupenda. Io qui sono rinata».
Oggi alle 15 nel salone del terzo piano della nuova casa di riposo sarà festa grande: ad aiutare Carmen a spegnere le cento candeline ci saranno rappresentanze del Comune di Gandino, della parrocchia, del Comune di Curno, oltre naturalmente a parenti (fra cui un pronipote sacerdote) e ai tanti amici che ogni giorno con lei condividono il tran tran quotidiano. Forse non ci sarà tempo per la tombola, grande passione della centenaria: per un giorno il primo e unico estratto sarà il numero 100.
Nata in Svizzera nel 1906 da una famiglia di giovani emigranti («ma il mio papà è sempre rimasto italiano», dice) ha abitato per molto tempo a Bergamo. Carmen (questo il nome con cui tutti la riconoscono) ha perso la mamma in età giovanissima, quando lei e la sorella (classe 1908, morta tre anni fa) avevano rispettivamente tre anni e pochi mesi.
Ad un secolo di distanza i ricordi della neo centenaria sono ancora precisi e nella mente affiora la figura del papà che, rimasto vedovo, continuò a Bergamo il mestiere di salumiere, in via Osio al numero 32. «Ai miei tempi i divertimenti erano ridotti al minimo – ricorda –. Durante la guerra era davvero dura: ricordo che al negozio non chiedevamo soldi, ma, soprattutto ai contadini, si chiedeva farina, uova o le salsicce di maiale. Erano tempi grami. Io e mia sorella lavoravamo come sarte, un'attività che ho continuato per tanti anni anche a Curno, dove mi trasferii dopo il matrimonio. Confezionavo camicette, gonne, abiti di nozze».
La signora Carmen sposò nel 1950 Vittorio Ignazio Riva (era di Bergamo anche lui, di Pignolo). «Mi sono sposata tardi, ma ho scelto un marito più giovane di me di 11 anni. Purtroppo è morto a 63 anni, nel 1980. Troppo presto».
Ci sono anche ricordi felici, come le vacanze sulle nostre montagne (monte di Nese, Bratto) oppure sulla Riviera romagnola. Carmen snocciola in veloce sequenza i nomi delle località più rinomate: «Rimini, Riccione, Cervia, Cesenatico», ma poi sentenzia con ironia pungente: «Ora non è più tempo di mettersi in costume».
La salute la assiste ancora, e vive con serenità qualche inevitabile acciacco. «Fino a novant'anni non ho mai visto l'ospedale, poi ho iniziato con qualche problema agli occhi, e ancor oggi sono come i bimbi piccoli: sui libri riesco a guardare soltanto le figure. L'assistenza che ricevo alla Casa di Riposo di Gandino è davvero stupenda. Io qui sono rinata».
Oggi alle 15 nel salone del terzo piano della nuova casa di riposo sarà festa grande: ad aiutare Carmen a spegnere le cento candeline ci saranno rappresentanze del Comune di Gandino, della parrocchia, del Comune di Curno, oltre naturalmente a parenti (fra cui un pronipote sacerdote) e ai tanti amici che ogni giorno con lei condividono il tran tran quotidiano. Forse non ci sarà tempo per la tombola, grande passione della centenaria: per un giorno il primo e unico estratto sarà il numero 100.
Data di inserimento:
31-08-2006